Una vita di violenze ai danni delle diverse fidanzate che ha avuto a Terni, che non hanno mai avuto il coraggio di denunciare quanto subito, fino a quando, l’11 dicembre 2013, in questura è arrivato un referto medico del “Santa Maria” di Terni che certificava cure prestate a una ragazza per lesioni ed ecchimosi causate da una persona conosciuta: è quanto emerso da un’indagine della Polizia di Terni che ha ricostruito un terribile quadro di violenza, andato avanti dal 2009 al 2014.
Subito sono scattate le indagini degli agenti che hanno portato ad individuare uno sportivo professionista, arrivato a Terni qualche anno fa da Napoli, ora disoccupato, nullafacente, rimasto in città in case in affitto pagate dalla madre.
Le ricerche dei poliziotti si sono svolte non senza difficoltà, visto che la ragazza, alle domande degli inquirenti, nonostante gli evidenti segni della violenza subita, ha negato la verità. La situazione di forte disagio ha poi convinto la donna a confessare agli agenti quanto realmente accaduto.
Il rapporto con lo sportivo era iniziato nell’aprile 2013 ed era andato avanti tra percosse, ingiurie, periodi di segregazione, minacce di morte e uno stato di terrore permanente nel quale erano costretti anche i famigliari della vittima.
L’11 dicembre, all’ennesimo episodio di violenza subita, la donna si è fatta medicare al pronto soccorso, permettendo alla Polizia di iniziare le indagini sulla vita dell’uomo.
Secondo gli inquirenti, altre 3 ex fidanzate sono state rintracciate, che avrebbero svelato un retroscena di violenze psicologiche e fisiche, così gravi da portare una delle vittime a soffrire di anoressia.
Calci, pugni, morsi sui glutei, l’uomo avrebbe adottato ogni sorta di strategia per annullare la personalità delle ragazze e ridurle a uno stato di assoluta obbedienza al suo volere.
Indagini più approfondite hanno permesso al pm Francesco Novaresi, di accertare che le torture andavano avanti dal 2009; è stato il gip Maurizio Santoloci a convalidare la richiesta di arresti domiciliari per maltrattamenti, violenza e lesioni.
Ecco cosa si legge nell’ordinanza: “Le indagini hanno potuto accertare dai fatti la carica aggressiva dell’indagato, considerato che – come in questo caso – è realistico che le condotte violente e vessatorie siano poste in essere nell’ambito della dimora e comunque in assenza di terzi e che dunque si tratta di crimini familiari operati spesso entro una atavica monade comportamentale sigillata dal confine apparentemente impenetrabile delle mura domestiche individuate dalla volontà delinquenziale degli autori come perfette complici silenti delle loro azioni violente”.