Cronaca

Terni, il Cantamaggio ‘divide’ con 70mila euro di debiti | Angeletti “I carri servono davvero?”

“Ridare prospettiva al Cantamaggio, affinché la manifestazione torni ad essere centrale per la città e ad avere un futuro di primaria importanza. Dar luogo, pur nella tradizione, ad una rivisitazione che rimetta la manifestazione in sintonia con la comunità cittadina nel suo complesso”. Sono questi i temi condivisi emersi dai lavori di ieri mattina della 2° commissione consigliare che ha proceduto all’audizione dei rappresentanti dell’Ente Cantamaggio, in riferimento all’approssimarsi della scadenza della convenzione con il comune, elemento, quest’ultimo, riportato in nell’atto di indirizzo del capogruppo del Pd, Francesco Filipponi.

Il documento di FIlipponi è alla base della discussione in commissione e sarà esaminato in maniera definitiva nella seduta di lunedì 22 ottobre, già convocata dal presidente Orlando Masselli (Fdi).

I lavori sono stati aperti dall’assessore alla Cultura, il vicesindaco Andrea Giuli: “In questa fase non ho molto da dire. II tavolo tematico appositamente  sta lavorando alacremente in un confronto dialettico ma costruttivo. Il 29 ottobre è prevista una nuova sessione di lavori, il tema è sempre quello di dare prospettive a questa manifestazione identitaria”.

Il presidente dell’Ente Cantamaggio Omero Ferranti ha ricostruito la storia della manifestazione, la sua connotazione culturale e sociologica, così come ha fornito delucidazioni sulla composizione dell’Ente, fino ad arrivare ai temi di maggiore attualità: “Siamo una associazione di volontariato che si muove esclusivamente nello spirito di tenere viva una tradizione cittadina che ha oltre un secolo ed è comunque uno dei simboli della Terni del ‘900. Per quanto attiene il nostro bilancio, lo abbiamo oggi rimesso ai commissari della commissione consigliare. La situazione finanziaria è tornata ad essere sotto controllo, grazie ai sacrifici che sono stati fatti in questi anni e che hanno riguardato, purtroppo, anche il programma della manifestazione che è stato concentrato su alcune cose, prima fra tutte i carri, perdendone altre, come la presenza nelle piazze cittadine.

I 70 mila euro di debito attuali sono il frutto di una eredità finanziaria della precedente presidenza e di alcune controversie rimaste insolute come quella con Asm per la tassa di smaltimento di rifiuti. Il dopo  Capiato vedeva  160 mila euro di debiti.  Per alcuni anni siamo andati bene con finanziamenti sostanziosi dal 2010/2011 in poi potevamo contare su 60 mila euro  della convenzione con il Comune, su 60 mila euro per l’affitto dei capannoni, 8/10 mila euro dalla Regione, 25 mila euro dalla Provincia, 8/10  mila dalla  Carit. Dal 2015 le risorse sono andate sempre calando.  Ogni anno spendiamo circa 70 mila euro così ripartiti: 10 mila euro costa la sicurezza, 5 mila euro la Siae, 12 mila euro l’affitto dei capannoni, 8/10 mila euro l’organizzazione, oltre 30 mila euro i carri”.

L’aspettativa di Francesco Filipponi (Pd) “è quella di dar seguito alla convenzione pur se con risorse inferiori data la situazione di dissesto dell’Ente”. Per Emanuele Fiorini (Lega): “Filipponi si dovrebbe impegnare di più con il proprio partito che governa la regione. Avevo presentato un atto in consiglio regionale che stanziava 15 mila euro ma è stato respinto. Per questo lo invito a parlare con i suoi interlocutori politici per far stanziare soldi”. Filipponi ha controreplicato: “Mi astengo da fare polemiche perchè non servono al Cantamaggio ma il consigliere regionale non è bene informato nei canoni idrici che la Regione ha riconosciuto a Terni ci sono 30 mila euro appositamente stanziati per questa manifestazione e altri due canali di finanziamento, la legge regionale per le manifestazioni storiche e la legge regionale sul turismo, che erogano risorse”.

Il presidente  Masselli ha chiesto delucidazione in merito a un eventuale piano di rientro per il deficit in bilancio. Sergio Armillei (Lega): “I costi da voi portati sono per la costruzione ex novo dei carri. Il materiale può essere riutilizzato gli anni successivi?”

Sul punto è intervenuto Omero Ferranti: “Il regolamento passato parlava di carri nuovi. Normalmente non buttiamo i vecchi materiali, tempo fa abbiamo utilizzato anche se aspramente criticati i pezzi per abbellire le rotonde della città. In questi anni abbiamo fatto molte proposte tre cui biglietto per vedere la sfilata, oppure sfilata fuori dalla città, per es. via Martin Luther King, dove si potrebbe fare la città del maggio con street-food, oppure al Foro Boario, potrebbero esserci molte alternative, che ci darebbero la possibilità di incassi, ma se non abbiamo cifre consistenti iniziali non possiamo prenderle in considerazione”.

Paolo Angeletti (Terni Immagina) ha toccato il tema della centralità dei carri: “Perché non usare le piazze cittadine per celebrare i canti del maggio? I carri non sono indispensabili. Bisogna riportare il Cantamaggio alle sue vere origini con musica e poesie, i carri sono la cosa più costosa ma non sempre la più apprezzata”. Stesso tema, quello dei carri affrontato, da Paolo Cicchini (Lega): “Per anni sono stato considerato un nemico del Cantamaggio. Poi da assessore ho portato grandi nomi come Rambaldi. A me non piacciono i carri ma apprezzo il lavoro dei volontari chi li hanno realizzati. Oggi ci stiamo chiedendo se sia il caso di spendere quello che abbiamo sempre speso per la manifestazione. Dobbiamo non far morire la festa per questo occorre pensare a un cambio di formula”.  Alessandro Gentiletti (Senso Civico): “Utile confronto tra assessore e consiglio. Il Cantamaggio deve vivere in maniera diversa puntando sulla contemporaneità”.

Michele Rossi (Terni Civica):  “Perché la manifestazione sopravviva e si rilanci occorre avviare un serio approfondimento che porti alla sostenibilità finanziaria e culturale della stessa. Così come succede ad ogni altra organizzazione di eventi che non ha mai  goduto dello stesso sostanzioso sostegno pubblico. Se nulla cambierà a fronte di risorse pubbliche che è giusto ci siano ma che inevitabilmente saranno sempre più esigue, la qualità andrà peggiorando, l’interesse attorno alla manifestazione andrà scemando e la tradizione dovrà necessariamente interrompersi; ed è quello che nessun ternano vuole.
L’assessorato competente, dimostrando attenzione verso la manifestazione, ha avviato un serio percorso di confronto che spero porti a risultati concreti fin dalla prossima edizione”.