Cronaca

Terni, chiesto rinvio a giudizio per 7 indagati nell’Operazione Spada-Bis

La Procura della Repubblica di Terni ha chiesto il rinvio a giudizio per 7 indagati nell’ambito dell’inchiesta “Operazione Spada Bis”: l’ex assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi, il commercialista riminese Roberto Camporesi (ritenuto ‘dominus’ e ‘ghost writer’ dagli inquirenti), l’ex presidente di TerniReti Vincenzo Montalbano Caracci, il dirigente comunale Francesco Saverio Vista, l’ex vicesindaco Libero Paci, l’ex dirigente comunale Maurizio Galli e l’ex presidente di FarmaciaTerni, Stefano Mustica.

Tutti, a vario titolo, sono stati indagati per turbata liberà degli incanti e di scelta del contraente. Sarà ora il Gup Simona Tordelli a decidere, con udienza fissata a ottobre, se accogliere le richieste della Procura.

Il secondo filone di indagine (che si è sviluppato in una fase successiva e poi parallelamente a quello che aveva portato al maxiblitz del 17 novembre 2016 per presunti appalti truccati relativi al Verde Pubblico, Manutenzione del cimitero, e servizi turistici della Cascata Delle Marmore) riguarda le partecipate del Comune TerniReti e FarmaciaTerni.

La seconda “Operazione Spada” è scattata dopo l’esame di una serie di incarichi di collaborazione esterna conferiti dalle società pubbliche in favore del commercialista riminese Camporesi.

Negli anni a cavallo tra il 2012 ed il primo semestre del 2017, secondo la Procura “si è proceduto illegittimamente ad affidamenti di incarichi in via diretta, senza la predisposizione di una gara o di una procedura comparativa delle offerte i spregio all’unica legge che disciplina il settore e cioè il del D.Lgs. 165/2001.

Non è dunque, consentito all’amministrazione comunale conferire un incarico di collaborazione esterna, in via diretta e senza procedura comparativa, a persone individuate sulla base di mere conoscenze personali, a prescindere dalle asserite qualifiche professionali possedute. Precetto questo, tra l’altro recepito dal Comune di Terni che nel 2010 si è munito di apposito regolamento ove è prevista una rosa di aspiranti di almeno 5 professionisti da contattare e da mettere in competizione per l’incarico”.

Dall’analisi delle e-mail e dei documenti sequestrati a Camporesi presso il suo studio di Rimini e della documentazione acquisita presso le sedi istituzionali ternane, sarebbe infatti emersa “una fitta corrispondenza intercorsa tra il commercialista ed alcuni esponenti dell’amministrazione comunale, tesa all’ottenimento di diversi incarichi di collaborazione esterna da parte del Comune di Terni, della Azienda Speciale Farmacie Municipali (poi trasformata in “FarmaciaTerni s.r.l.”) e della società in house “Terni Reti s.r.l.”; tutto ciò, grazie a favoritismi personali e ad espedienti fraudolenti reiterati e adattati a seconda delle occasioni di guadagno”.

“Più in generale – ha speigato ancora la Procura –  l’attività investigativa ha disvelato una vera e propria “esternalizzazione” illecita di un settore importante dell’amministrazione comunale ternana, di fatto affidata al Camporesi in assenza di qualsivoglia procedura selettiva ad evidenza pubblica: dal 2012 sino ai giorni odierni, il predetto commercialista, anche avvalendosi dell’opera di professionisti e collaboratori presso il suo studio riminese, predisponeva il contenuto di atti istituzionali, di delibere comunali e di determine dirigenziali al posto dei pubblici dipendenti del Comune di Terni; quindi, le bozze da lui preparate venivano trasmesse ad alcuni esponenti comunali compiacenti, che le veicolavano presso le sedi istituzionali, facendone recepire il contenuto all’interno degli atti ufficiali. In cambio della sua opera professionale ed intellettuale, il Camporesi richiedeva ed otteneva incarichi di collaborazione esterna per corrispettivi in denaro da lui graditi e negoziati, nutrendo altresì aspettative in ordine all’aggiudicazione di ulteriori gare ed incarichi di suo interesse”.

“L’affidamento di tali incarichi in modo diretto e senza alcuna procedura selettiva o comparativa preliminare avveniva proprio grazie alla stretta collusione tra il Camporesi e vari esponenti dell’amministrazione comunale, ai quali il primo – senza manifestare alcun timore ed anzi mostrando uno spiccato senso di impunità – suggeriva finanche gli escamotage e i mezzi fraudolenti per evitare la gara e procedere all’assegnazione diretta in suo favore, tra i quali: l’illecito frazionamento dell’importo, la suddivisione della liquidazione in favore di soggetti diversi, la ripartizione degli oneri di spesa tra Comune e società controllate”.