Continuano le polemiche legate ai lavori di preparazione del dossier di candidatura a Capitale italiana della Cultura della città di Terni per gli anni 2016 e 2017, per la seconda e definitiva fase di valutazione da parte del Mibact. Tempo di consegna, già slittato e allungato dal Ministero stesso, è il prossimo 15 settembre.
In questa fase, “il dossier dovrà presentare un livello di elaborazione e strutturazione significativamente maggiore rispetto alla fase precedente. Pertanto, il programma delle attività culturali, già delineato nella 1° fase, dovrà essere dettagliato e approfondito per tutte le attività indicate ed essere espressione di una progettazione integrata e di una pianificazione strategica“. Così si legge nel bando stesso.
Nulla di anomalo, dunque se l’Amministrazione comunale che gestisce e coordina il progetto, chiama a sé l’apporto delle associazioni che già quotidianamente rendono vivo il tessuto sociale e culturale cittadino. Quello che suona ‘inappropriato’ è il coinvolgimento delle stesse ad un incontro convocato il 4 e 5 di settembre, a soli 10 giorni della scadenza della presentazione dell’approfondimento (un progetto già a ben delineato aveva permesso a Terni di entrare nella la short list dei comuni finalisti, lo scorso 30 giugno) e le modalità di comunicazione e invito all’incontro stesso.
A sollevare qualche dubbio e qualche inevitabile polemica a riguardo, è Andrea Fabbri, responsabile di Rinascita Socialista RDL, che scrive:
“Spiace doverlo dire, ma il presunto modello partecipativo per la costruzione della candidatura di Terni a Capitale della cultura si sta rivelando un miraggio. Eppure l’incipit dell’assessore Giorgio Armillei aveva lasciato ben sperare. “Ad essere candidata non è l’amministrazione, ma la città” affermava l’assessore lasciando intendere una innovativa volontà di apertura che nei fatti, però, non esiste.
Per oggi e domani, infatti, era organizzato un incontro “con tutte le associazioni culturali cittadine” con le quali individuare un percorso operativo per sostenere la candidatura. Ma chi vuole aprire a tutti non si limita a mandare inviti selezionati alle sole associazioni culturali con le quali il Comune ha intrattenuto rapporti (e quali sarebbero poi?). Piuttosto rivolge una vera e propria “chiamata alle armi” (si legga il termine ‘armi’ in senso metaforico) attraverso manifesti e appelli. Cosa di cui non esiste traccia. Nemmeno sul sito internet dello stesso Comune!
Dove si tengono questi incontri, a che ora, con chi, qual è il metodo di lavoro, quale l’obiettivo finale? Come fa a partecipare chi non è stato invitato, ma che si sente comunque di voler portare un contributo utile?
Assessore Armillei chiarisca una cosa: impartisce lei le direttive alla Direzione cultura, o è lei a subire le preferenze di questa ultima?
Ci consta che autorevoli associazioni cittadine non siano state minimamente coinvolte, mentre altre hanno preferito declinare lo stringato invito di due righe giunto a mezzo mail perché si sono sentite fuori da un contesto percepito come già definito.
Non so come si sia concluso il “concorso” per il logo della candidatura, ma il suo iter istruttorio testimonia che lo scollamento tra ciò che pensa e fa l’amministrazione e la città produttiva non solo resta forte, ma si aggrava. Delle dodici ditte di grafica invitate, quante hanno risposto? Ci sarà un motivo se non uno, ma più soggetti si sfilano da una partita per la quale si punta tutto sull’orgoglio della città? So che adesso, con la necessità di chiudere il dossier, non è il momento di fare certe riflessioni. Ma a festa finita (perché mi auguro sinceramente ce la si faccia a vincere) proprio queste riflessioni dovranno essere, a mio avviso, la priorità di chi vorrà davvero cambiare verso alla città.
Ci sarà un’altra partita fondamentale sulla quale tutti noi, a titolo diverso, ci concentreremo da qui a breve: quella del teatro cittadino. E temo che senza un cambio di passo autentico purtroppo non andremo da nessuna parte”.