Luca Biribanti e Sara Minciaroni
Aggiornamento delle 17.30 – La seduta del Consiglio Regionale si è conclusa nel primo pomeriggio di oggi. Al voto sono arrivati due documenti distinti basati sulla proposta di risoluzione della Presidente Marini sul riordino delle Province, uno del centro sinistra e l'altro di 7 consiglieri del Pdl.
Il documento – Il Consiglio regionale dell'Umbria ha approvato a maggioranza con 16 voti su 25 presenti (hanno votato contro Dottorini, Brutti, Monacelli, Cirignoni e Zaffini, mentre i consiglieri del Pdl presenti in Aula, Nevi, De Sio, Rosi e Mantovani, si sono astenuti) la risoluzione del centrosinistra con la quale si chiede al Governo il mantenimento di due province, modificate nel rispetto dei parametri individuati dal Consiglio dei Ministri. Vale a dire che abbiano una dimensione territoriale non inferiore a 2mila 500 chilometri quadrati ed una popolazione residente non inferiore a 350mila abitanti. Una risoluzione che sostiene il parere precedentemente espresso dal Cal ed è stata ritenuta funzionale al modello di riordino endoregionale da tempo avviato.
Il documento bocciato – Bocciata, invece, la risoluzione proposta da sette consiglieri del Pdl (Nevi, De Sio, Lignani, Mantovani, Rosi, Monni e Valentino) che ha incassato 7 voti favorevoli e l'astensione del leghista Cirignoni, oltre a 20 voti contrari. Questa seconda proposta, ferme restando le due province, puntava alla partecipazione di tutti i Comuni rappresentativi delle popolazioni interessate dal mutamento della Provincia di appartenenza, partecipazione “da realizzarsi con l'adesione al riordino da parte della maggioranza dei comuni dell'area interessata, quindi la maggioranza della popolazione complessiva di quei Comuni”, secondo quanto previsto dall'articolo 133 della Costituzione.
Problemi di campanilismo – Il consigliere Luca Barberini(PD), come annunciato nel suo intervento, non ha partecipato al voto, mentre il collega Franco Zaffini di Fare Italia ha votato contro. Posizioni che non hanno mancato di suscitare reazioni. “Esasperato campanilismo'', così il capogruppo del Pdl in Regione, Raffaele Nevi, ha definito le posizioni contrarie di Luca Barberini (Pd) e Franco Zaffini (Fare Italia) al documento. ''Non a caso – ha sottolineato Nevi – Barberini e' di Foligno e Zaffini di Spoleto: non è con l' esasperato campanilismo che si affrontano queste vicende”.
Per Brutti Terni non ha scampo – “Di fatto – secondo l'Idv Brutti – Terni non può essere salvata, lo sappiamo tutti, ma si è voluto far vedere ai cittadini ternani che il tentativo di salvataggio è stato fatto. Un brutto esempio, che ripercorre vecchi approcci clientelari della politica, mentre l'elettorato chiede a gran voce e giustamente comportamenti più pragmatici e tempestivi. Quanto sarebbe stato meglio, oggi, discutere cosa fare dopo l'inevitabile processo di unificazione, magari destinando a Terni la sede dell'assessorato regionale alla Programmazione delle risorse finanziarie, collocando i suoi uffici nel cuore sofferente del nostro territorio, anziché illudere i cittadini ternani con questa misera patacca?”
Stufara evidenzia una crisi nel centro destra – “Il fatto che su questo atto il Pdl sia andato in frantumi – spiega Damiano Stufara (Prc Fds) – dimostra il disorientamento del principale partito di opposizione. La portavoce dell'opposizione Fiammetta Modena non ha partecipato al voto, andandosene pochi minuti prima. I consiglieri Monni, Lignani Marchesani e Valentino, pur presenti in aula, non hanno partecipato al voto della risoluzione e gli altri si astengono, fra cui il capogruppo Nevi, che contraddice così quanto sostiene da mesi”.
LA SCHEDA della proposta di risoluzione sul riordino delle Province approvata dal Consiglio regionale:
Il Governo nazionale preveda la permanenza in Umbria di due province: la Regione Umbria propone un riordino delle circoscrizioni provinciali che rispetti i parametri individuati dal Consiglio dei Ministri il 20 luglio 2012 e sia funzionale al modello di riordino endoregionale da tempo avviato da parte della Regione stessa. In questo modo la circoscrizione provinciale di Terni raggiungerebbe una dimensione territoriale pari a circa 4.150
chilometri quadrati e quella di Perugia si attesterebbe intorno a 4.300 chilometri quadrati. La popolazione residente della Provincia di Terni, nella
circoscrizione ridefinita con legge dello Stato, raggiungerebbe quota 395.500 abitanti e quella di Perugia conterebbe circa 511.000 abitanti.
Lo chiede la proposta di risoluzione predisposta dall'Esecutivo di Palazzo Donini, che parte dalla legge “135/2012” sul riordino territoriale nelle
regioni a statuto ordinario, in modo particolare delle Province con una dimensione territoriale inferiore a duemilacinquecento chilometri quadrati e
con una popolazione residente inferiore a trecentocinquantamila abitanti – tra cui sicuramente quella di Terni – che saranno riordinate “con atto
legislativo di iniziativa governativa”, sulla base delle proposte regionali.
Il Consiglio delle autonomie locali dell'Umbria ha approvato un documento di intenti relativo all'ipotesi di riordino delle province umbre, tenendo conto della previsione dell'articolo 133 della Costituzione, che consente l'assunzione di iniziative finalizzate alla modificazione delle circoscrizioni provinciali e auspica un riordino della Provincia di Terni mediante un allargamento della sua circoscrizione provinciale.
Le legge assegna ad ogni Regione il compito di formulare e trasmettere al Governo “una proposta di riordino delle province ubicate nel proprio territorio, formulata sulla base dell'ipotesi” elaborata dal Consiglio delle autonomie locali dell'Umbria. In assenza di trasmissione della proposta da parte delle regioni entro i termini previsti il Governo procederà in ogni caso ad adottare l'iniziativa legislativa di riordino di tutte le Province.
Un eventuale accorpamento delle due Province in una sola darebbe luogo ad una situazione incongrua, poiché le province trovano la propria ragion d'essere in quanto enti di governo di “aree vaste”, insistenti soltanto su una parte del territorio regionale. Inoltre verrebbero meno i motivi per conservare un livello di governo distinto dalla Regione, la quale sarebb perfettamente in grado di svolgere tutte le funzioni previste per l'ambito territoriale di riferimento. Infine contrasterebbe con l'impianto complessivo della Costituzione, che prevede i comuni, le province e le città
metropolitane, come entità costitutive della Repubblica e come enti espressione di distinti livelli di governo territoriale.
Pertanto, l'eventuale accorpamento delle due province di Perugia e Terni in una sola determinerebbe in Umbria il paradosso di avere un solo ente che dovrebbe svolgere i propri compiti su di un territorio più esteso ed una popolazione aumentata, con organi ridotti sia nel numero che nella consistenza di ciascuno (data la riduzione del numero dei consiglieri provinciali), con evidenti difficoltà organizzative e di efficiente esercizio delle funzioni amministrative affidate alla Province dal nuovo quadro ordinamentale, recentemente disegnato. Inoltre costringerebbe la Regione ad un complessivo ed oneroso processo di riconsiderazione degli assetti istituzionali endoregionali, comportante peraltro tempi e costi difficilmente compatibili con la stagione di riforme avviata dallo Stato da due anni a questa parte.
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Aggiornamento 13.30
Udc contraria, Socialisti a favore – Anche il capogruppo Sandra Monacelli ha preso le distanze dal documento del Cal, in un intervento che farebbe presagire il voto contrario. Di tutt'altra natura il discorso di Massimo Buconi dei Socialisti e riformisti per l' Umbria dal quale è arrivato pieno sostegno al documento.
Aggiornamento ore 13.00 –
E sono arrivati i primi voti contrari al documento del Cal, sono quelli dell' IdV e di Fare Italia di Franco Zaffini . “Esiste un referendum votato sull' abolizione delle province – a ricordarlo è proprio l' IdV Dottorini – partito che di quel referendum era stato promotore, il governo è però intervenuto a gamba tesa sulla questione , con decisioni drastiche, servivano percorsi più organizzati. Vanno sicuramente eliminate la province perché mantenerle potrebbe essere un errore più grave di quello commesso dal governo Monti”. L' IdV quindi per coerenza voterà contro.
E voto contrario anche per Fare Italia del consigliere Zaffini ” Come racconteremo a Foligno o Montefalco o Nocera Umbra che abbiamo votato a favore del documento del Cal , un'opposizione che prefigura un ' Umbria uguale a quella che vuole la maggioranza, come la spiegheremo ai nostri elettori ? “.
Le possibilità di salvezza per Terni – Sono due le possibilità di salvezza per la Provincia di Terni, da un lato il lavoro che oggi sta portando avanti il consiglio regionale e che appunto si basa sull' articolo 133 della costituzione , dall'altro si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale che si dovrà esprimere sui ricorsi presentati da diverse province per la propria salvezza.
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Aggiornamento ore 12.20 – E' stata la Governatrice Catiuscia Marini ad aprire la seduta del consiglio regionale di oggi sullo scottante tema del riordino delle province, nella quale i membri di palazzo Cesaroni dovranno votare il documento prodotto dal Consiglio delle Autonomie locali sul riordino delle province. Secondo il Cal per salvare le province basterebbe fare appello all'art. 133 della Costituzione che prevede il riordino delle circoscrizioni ad opera di Comuni e Regione.
Una seduta che sarebbe stata sicuramente diversa se sulla prima pagina del Corriere della Sera di oggi non fosse apparsa in esclusiva la bozza del decreto Patroni Griffi che non concede deroghe a Terni e vede il commissariamento di tutti le province dal giugno 2013, unica magra consolazione sarebbe che per tutelare le esigenze territoriali a svolge funzioni di commissario potrebbero essere i presidenti uscenti.
Secondo la presidente Marini “è importante che oggi si vada al voto unanime del documento che aggancia le sorti delle province alle amministrazioni comunali e di fatto mette in mano il futuro di questo livello istituzionale alle decisioni dei Comuni di aderire o meno alla provincia di Terni. Ma il primo passo è il voto di oggi, senza il quale la Regione non avrà la possibilità di chiedere la deroga al governo. Dalla presentazione del documento del Cal – ha continuato la Marini – si sono pronunciati 27 comuni dell'Umbria, 9 di questi sopra i 15 mila abitanti: Terni, Città di Castello, Foligno, Perugia, Todi, Orvieto, Gubbio, Narni, Assisi. L'Umbria si trova quindi ad esprimere un parere sull'eventuale accorpamento alla Provincia che non ha i requisiti demografici. La proposta del Cal prevede un riassetto che modifica la geografia attuale delle province di Perugia e di Terni, a nostro avviso funzionale alle gestione delle competenze amministrative. Più volte abbiamo sottolineato l'anomalia tutta umbra di una unica provincia che coinciderebbe con la regione stessa, aprendo un percorso complesso sulla sostenibilità finanziaria dell'eventuale ente provincia così rimodulato. Il percorso legislativo che si concluderà con l'adozione del disegno di legge da parte del governo e la sua approvazione da parte del parlamento non può influire sull'art 133 della Costituzione che tratta appunto le autonomie locali disciplinando di fatto l'autonomia delle regioni in materia di riordino”.
“Il tema delle regioni è un tema per il prossimo Parlamento – questo un passaggio fondamentale dell'intervento della Governatrice – e penso che abbia fatto bene il quotidiano a dire questo, il tema delle riforme delle regioni anche delle loro dimensioni è un tema da affrontare con un governo eletto. Perché non è vero che le regioni più piccole hanno costi maggiori”.
“Credo che il consiglio regionale debba avere la responsabilità su una delle due città più coinvolte cioè Terni – continua la Marini – che sta attraversando dinamiche molto complesse in questa regione a causa della crisi economica e per quanto sta avvenendo nella sua realtà industriale. Tutte queste dinamiche vanno tenute in considerazione in funzione di un territorio che ha caratterizzato la storia dell'Umbria; serve una visione unitaria che tenga unita l'Umbria anche in un momento difficile come questo.
Il capogruppo di Prc, Damiano Stufara ha avuto parole pesanti nei confornti del Governo: “Questa discussione è di carattere kafkiano se il principale quotidiano del paese pubblica già il risultato di una procedura che fino a dopo domani dovrebbe accogliere i pareri delle regioni, siamo di fronte al piazza pulita delle regole democratiche del paese . A colpi di fiducia siamo sotto scacco di questo governo svilendo il percorso che doveva essere di condivisione fra le autonomie locali e il governo centrale”.
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Aggiornamento ore 11.25 – Alle ore 11.00 Il presidente del consiglio regionale Eros Brega annuncia l'apertura della seduta dell'assemblea in cui si discuterà della proposta da portare al Governo sulle possibile soluzioni per la sopravvivenza della provincia di Terni. L'esempio da seguire potrebbe essere quello della Basilicata che avrà una sola provincia con sede a Matera, lasciando a Potenza la sede della regione.
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Terni ha perso la sua provincia, dopo 85 anni di storia il Governo Monti ha messo fine alle “3 apette”, simbolo del gonfalone della provincia ternana. In tutto sono 36 le soppressioni previste dal nuovo decreto e dal 2013 verranno tutte commissariate; sarà la figura di un commissario, appunto, che guiderà la transizione verso il nuovo assetto istituzionale. Resta solo da capire se il commissario sarà esterno o eletto dal prefetto in ambito territoriale, o infine se tale ruolo possa essere ricoperto dal presidente della provincia in carica. Insieme a Terni il decreto sancisce la fine di province come Benevento e Rovigo che si erano appellate alla loro importanza storica; la prima come cuore dell'antico Sannio, la seconda come cuore del Polesine. Ma il decreto lavora sui numeri e non sulla storia, quindi anche Treviso vedrà sparire i suoi 23 Kmq. di superficie. Il decreto legge verrà probabilmente approvato nel primo consiglio dei ministri di novembre. La lama della spending review è stata impietosa nell'applicare i principi secondo cui era necessario il taglio degli enti locali: meno di 350mila abitanti o estensione inferiore ai 2500 Kmq.