Cappello scuro in testa, pantaloni larghi, scarpe da ginnastica e felpa, rigorosamente con il cappuccio. È l’abbigliamento indispensabile per avvicinarsi al parkour, spesso abbreviato in PK, una disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ‘90 e catapultata in tutto il mondo tramite internet. Il PK consiste nell’eseguire un percorso, superando qualsiasi genere di ostacolo vi sia presente con la maggior efficienza di movimento possibile, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante, naturale o urbano, attraverso volteggi, salti, equilibrio, scalate, arrampicate, ecc. Le evoluzioni dei primi pionieri hanno conquistato tantissimi giovani e giorno dopo giorno il parkour è diventato una realtà anche a Terni. Appollaiati sopra ad un muretto o in prossimità di una rampa di scale sono sempre di più i giovani e giovanissimi ternani che si avvicinano a questa disciplina. Ecco allora che d’improvviso quella che poteva assomigliare ad una grigia area urbana diventa una palestra a cielo aperto, un moderno Everest di cemento da scalare e da saltare. Ore e ore di allenamento per eseguire uno “Shoulder roll“, capriola su una spalla dopo un salto, o un “Tic Tac“, una specie di passo sul muro che permette di arrampicarsi su un’altra parete. Il tutto rigorosamente filmato e riversato su internet.
Abbiamo provato ad avvicinare uno di questi giovani funamboli del cemento per chiedergli di spiegarci il mondo del parkour:
“Io ho solo 15 anni – racconta il giovane freerunning – e ho iniziato un anno e mezzo fa dopo aver visto un video su Youtube. In pochi attimi il parkour per me è diventata una passione. Mi alleno ogni volta che posso, faccio prima un bel po’ di potenziamento e poi provo i gesti tecnici. Non c’è un posto preciso dove mi piace allenarmi. Di solito vado vicino alla “Passeggiata” o a San Valentino o a piazza “Wolverine”. Il mio idolo è Pedro Leon Gomez, meglio conosciuto come Phosky, anche se ci sono davvero tanti ragazzi che compiono movimenti straordinari“.
In effetti bisogna ammettere che alcune immagini montate nei video degli appassionati del parkour lasciano a bocca aperta anche se bisogna sottolineare che alcune evoluzioni rientrano di diritto nella categoria degli sport estremi e quindi andrebbero energicamente sconsigliate ai giovani che spesso si improvvisano freerunning.
“Io per fortuna – continua il giovane appassionato ternano – non mi sono mai fatto male. In Umbria abbiamo un gruppo di riferimento che si chiama “Add Umbria Academy” e grazie a loro possiamo migliorare tanto“.
Oltre alla passione per i salti e le evoluzioni nel manuale del perfetto freerunning non possono mancare una videocamera e un programma per il montaggio delle immagini. “Gli ultimi video che ho realizzato – conclude il ragazzo – li ho fatti con la GoPro Hero in modo da poter riprendere tutto mentre mi muovo“.
Salti, evoluzione, stile e adrenalina: il parkour è un mix di tutto questo ma per non trasformare il divertimento in pericolo occorre anche tanta e sana prudenza.