I giovani non interessati all’arte e alla cultura sono un falso mito. Lo dimostra la ricerca dell’Aur, realizzata in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, anticipata proprio sul sito di Aur dal ricercatore Marco Acciarri. Il modus operandi della ricerca è stato quello di ascoltare gli adolescenti, i protagonisti del lavoro, ma anche altri attori che ruotano intorno al patrimonio culturale come i docenti, che rappresentano il trait d’union tra i giovani e il patrimonio artistico.
La prima considerazione che viene fatta è quella che vede il visitatore di musei sempre di più un soggetto attivo nella produzione e nella veicolazione di contenuti. “Risulta superata l’idea di museo come luogo di contemplazione passiva, ed è subentrata una concezione estremamente dinamica dell’esperire il patrimonio culturale. Sempre più il Museo è visto come spazio di apprendimento e di interazione, in cui i visitatori sono chiamati a partecipare attivamente alla costruzione della propria esperienza, passando così da semplici consumatori a veri e propri attori di quello che si vuole vedere e fare. Alla base di questa metamorfosi dell’esperienza museale v’è la consapevolezza che è necessario considerare i visitatori come partecipanti attivi“.
Questa interattività può essere resa possibile dall’utilizzo delle nuove tecnologie, che hanno incentivato “i musei a ridisegnare la propria offerta e a trasformarsi in luoghi interdisciplinari, aperti alla sperimentazione e all’apprendimento. I musei, infatti, oggi possono contare su una varietà di soluzioni che permettono loro di differenziarsi e focalizzarsi su segmenti diversi di pubblico. È del tutto chiaro che l’intero panorama museale sta attraversando una fase di cambiamento: un cambiamento di direzione che riguarda uno spostamento graduale da musei statici a quelli di oggi, più innovativi e interattivi“. La sfida, oggi, per un luogo d’interesse culturale, è attirare i giovani quindi. Un obiettivo che si raggiunge con pianificazione e programmazione mirata.
I giovani intervistati dall’Agenzia Umbria Ricerche si confermano interessati e protagonisti. L’87 per cento degli intervistati, infatti, ha visitato un museo o una mostra d’arte. A spingerli prevalentemente la scuola ma chi è andati di propria iniziativa era mosso da curiosità e interesse personale. Chi non è mai entrato in museo è perché non ha avuto opportunità (“non ho mai avuto occasione”), non ha potuto (“ho avuto occasione, ma non ho potuto”) e, anche se in misura nettamente più contenuta, ad un dichiarato disinteresse.
La maggior parte di chi ha avuto modo di vivere l’esperienza culturale l’ha trovata piacevole. I ragazzi concordano nel riconoscere alla scuola un ruolo fondamentale per avvicinare i giovani al patrimonio culturale e che l’andare al museo e/o a visitare mostre d’arte può risultare un fare interessante ed emozionante. Sempre secondo il campione, la provenienza familiare (livello di istruzione e possibilità economiche) può incidere sulle abitudini di fruizione di mostre/musei; non sempre gli amici che si frequentano sono interessati a vivere un’esperienza museale ed il costo dei biglietti e la lontananza/vicinanza di musei e mostre d’arte può influire sulla fruizione culturale. Anche se ritengono che non sia vero che i musei non sono fatti per i giovani, ammettono che il patrimonio culturale locale non si conosce appieno, e a volte si preferiscono eventi caratterizzati da una partecipazione più attiva.
Le richieste dei giovani sono quelle di personalizzare il percorso, seguire il coinvolgimento determinato da parte di chi propone l’offerta culturale che si sta vivendo, l’avere la possibilità di svolgere laboratori e attività interattive, a cui si potrebbe aggiungere lo storytelling e spazi dove poter socializzare risultano le aspirazioni più gettonate. Fondamentale l’impiego delle nuove tecnologie per incrementare occasioni di coinvolgimento.
In questo quadro si inserisce la scuola che, pur nei passi avanti, “ancora fatica a liberarsi dal proprio agire tradizionale, risultando ancora oggi un sistema – per motivi esogeni ed endogeni – alquanto ingessato nel trasmettere/accompagnare i saperi. Al tempo stesso, alcuni Musei ancora si contemplano restando chiusi in sé stessi, spolverando le bellissime opere di cui dispone, ma non trovando la giusta forza per aprirsi. Troppo spesso le due importanti realtà esperite (Scuola e Museo) vengono vissute in modo scollegato e non innescano un processo virtuoso di arricchimento reciproco. Ed ecco la necessità di un approccio bidirezionale dell’offerta culturale, con l’obiettivo di incentivare luoghi d’arte dove andare e dove desiderare di tornare“.
Gli spunti emersi dalle interviste riguardano la necessità di investire su nuovi linguaggi e nuove modalità narrative per mettere al centro i giovani. “Per anni si è cresciuti con lo stereotipo che la cultura non paga. Non è così. La cultura paga e può ripagare molto, può ripagare soprattutto perché i giovani, lavorando con il patrimonio culturale, possono realizzarsi, possono creare ed inventare nuove professioni, pensare a nuovi profili e dinamiche che rispondano ai bisogni e alle necessità del futuro. Un futuro che ha tre direttrici: trasformazione digitale, transizione ecologica e un mondo più democratico ed inclusivo, che valorizzi la diversità”, ha detto Altheo Valentini.
(Altheo Valentini)