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Terni, emergenza ambiente / Inchiesta “Espresso” apre scenari ‘inquietanti’

Terni sta vivendo forse uno dei periodi più ‘tesi’ della sua storia. Città legata a doppio filo al destino dell’acciaieria, che nel corso della sua storia e vita ha influito (e non poco) sull’economia, sulla cultura e sull’ambiente della conca. Oltre però alla crisi del lavoro, che in questo momento tiene giustamente banco, c’è un altra emergenza da non sottovalutare: l’inquinamento.

Se ne sono scritte e dette tante: la catena alimentare contaminata (tossicità uova e latte), le emissioni record di agenti inquinanti nell’aria (cromo, mercurio, cadmio ecc.), il caso Villa Valle con le infiltrazioni di liquidi tossici che sgorgano dalle pareti della galleria. Italia Nostra, WWF  continuano a denunciare dati su dati ‘inquietanti’, taciuti o minimizzati da ‘Arpa & Co’, ed insieme ai grillini del M5S si invoca il commissariamento europeo come possibile cura di tutti i mali.

A riguardo, interessante è l’inchiesta sulla situazione ecologica a Terni svolta cinque anni fa e riproposta recentemente da “L’Espresso”: “Oggi, proprio mentre lo scontro tra la Thyssen e i lavoratori è ai massimi livelli, l’azienda è indagata dal sostituto procuratore Elisabetta Massini per le infiltrazioni di acqua contaminata da metalli pesanti della discarica di Villa Valle, un’infrastruttura cruciale per le operazioni della multinazionale in Italia. Una delle ragioni che tiene l’azienda tedesca a Terni – città che a differenza di Taranto o Genova è lontana dal mare – è proprio la possibilità di avere questa discarica a pochissima distanza dallo stabilimento: questo permette alla multinazionale di abbattere i costi dello smaltimento degli scarti della lavorazione”.

Le scorie prodotte dalla sola fabbrica -evidenzia l’articolo- sono «circa mezzo milione di tonnellate all’anno, cioè praticamente i rifiuti pericolosi prodotti dall’acciaieria di Terni sono più di tutti i rifiuti solidi urbani prodotti dagli abitanti della regione Umbria», spiega a “l’Espresso” il direttore del dipartimento di Terni dell’Arpa, Adriano Rossi. Il caso Villa Valle è esploso in tutta la sua gravità quando Anas ha cominciato i lavori per la realizzazione della galleria Tescino della nuova strada Terni-Rieti, con il tunnel che si è inspiegabilmente diretto sotto la collina dei veleni. Con gli scavi è cominciata a sgorgare acqua contaminata dal micidiale cromo esavalente.

L’impermeabilizzazione dell’opera pareva avere risolto il problema. E invece no: all’inizio di quest’anno, nella galleria è ricominciata la pioggia tossica. Un operaio impegnato nel cantiere del tunnel è stato gravemente contaminato dal cromo. Contattata da “l’Espresso”, però, la ThyssenKrupp dichiara di «non essere responsabile del fenomeno delle percolazioni, che è invece ascrivibile ad altre ragioni e cause» e cita «evidenze tecnico-scientifiche prodotte da enti competenti pubblici e di accurati studi effettuati da esperti»”.

“L’Espresso” accosta la ThyssenKrupp anche ad un altra vicenda dai contorni chiaro-scuri: l’incendio di un capannone industriale, alle porte della città: “Una serie di intercettazioni di cinque anni fa, eseguite dalla Guardia di finanza di Terni nell’ambito di un’inchiesta del pm Elisabetta Massini – indagine che nulla aveva a che fare con l’acciaieria, ma che riguardava invece l’incendio di un capannone industriale, alle porte della città – apriva uno squarcio inquietante sulla possibilità di un insabbiamento dei problemi ambientali della Thyssen. Dai colloqui registrati emergevano i tentativi di minimizzare la contaminazione da diossina causata dall’incendio e di pilotare le analisi, evitando l’estensione dei campionamenti”.

E “Perché si voleva evitare di allargare i controlli? Negli atti, il pm parlava di ripetute allusioni fatte dal direttore dell’Arpa di Terni, Adriano Rossi, ad un «ipotetico inquinamento derivante dall’attività della ThyssenKrupp o da inceneritori, inquinamento tale da indurlo a ostacolare in ogni modo l’ampliamento dei campionamenti», allusioni che «destano non poco stupore», scriveva allora il magistrato, in quanto «non risultano dati in possesso di Arpa che attestino emissioni fuori dai limiti di legge da parte di ThyssenKrupp»”.

Il direttore dell’Arpa, Adriano Rossi, è imputato in due procedimenti penali attualmente in corso: uno per questa vicenda e l’altro per lo smaltimento di acqua contaminata dal micidiale cromo esavalente proveniente dalla discarica di Villa Valle della ThyssenKrupp. Alla domanda de “L’Espresso”, cioè se non sia il caso di presentare le dimissioni risponde “no, io penso di chiedere i danni”  annunciando che, se i due procedimenti finiranno prescritti “rinuncerò alla prescrizione”.