Non sembrano placarsi, nemmeno con la fine dell’anno, le polemiche riguardanti la gestione di Tela Umbra. Dopo la recente conferenza “chiarificatrice” indetta dal sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, nella quale è stato annunciato un imminente tavolo di confronto fra Comune, Regione e soci per approfondire la questione, è infatti arrivata puntuale anche la decisa risposta del presidente della cooperativa Luciano Neri.
Al di là del fumo che vuole alzare Bacchetta c’è la realtà, quella di una azienda storica e artistica che 5 anni fa ci è stata consegnata, da lui e da chi la dirigeva, in totale fallimento, senza più numero legale di soci, con entrate che non superavano i 15.000 euro annui e con decine di migliaia di euro di debito. Con un patrimonio mobiliare e immobiliare, quello lasciato dai Franchetti, totalmente in degrado, disperso o rubato. L’unica cosa giusta che può fare Bacchetta di fronte a queste responsabilità è stare zitto e chiedere scusa, lui è artefice di quel disastro che noi, con il lavoro volontario, abbiamo sanato
La proposta di Neri – Il presidente di Tela Umbra ha quindi deciso di proporre che tutte le sedute degli organi di Tela Umbra, in futuro, si tengano in forma pubblica e a porte aperte, chiedendo al tempo stesso che anche tutte le altre partecipate, da Sogepu a Polisport, facciano altrettanto. “Populismo? No trasparenza”, ha aggiunto Neri, che ribadisce di aver risanato l’azienda, pagato i debiti ereditati e ricostruito il settore produttivo, il museo e il punto vendita e per il quale la vera ragione di questo scontro starebbe nella natura delle società partecipate.
Io non voglio che Tela Umbra diventi un’altra Sogepu, un’altra Gesenu o un’altra Polisport. Né un’altra delle troppe società partecipate e assistite che costano milioni di euro ogni anno ai cittadini e che riproducono lottizzazione e spreco di risorse.
La lettera di “sfiducia” delle 4 socie – “Bacchetta – ha aggiunto Neri – parla di 4 socie di Tela Umbra che, dopo aver avuto un incontro con lui, hanno scritto una lettera in cui affermano che il rapporto di fiducia nei miei confronti è venuto meno. Lo comprendo, è il parere di socie che rappresentano la vecchia Tela Umbra, quella assistita con i soldi pubblici, quella che produceva e non vendeva, quella parassitaria che aveva i presidenti direttamente nominati dai partiti. Quella Tela Umbra parassitaria che io voglio definitivamente cancellare e che considero una zavorra per l’azienda. Tutte insieme queste socie non fanno il 4% del capitale sociale di Tela Umbra. E io non sono il rappresentante del 4% ma del 100% di Tela Umbra. Non di qualche vecchia socia che pensa sia possibile e giusto continuare ad essere assistite con i soldi di tutti i cittadini”.