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Telecom ricorre su TOSAP Terni, 5milioni fermi in bilancio

E’ nota a tutti la vicenda in cui Socrate si confrontò con i politici della sua terra e dal cui colloquio il filosofo greco dedusse: “Dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest’uomo ero più sapiente io: […] costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere”. A Terni sul ‘caso Socrate’ invece la politica sembra sapere molto bene e la ‘faccenda’ iniziata come un anticipo di futuro nel lontano 1997 – la posa da parte di Telecom di chilometri di fibra e cavi per la cablatura della città dell’acciaio – si è trascinata e trasformata negli anni, tra delibere, ricorsi, tentate riscossioni, interpellanze e sentenze, fino ai giorni nostri. Fino ad assumere un valore di 5 milioni di euro. Sempre cavalcata, a seconda del momento, tanto dalla maggioranza, quanto dall’opposizione.

L’ultima notizia è di ieri, il Movimento 5 Stelle di Terni diffonde, a mezzo comunicato stampa, l’ultimo atto della disputa legale tra il Comune di Terni, ICA Srl e Telecom SpA, con il quale chiede all’amministrazione “alla luce del ricorso ed a ridosso dell’assestamento del bilancio del Comune, come intende l’Amministrazione gestire le risorse – i quasi 5 milioni messi in bilancio preventivo ndr – che ben difficilmente saranno esatte nel 2015, se mai lo saranno in un lontano futuro?”


La travagliata storia di ‘Socrate’ a Terni

Il Progetto Socrate, acronimo di Sviluppo Ottica Coassiale della rete di accesso a Telecom, nasce nel 1995. La stessa compagnia telefonica nel 1997 – quasi in concomitanza con la decisione aziendale di abbandonare il progetto a livello nazionale – sottoscrive un accordo con il Comune di Terni, delibera di giunta comunale n. 281 dello stesso anno.

L’intervento concordato è imponente e innovativo: realizzare una ‘rete a larga banda’ che 18 anni fa costituiva una opzione tecnica innovativa e sarebbe stata rivoluzionaria per la città. Per realizzarla Telecom avrebbe dovuto posare 33 km di tubazioni nel sottosuolo cittadino, all’interno delle quali sarebbero dovuti passare 37 km di fibra ottica, con la capacità di collegamento di 38mila unità abitative. Fine dei lavori previsto per il 1999.

Vale sottolineare che in Italia il suolo pubblico occupato, sopra o sotto la superficie, è soggetto a tassazione – TOSAP tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche – con tariffe definite dalle amministrazioni comunali e servizio di riscossione spesso affidato a società esterne tramite bando ad evidenza pubblica. Per concessione di legge, le tariffe sono diversamente applicate a fornitori di servizi (acqua, gas, telefono).

Tornando alla cronologia dei fatti, di seguito i passi salienti della complicata relazione tra Comune di Terni e Telecom SpA, riepilogati per sommi capi:

– nel 2000 Telecom, nonostante gli accordi presi, non ha ancora terminato i lavori, dichiarando successivamente che il mancato completamente degli stessi rientra nella libera iniziativa imprenditoriale dell’azienda.

– nel 2004 dopo vari solleciti a terminare i lavori, il Comune di Terni dispone, con un’ordinanza, di rimuovere le infrastrutture installate da Telecom sul suolo e nel sottosuolo stradale anche per motivi di sicurezza e manutenzione della rete viaria sullo la quale scorrono i tubi. L’ordinanza viene contestata da Telecom perché è ancora in essere il protocollo di intesa del 1997 e ricorre al TAR.

– nel 2007  il TAR accoglie il ricorso di Telecom e intima al Comune di Terni il pagamento di 5mila euro di spese legali. Palazzo Spada impugna la sentenza e ricorre al Consiglio di Stato.

– nel 2008 ICA, concessionaria per la riscossione della TOSAP per conto del Comune di Terni, notifica a Telecom cartelle di accertamento per un complessivo di 4,7 milioni di euro relative agli anni 2004-2008, sulla base del ricalcolo della tassa occupazione suolo pubblico non più valutabile ad ‘utenza’ (visto che l’impianto non ha mai preso a funzionare), ma a ‘mt quadrato’.

– nel 2009 la Commissione Tributaria di Terni annulla gli accertamenti di ICA con varie motivazioni: Telecom non è dunque tenuta a pagare al Comune di Terni la tassa ricalcolata. La sentenza passa in giudicato, ossia non potrà più essere rivalutata, per mancata impugnazione sia da parte di ICA che del Municipio.

– nel 2015 arriva la sentenza del Consiglio di Stato che in alcune parti ribalta la precedente sentenza del TAR e oltre a far rimborsare il Comune delle spese legali pagate, tra le altre stabilisce che Telecom non può godere delle agevolazioni sulla TOSAP “per mancanza di funzionalità delle infrastrutture e della perdita degli effetti del titolo che ha consentito la realizzazione delle opere”.


I 5milioni di TOSAP messi a bilancio

Arriviamo così ai giorni nostri. Stante la citata sentenza del CdS, ICA SrL parte nuovamente all’attacco e notifica a Telecom nuovi accertamenti con il ricalcolo della tariffa per gli anni 2010-2015. Totale dell’operazione 5.630.095,00 euro. Le cartelle vengono consegnate, ma la compagnia di telecomunicazioni italiana ovviamente non ci sta e rigetta gli accertamenti appellandosi in primis al diritto sancito per legge di pagare tariffe agevolate o nulle (pagamenti in forma ridotta che Telecom peraltro dichiara di aver sempre regolarmente effettuato), ma che il Consiglio di Stato dispone come non applicabili nel caso di specie. Inoltre i legali di Telecom si fanno forti del passaggio in giudicato della precedente sentenza del TAR, che in teoria dovrebbe andare in automatico a medesimo giudizio per i procedimenti mossi su stessi principi e per stesse finalità.

Una querelle tecnico-legale insomma, che chissà quando vedrà una definitiva soluzione. La questione che però oggi solleva l’interesse sulla vicenda è che la Sentenza del Consiglio di Stato ad inizio 2015 e il successivo invio degli accertamenti notificati lo scorso giugno da ICA a Telecom, hanno creato una disponibilità del tutto virtuale inserita come consistente voce all’interno del bilancio comunale e si potrebbe azzardare provvidenziale per la quadratura dello stesso.

I Revisori dei Conti avevano anche presentato un emendamento al bilancio preventivo prima dell’approvazione, lo scorso agosto, all’epoca appoggiato anche dal Movimento 5 Stelle, chiedendo di trasferire l’importo al ‘fondo crediti di dubbia e difficile esazione’. Ma l’emendamento fu respinto e il bilancio chiuso con 5milioni, euro più euro meno, che di sicuro non verranno incassati entro il 2015, com’era prevedibile, visto che Telecom, contestualmente al ricorso, ha presentato istanza di sospensione della riscossione. Se mai verranno incassati.


La posizione di Palazzo Spada

Per comprendere meglio la posizione del Governo comunale, abbiamo interpellato l‘assessore al bilancio del Comune, Vittorio Piacenti d’Ubaldi:

Assessore questi 5,5 milioni di euro sono stati realmente messi all’interno del bilancio preventivo 2015 del Comune di Terni?

Assolutamente si.

Pensa che il calcolo sia corretto?

Il Calcolo spetta al nostro concessionario: l’Ica Srl

Secondo quanto scritto nel ricorso della Telecom, c’è stata una sentenza molto simile del 2004-2008 passata in giudicato che ha dato ragione a Telecom. Lei ne è a conoscenza?

Si, ma da allora sono cambiati i presupposti a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato che ha modificato la natura di queste reti e sulla base di questo l’Ica si è mossa e ha ritenuto opportuno produrre nuove cartelle in relazione agli ultimi 5 anni.

Anche nell’ipotesi che il contenzioso si risolverà a favore del Comune di Terni prima di incassare la cifra messa a bilancio ci vorrà del tempo. Cosa pensate di fare e che cosa succederebbe se questi 5 milioni di euro non dovessero mai raggiungere le casse comunali?

Non è un novità. Francamente sono sorpreso della reazione dei 5 Stelle. Sapevamo che questa soluzione poteva verificarsi e stiamo valutando come agire.

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Ha collaborato Mirco Diarena