La musica, la notte, le parole. La sfida è impari. Il pubblico premia l’Italia e il cantautorato. Sempre. Anche quando con il jazz il filo conduttore è sottilissimo. Uno spirito si aggira sul Santa Giuliana, “è quello di Luigi Tenco”, direbbero i più visto che l’evento al main stage porta il suo nome, e invece no. E’ quello di un’epoca, di un paese nel pieno della sua energia, di una generazione che si è presa tutto il meglio e nella musica ha detto tanto, in particolare da quella scuola genovese. E ora con fare nostalgico saluta gli amici che non ci sono più e affonda il cucchiaio nello “spleen” e in quella malinconia che tiene tutti incollati alla sedia, perché “le parole sono importanti”, e queste le conosce un paese intero. Tutti si confrontano con i brani dei grandi di un’epoca, Sangiorgi va da Battisti a Dalla e poi regala un “Solo per te” che scioglie l’arena. Curreri canta anche il suo migliore amico: Vasco Rossi.
Gino Paoli, (voce) e Danilo Rea (piano), ormai “coppia di fatto” si abbandonano ad un dialogo intimo collaudatissimo e quando “la stanza ormai non ha più pareti” arrivano la voce di Sangiorgi e la tromba di Fresu. Sul palco anche Gaestano Curreri (voce degli Stadio) che proprio con Fresu si era già esibito nell’ultima edizione di Umbria Jazz Winter in un concerto intitolato “il jazz di Fabrizio De André e Lucio Dalla”. Antologia nell’antologia nel cinquantesimo anniversario dalla morte di Tenco, di cui abbiamo ascoltato “Mi sono innamorato di te”, “Vedrai, vedrai”, “Ho capito che ti amo”, “Lontano, lontano”, “Un giorno dopo l’altro”, “Mi sono innamorato di te” e “Ciao amore, ciao”, il suo ultimo lavoro.
Quello che poi presentò a Sanremo nel 1967. E proprio nella sua camera d’albergo nella città dei fiori il cantautore venne ritrovato morto, in quello che la verità giudiziaria ha consegnato ormai come un suicidio, ma che per anni alimentò un grande e controverso mistero.
Nel programma della serata il ruolo centrale è stato quello di Mauro Ottolini, trombonista, tubista e soprattutto creatore di progetti originali come quello su Seven Changes, la pellicola di Buster Keaton, che è andato in scena la scorsa edizione di Umbria Jazz. Con Ottolini la sua band (Roberto De Nittis, piano; Stefano Menato, sax, clarinetto; Riccardo Di Vinci, contrabbasso; Paolo Mappa, batteria) più una orchestra da Camera di Perugia, composta da una trentina di elementi (arrangiamenti e direzione sono dello stesso Ottolini), e voci soliste (Vanessa Tagliabue Yorke, Kento & DJ Fuzzten, Bocephus King).
E proprio su Kento una nota a margine: forse non tutti sanno che il rapper ha consacrato il suo nome anche alla memoria di Tenco (Kento è, infatti, l’anagramma fonetico di Tenco). L’artista indipendente molto legato al mondo cantautorale, dimostra come la linea tra cultura hip hop e musica d’autore si sta sempre più assottigliando. Conquistando anche un palco come quello del Santa G. in una sera in cui anche le ombre dei giganti fanno paura.
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