Lu. Bi.
Da 57 milioni di euro nel 2008 ai 42 milioni del 2012, con questo dato il vicepresidente del consiflio provinciale, Vittorio Piacenti, ha cercato di dare spiegazioni ai lavoratori della provincia di Terni che oggi hanno invaso il consiglio, come annunciato lo scorso 15 luglio con un comunicato delle Rsu. La preoccupazione di dipendenti e sindacati è quella relativa alla possibilità che gli enti “provincia” vengano cassati. Il problema è finanziario, nel senso che se entro il prossimo 30 luglio la provincia non otterrà un prestito dalla regione da restituire in 10 anni (a condizioni non certo favorevoli) passerà sotto lo stretto controllo della Corte dei Conti, secondo la procedura di pre-dissesto, concertata dal governo Monti.
Qualora la provincia finisse sotto la tutela della Corte, certamente sarebbero a rischio dei posti di lavoro per alcuni dipendenti; i sindacati chiedono dunque agli amministratori di tagliare il costo della politica, le varie indennità dei politici, soldi con i quali si potrebbe rimpinguare le casse malandate dell'ente.
Piacenti D'Ubaldi ha sottolineato che la spesa per il personale è diminuita da 16 milioni a 12, i dirigenti diminuiti da 9 a 6, cercando di mantenere inaltereato lo stipendio dei lavoratori. Rivolgendosi anche ai rappresentanti sindacali, il vicepresidente ha evidenziato che “la regione dovrà valutare una vertenza complessiva degli enti pubblici, in particolare quello delle province”.
Anche il presidente, Feliciani Polli, ha sottolineato che “la battaglia per mantenere vivo l'ente deve essere combattuta in modo unito, senza divisioni. La riforma degli enti pubblici deve essere complessiva”.
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