Il sequestro di 20 opere d’arte falsamente attribuite ad autori moderni, tra i quali Modigliani, Balla, Boetti, Boccioni, Shimamoto, De Pisis, Rosai e Ceroli, con la denuncia a piede libero di 6 persone indagate per ricettazione e commercializzazione di opere false, è il bilancio delle attività investigative svolte, nell’ultimo trimestre, dai militari della Sezione Falsificazione e Arte Contemporanea del Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma.
Le indagini, coordinate nei diversi filoni dalle Procure della Repubblica di Roma, Ferrara, Terni e Brescia, nate a seguito di mirate attività info-investigative, hanno consentito di evitare l’immissione sul mercato di opere false (con i conseguenti gravi pregiudizi economici per i compratori in buona fede) e permesso di individuare delle reti di produzione, mendaci autenticazioni e vendita di dipinti falsi, con la precisa ricostruzione dei vari passaggi per il loro smercio: dal falsario all’acquirente finale attraverso una serie di personaggi “satelliti”, sparsi su tutto il territorio nazionale, che ricevevano le opere falsificate e le piazzavano sul mercato clandestino.
Uno di questi acquirenti sarebbe anche il 40enne ternano coinvolto, a sua insaputa, nell’illecito traffico di opere d’arte; l’appassionato avrebbe infatti comprato un acquerello futurista spacciato per autentico da un uomo residente fuori i confini dell’Umbria.
Le province maggiormente interessate da questa attività commerciale illecita erano Ferrara, Roma, Bologna Terni, Brescia e Milano. In questo ambito, non solo operavano mercanti ufficiali del settore, ma anche una rete di persone che, tramite canali privilegiati, entravano in contatto direttamente con i collezionisti a cui proponevano e vendevano le tele che nel loro insieme avrebbero reso oltre 11milioni di euro.
Alcune di queste opere contraffate sono state individuate all’interno di un magazzino occultato da una parete a scomparsa, altre sono state sequestrate in un museo, dove erano esposte, mentre in un caso, il riconoscimento della falsità del dipinto è avvenuto con la collaborazione della Fondazione Alighiero Boetti.
Particolare è la circostanza che ha riguardato un ex imprenditore del bresciano facoltoso collezionista oggi deceduto, a cui sono state vendute nel corso del tempo anche opere false; la famiglia, nello stimare il valore veniale del lascito ereditario, si è rivolta, per tentarne la vendita, ad alcuni intermediari di settore. Tuttavia, i mirati accertamenti degli investigatori, su questi ultimi, hanno portato alla scoperta della falsità di almeno due opere appartenenti alla collezione.