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Terni, il dossier del Comune | “Crisi demografica, futuro a rischio”

Se non bastasse la crisi politica, quella finanziaria, quella occupazionale e quella ambientale, adesso per Terni si apre un’altra ferita: quella demografica. A lanciare l’sos è Palazzo Spada nel dossier che illustra le nuove metodologie per il monitoraggio dei prezzi al consumo e che, assieme ad indicare quali saranno gli strumenti che i servizi statistici del Comune utilizzeranno per monitorare le altalene dell’inflazione nella città dell’acciaio, scatta una fotografia aggiornata della situazione demografica nella conca. E il risultato non è dei più ottimistici.

Pochi figli

Secondo gli ultimi dati disponibili, la popolazione residente al 31 dicembre 2016 era pari a 111.455 unità, con un calo di una cinquantina di residenti rispetto al 2015. La flessione più importante si registra rispetto alla popolazione residente rilevata nel 2010 e pari a 113.324 unità, più o meno simile alla platea che riempiva Terni nel 1980. In sei anni si sono dunque perduti circa 1.869 residenti.

Due gli elementi che più degli altri allungano ombre nefaste sul futuro. Il primo riguarda la natalità. I 697 nuovi nati del 2016 rappresentano il record negativo dell’ultimo trentennio. Nel 1980 i nuovi nati erano stati 913 e nel 2010 erano stati 947. I morti, sempre nel 2016, sono stati 1.361, con un saldo negativo di 664 unità. “Il 2016 sarà ricordato a Terni come l’anno con il minor numero di nati dell’epoca recente: 697 nati, ben 50 in meno dello scorso anno, che già aveva fatto registrare un valore tra i più bassi di sempre. Il calo – spiegano i servizi statistici di Palazzo Spada nel dossier ‘Conoscere Terni’ – è attribuibile principalmente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, che scendono costantemente ormai da oltre due decenni. Ciò avviene fondamentalmente per due fattori: le donne ternane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e mostrano una propensione decrescente ad avere figli. La crescente presenza di donne straniere, che presentano maggiore fecondità, riesce ad arginare il problema solo parzialmente. Dei 697 nati del 2016 da madri residenti a Terni, uno su 4 risulta essere straniero. I bambini nati da madri italiane sono invece diminuiti in un solo anno di 70. Malgrado l’apporto delle mamme straniere, i valori di natalità registrati nel 2016 sono lontanissimi dal massimo storico che si era avuto a Terni nel 1965 anno di baby boom nel quale vi furono 1.600 nati su una popolazione totale di circa 100.000 residenti”.

Il l tasso di fecondità totale, ovvero del numero medio di figli per donna, si attesta a 1,14, valore più basso del valore nazionale pari a 1,34 e ben “al di sotto di quello necessario per garantire un corretto ricambio generazionale”. “La diminuzione, anche in questo caso, è dovuta soltanto alle madri italiane. Per le straniere, al contrario, si è avuto nel 2016 un incremento della fecondità che è salita a 1,6 figli per donna. Rispetto al resto della nazione – dicono i servizi statistici – nella nostra città la situazione appare ancora più preoccupante, sia perché le ternane si accontentano di procreare in media un solo figlio, contro il dato nazionale pari a 1,26, sia perché le mamme straniere residenti a Terni dimostrano una fecondità minore rispetto a quelle del resto della nazione”.

Acciaio imbiancato

Alle culle vuote si accompagna un progressivo invecchiamento della popolazione. L’età media della popolazione ternana nel 2017 sale infatti a 47,2 anni contro la media nazionale – comunque alta – di 44,9. L’età media delle donne residenti è maggiore di quella degli uomini (48,8 contro 45,4). L’indice di vecchiaia, dato dal rapporto tra la popolazione ultra65enne e quella tra 0 e 14 anni, a fine 2016 era pari a 217, il valore più alto mai registrato a livello locale e ben al di sopra sia di quello nazionale che di quello dei paesi UE. Gli ultrasessantacinquenni superano il 26% dei residenti totali, per una percentuale di 4 punti percentuali maggiore del valore nazionale. Ad aumentare costantemente sono in particolare gli ultra75enni, che attualmente rappresentano il 13,8% della popolazione. Gli ultranovantenni a Terni sono 1.765 mentre a superare i 100 anni sono stati in 44 di cui soltanto 10 i maschi.

Valigie in mano

Pur non avendo ancora sconfinato nei terreni negativi della statistica, un altro elemento che riflette la condizione di crisi della città è quello legato al dato degli emigrati. Il saldo migratorio, ovvero la differenza tra gli immigrati nel comune (2.468) e chi invece ha deciso di emigrare (1.846) è ancora positivo. Ma resta il fatto che, nel 2016, cinque persone al giorno hanno lasciato la città. Il dato è il più alto degli ultimi trent’anni, ad eccezione di quanto avvenuto nel 2015, quando gli emigrati sfiorarono quota 2.300, ossia più di sei persone ogni giorno.

L’allarme

Cifre che destano l’attenzione dell’amministrazione rispetto ai meccanismi che queste tendenze potrebbero provocare. “Dopo un periodo (2000-2013) caratterizzato da notevoli cambiamenti demografici innescati dalla forte ondata di immigrazioni di cittadini stranieri – è scritto nel documento dei servizi statistici – il rallentamento dei flussi migratori ha fatto riemergere due fenomeni demografici che si erano manifestati già nell’ultimo decennio del secolo scorso, ma che si erano temporaneamente attenuati proprio grazie all’ondata di stranieri: l’invecchiamento della popolazione e la bassa fecondità. Gli effetti congiunti di invecchiamento e bassa fecondità disegnano inesorabilmente una popolazione nella quale, a meno di nuovi eventi demografici, non sarà garantito il corretto ricambio generazionale, quello necessario per poter pensare al futuro di un territorio”.