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Terni, funerale di Alberto Provantini / Umbria omaggia uno dei suoi padri fondatori

Luca Biribanti

Una folla commossa e composta ha dato l'ultimo saluto ad Alberto Provantini, uno dei 'padri' fondatori della regione Umbria. A 73 anni, dopo una malattia, se ne è andata una delle figure più carismatiche dello scenario politico regionale e nazionale: consigliere comunale, parlamentare, presidente della provincia di Terni, la sua carriera politica era iniziata nel Pci per concludersi nel Pd. Uomo di sinistra e di cultura: attento osservatore della realtà come giornalista e profondo conoscitore dell'animo umano come scrittore.
I famigliari, gli amici e le istituzioni hanno reso omaggio al feretro di Provantini nella chiesa di San Pietro a Terni, col rito funebre officiato da Don Romani.
All'inizio della messa si è cantato più volte l'alleluja, fatto insolito durante un funerale, ma come ha spiegato Don Romani: “Non stupitevi di aver sentito cantare l'alleluja durante un funerale. Dobbiamo celebrare un inno dedicato a Dio per averci dato un uomo come Alberto”.
Le letture di San Paolo e quelle del Vangelo secondo Matteo hanno preceduto l'omelia di Don Romani che ha ricordato Albero Provantini come un amico: “Coloro che moriranno in Cristo, risorgeranno in Cristo. Anche Alberto ha conosciuto la croce, la malattia, lunghe cure intrise di speranze. Alberto era un lottatore – prosegue Don Romani – ha lottato contro la malattia, così come ha lottato in politica”.
Il sacerdote ha poi fatto riferimento alla resurrezione: “Non siamo nati per morire, ma per un benessere eterno. La vita è proiettata verso il sempre, ecco il vero significato della fede cristiana. L'amore non muore mai, è eterno e dà spinta alla vita e un senso all'esistenza; Dio è fondamento dell'amore e l'uomo ne è sua espressione”.
Don Romani ha poi ricordato l'uomo Provantini: “Beati coloro che hanno fame di e di giustizia, così recita una della beatitudini. Così ha speso la sua vita Alberto ed ecco cosa lo ha spinto nella vita politica che ha sempre affrontato con senso del dovere e una missione, senza mai un tornaconto personale. Eravamo compagni, io sacerdote e lui politico, tendevamo a migliorare la società e a farla più buona. Ma adesso lui è in Paradiso”.

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Le foto sono di Edy Mostarda ©