Numeri preoccupanti quelli presentati questa mattina alla Camera di Commercio di Terni per voce del presidente Giuseppe Flamini che ha delineato un quadro piuttosto negativo dell’andamento economico della città, calcolato sugli anni 2009-2017.
In particolare, quello che maggiormente preoccupa è il tasso di disoccupazione giovanile che posiziona Terni al 23° posto della graduatoria nazionale con un non confortante 49%. Il dato è ancor più negativo se confrontato col 2004, anno in cui il tasso si attestava al 16%, dunque più che triplicato nel giro di pochi anni.
Ancor più sconfortante il paragone con Perugia che, nella stessa classifica nazionale, occupa il 76° posto, con un tasso del 28%, dato di gran lunga migliore rispetto a quello ternano. Tra le cause del divario, la Camera di Commercio ha individuato una migliore gestione dei fondi che il governo ha destinato all’occupazione giovanile, recepiti in modo più rapido e reattivo dall’area perugina. Terni stenta ancora, nonostante negli ultimi anni si sia recuperato qualche punto percentuale.
Tra i vari indicatori forniti, risulta che gli unici settori dove le imprese trovano maggiore ossigeno sono quelli del turismo e ristorazione, con relativo indotto, i servizi di agenzie viaggio e noleggio-supporto e, infine, i servizi sanitari e sociali.
Crisi profonda invece per le costruzioni, dove si registra una vera e propria emorragia di imprese, -632 (il 25% in meno) con la perdita di ben 2500 posti di lavoro, un terzo in meno rispetto al periodo pre-crisi. Giù anche il settore manifatturiero che fa registrare la perdita di 332 imprese e la perdita di 3650 posti di lavoro; non va meglio nel settore artigianato, dove le imprese sono diminuite di 281 unità e i posti di lavoro persi sono stati 1700.
Un discorso a parte merita invece il settore agricolo, dove aumentano gli occupati, ma diminuiscono le piccole aziende che tendono invece a strutturarsi in realtà più grandi che puntano alla grande distribuzione.
Il dato complessivo delle aziende perse nei nove anni analizzati dalla Camera di Commercio parla di 1155 imprese in meno a fronte di un calo regionale di 3030 e nazionale, 133.382.