“Il presepe a scuola è vietato perché disturba i piccoli alunni delle altre confessioni” – ecco un esempio di come, spesso, la politica tende a strumentalizzare situazioni che non le sono pertinenti e Terni è diventato un ‘caso’ nazionale, con interventi che vanno dall’assessore alla scuola della Lega, al vicepremier Matteo Salvini, maestro nello sfruttare queste dinamiche per irrobustire il suo bacino di voti, che ha definito la vicenda “un’idiozia”. E in questo siamo d’accordo.
La dirigente della scuola primaria “Mazzini”, la prof.ssa Maria Elisabetta Mascio è finita sulle prime pagine di tutti i giornali, colpevole di aver ‘demonizzato’ il presepe a scuola sotto il periodo natalizio. Se la scuola è il baluardo laico della trasmissione delle conoscenze e delle competenze, se la scuola è interculturale, accogliente, inclusiva, del rispetto, della formazione (sono questi gli indirizzi del Miur di ogni governo, che sia di destra, sinistra o centro), è bene che la politica rimanga fuori dalle questioni scolastiche e non prenda a pretesto situazioni di normalità per questioni ideologiche di dubbia autenticità.
Prima di tutto è bene che, proprio perché si parla di scuola, si cominci a dare il giusto valore alle parole, iniziando dal verbo “vietare”. Nessuno ha vietato nulla, visto che la scuola in questione non aveva deliberato nessun progetto che prevedesse una rappresentazione vivente della natività; si tratta di una delle tante ipotesi che le educatrici, in occasione delle festività natalizie, propongono nella tradizionale recita di Natale.
La ‘recitina’ con l’assegnazione delle parti ai bambini (spesso circostanza difficile perché qualche piccolo potrebbe sentirsi escluso nel non essere stato scelto come protagonista, ma solo indicato come ‘misero’ pastorello di compresenza) non avviene d’ufficio nelle scuole; è una possibilità, una tra le tante, e sempre meno presa in considerazione da tutte le scuole d’Italia, dove si preferiscono iniziative che celebrano il Natale nel suo spirito più autentico; quello della condivisione. Quindi o si fa una ‘crociata’ contro tutte le scuole d’Italia dove il presepe vivente non si fa, o questo di Terni è un caso che non esiste.
Gesù non è apocrifo e, se qualcuno dovesse credere, se qualcuno, per sbaglio si intende, avesse mai avuto esperienza di accostarsi alle scritture sacre, avrebbe trovato che la vera autenticità del messaggio del Cristo è quello dell’amore universale e dell’accettazione del diverso. Gesù gioisce senza dubbio al canto corale del Natale di tutti i bambini e, siamo sicuri, non si offenda se a scuola non si rappresena la Natività.
E se qualcuno, sempre per sbaglio ovviamente, avesse mai letto qualche libro di storia, filosofia, latino, letteratura, avrebbe trovato molti più argomenti per scandalizzarsi e vedere messe in dubbio le proprie radici cristiane, visti i confutatori, gli avversori, gli anticlericali, i contestatori che nel corso del pensiero filosofico-umanistico e scientifico hanno segnato punti di svolta nel progresso della ragione umana. E vengono persino inseriti nei programmi ministeriali. Una vera disfatta!
Per tornare a questioni più pertinenti al caso, la stessa scuola in questione, tra l’altro, qualche giorno fa aveva accolto il vescovo di Terni, Mons. Giuseppe Piemontese con tanto di confronto con i piccoli alunni che hanno ascoltato le parole del presule sul suo magistero e posto domande in merito. E nessuna polemica è arrivata dalla Diocesi su un fatto che, di fatto, non mette certamente in discussione il fatto che “non possiamo non dirci cristiani”.
La politica cerchi di investire nella scuola (ricordiamo che il Governo ha tagliato fondi all’Istruzione per 29 milioni di euro), lasci la libertà di insegnamento e accolga come assioma la laicità della cultura; solo così, forse, un giorno scoprirete che Gesù non è apocrifo, né ipocrita.
Amen