Il prossimo 22 novembre, data comunque ancora da calendarizzare, è prevista l’udienza con eventuale pronunciamento delle Sezioni Riunite sul ricorso che il Comune di Terni ha deciso di formalizzare contro la ‘bocciatura’ della Corte dei Conti regionale del piano di riequilibrio finanziario concertato dall’assessore al Bilancio, Vittorio Piacenti D’Ubaldi.
In attesa, la giunta comunale, ha cercato nuove soluzioni per evitare il default, con riunioni a porte chiuse e interlocutorie sulla possibilità di ricorrere al fondo di rotazione, ‘jolly’ che potrebbe essere ‘calato’ proprio per evitare il default.
Di che cosa si tratta – Il fondo di rotazione è uno strumento finanziario dedicato agli entri locali che lo Stato ha approvato con il Decreto del Ministero dell’Interno dell’11/01/2013. Secondo il testo della legge, possono accedere al fondo i comuni, le province e le città metropolitane che hanno avviato la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, come il comune di Terni. Una volta acquisita la documentazione, il Ministero dell’Interno comunica all’ente la quota massima attribuile, calcolata sulla base dei parametri stabiliti dal decreto, nei limiti delle risorse effettivamente disponibili.
La concessione dell’anticipazione verrà disposta dal Ministero dell’Interno, previa approvazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale da parte della competenza Sezione regionale della Corte dei conti, entro il termine di 15 giorni dall’adozione del piano di riparto. (art. 4 del Decreto)
L’eventuale diniego del piano di riequilibrio pluriennale da parte della Corte dei Conti comporta anche il diniego della concessione dell’anticipazione sul fondo di rotazione richiesta e la restituzione dell’eventuale anticipazione concessa ai sensi dell’art. 5 del D.L. 174/2012.
Il provvedimento di ammissione o diniego al fondo di rotazione potrà essere impugnato entro 30 giorni, ai sensi dell’art. 243-quater, comma 5, del D.Lgs. 267/2000, innanzi alle sezioni riunite della Corte dei conti che si pronunciano in unico grado.
Le anticipazioni ricevute dal Fondo di rotazione dovranno essere restituite dall’ente nel periodo massimo di 10 anni – con rate semestrali di pari importo, entro il termine del 30 aprile e del 30 ottobre di ciascun anno – decorrenti dall’anno successivo a quello in cui viene erogata l’anticipazione. La durata effettiva del periodo di restituzione e l’importo delle rate semestrali della stessa dovranno essere previsti nel piano di riequilibrio finanziario pluriennale. In caso di mancata restituzione delle rate semestrali entro i termini previsti, una pari somma è recuperata dalle risorse a qualunque titolo dovute dal Ministero dell’Interno. Inoltre la restituzione dell’anticipazione dovrà essere imputata contabilmente tra i rimborsi di prestiti (codice Siope 3311 imborso mutui e prestiti ad enti del settore pubblico).
Dunque, stando al testo di legge, per ricorrere al fondo di rotazione è necessario che la Corte dei Conti abbia approvato il piano di riequilibrio. Ma, come sappiamo, il 22 novembre c’è l’udienza delle Sezioni Riunite sul ricorso del Comune. Qualcosa, nella tempistica non quadra perché per parlare di fondo di rotazione bisogna rispondere al requisito dell’accettazione della procedura di riequilibrio da parte della Corte dei Conti. È evidente che il Comune dovrebbe puntare a un non pronunciamento delle Sezioni Riunite, per prendere tempo su eventuali modifiche al piano di riequilibrio da integrare al documento già formalizzato.
Ma, eventuali modifiche, dovrebbero comunque poi passare per il consiglio comunale, così come la richiesta per accedere al fondo di rotazione, e, stando a quanto TO è riuscito a sapere, non tutti consiglieri di maggioranza sarebbero disposti ad appoggiare le scelte della giunta che sta lavorando nel più stretto riserbo, senza neanche aver ancora convocato la stessa maggioranza.
Qualora, invece, si arrivasse al pronunciamento col rigetto del ricorso, il Comune andrebbe in dissesto. Il Prefetto, allora, avrà 20 giorni di tempo per comunicare ai consiglieri di Palazzo Spada di avviare la procedura di dissesto del Comune.
Sulla questione predissesto è tornato Piacenti D’Ubaldi nella giornata di ieri, ricordando che la situazione di Terni è simile a quella di molti altri Comuni d’Italia: “La situazione dei conti a rischio è una situazione tipica di molti comuni. L’inchiesta del Sole 24 Ore dei giorni scorsi, pubblicata in primissima pagina, è chiara: sono oltre 250 i comuni italiani che versano in condizioni di predissesto. Le situazioni più preoccupanti si registrano a Torino, Roma e Napoli. E’ altresì innegabile che la maggior parte dei piani di rientro sono oggetto di integrazioni e rimodulazioni in corso d’opera” – sottolinea l’assessore al Bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi.
“Non voglio assolutamente dire – aggiunge – mal comune mezzo gaudio, ma la situazione di estrema difficoltà degli enti locali è palese e diffusa in tutto il paese, generata essenzialmente da tre motivi: il taglio draconiano dei trasferimenti da parte dello stato; la difficoltà nella riscossione delle entrate; una autonomia fiscale più che altro virtuale e comunque non legata ad una attività amministrativa nella quale le entrate dell’ente siano riversate in altrettanti servizi ai cittadini. Per quanto attiene i trasferimenti al solo Comune di Terni, lo stato tolto 20 milioni negli ultimi 7 anni, con una percentuale significativa di oltre il 20% sul bilancio medesimo, aumentando nel frattempo le competenze degli enti locali che si occupano ormai di tutto quello che riguarda i cittadini presenti sul territorio”.