Cronaca

Terni, Melasecche fa il punto sulle questioni commerciali aperte in città

Questione commercio e lavori pubblici, l’assessore Enrico Melasecche fa un punto sulle questioni che stanno interessando in questi giorni la discussione politica. L’assessore punta i riflettori su tre principali questioni: l’arrivo di un nuovo EMI, il presunto ampliamento della Conad e, infine, il nuovo regolamento urbanistico del commercio.

Recentemente  è uscita la pubblicità relativa ad un nuovo punto vendita in quella che era la sede ex INAM, circostanza che ha suscitato non pochi malcontenti in parte dell’opinione pubblica e di alcuni piccoli commercianti. Falsa però, secondo Melasecche, è la supposizione di una minima responsabilità nel rilascio di autorizzazioni da parte della giunta Latini. “Infatti nel 2009 specifica l’assessore fu autorizzata la ristrutturazione di quegli edifici per trasformarli in case vacanze con due attività di vendita di 160 e 650 mq, in totale = 810 metri quadrati. Ebbene, la disciplina di settore prevede per l’apertura di strutture commerciali fino a 900 mq la sola segnalazione senza alcuna possibilità di programmazione, cioè di contingentamento, sapendo tutti benissimo che la legge dà ampia e veloce libertà di insediamento in proposito”. 

Sul possibile ampliamento del Conad, l’assessore smentisce quanto alcuni vorrebbero far credere: non ci sarebbe dunque nessun ampliamento, ma un semplice cambio d’uso all’interno di una superficie commerciale precedentemente assentita dal 1991. “Si tratta di una richiesta avanzata circa un anno fa puntualizza Melasecche cui è seguita una conferenza di servizi regolarissima cui hanno partecipato oltre al Servizio Commercio della Regione anche tutte le associazioni di categoria interessate. Non risulta che alcuna abbia fatto la benché minima opposizione. A chi serve oggi sollevare polveroni a posteriori? Difendere gli interessi dei commercianti è legittimo, molto meno addossare a questa Amministrazione colpe che non ha”.

Quanto al caso del Regolamento urbanistico per il commercio, il Comune avrebbe dovuto emanarlo entro 180 giorni dall’entrata in vigore del regolamento regionale 8 gennaio 2018, n. 1 (quindi 180 gg dal 25.01.2018) per l’insediamento delle strutture da M3 a G2, cioè le medie e grandi strutture di vendita. Doveva innanzitutto provvedere la giunta Di Girolamo, poi il Commissario Cufalo che però ha risposto al dirigente dell’epoca che preferiva rinviare la decisione alla giunta politica che sarebbe subentrata dopo le elezioni.

“La nostra Amministrazione – continua Melasecche come ampiamente noto, ha dovuto lavorare per vari mesi in condizioni difficilissime, in pratica senza dirigente all’Urbanistica, di cui ci ha privato lo stesso Commissario tre giorni prima della sua uscita di scena. Solo nel dicembre 2018 siamo riusciti ad insediare un reggente provvisorio dopo ben 9 anni che le precedenti giunte avrebbe dovuto effettuare un concorso per assegnare definitivamente quella posizione, ma non lo hanno fatto mentre noi siamo costretti ad organizzarne addirittura sette per dirigenti oltre a quelli per il resto del personale in condizioni difficilissime. Abbiamo quindi stabilito con apposita delibera da tre mesi di dare mandato alla struttura di predisporre il nuovo regolamento facendo salvi, come è ovvio che sia, i piani attuativi precedentemente assentiti e comunque le previsioni del PRG del 2008 avrebbero dovuto passare tramite il filtro della Giunta. Ad oggi, sia chiaro una volta per tutte, a differenza dei nostri predecessori, non abbiamo rilasciato una sola autorizzazione per superfici medie o grandi”.

“Non solo, le nostre intenzioni, rispetto alla politica dell’ampliamento delle grandi superfici di venditaricorda ancora l’assessoresono quelle già dichiarate, volte ad una inversione di tendenza rispetto a quanto previsto dalla sinistra nel PRG, tuttavia la materia è delicatissima e va trattata con la prudenza che merita. Ipotesi di blocco autoritativo anche rispetto alle precedenti concessioni porterebbe diritto a ricorsi al TAR ma soprattutto, se non si tenesse conto degli specifici settori merceologici, porterebbe la città alla asfissia, con decine di migliaia di minori acquirenti dal territorio e centinaia e centinaia di posti di lavoro in meno. A chi giova una città imbalsamata costretta alla condanna della regressione da una cultura curtense che ucciderebbe qualsiasi possibilità di ripresa?”.