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Tasse per famiglie e imprese, prelievo fiscale aumentato | L’indagine

Tasse sempre più alte per imprese e cittadini in Umbria: è quanto emerge dall’indagine sulle imposte locali su persone fisiche e attività d’impresa applicate dai principali Comuni della regione nel 2015, condotta da Cna Umbria in collaborazione con il Centro studi Sintesi. Diciotto in tutto i Comuni umbri analizzati. Una situazione che deriva anche dai tagli ai trasferimenti statali subiti dai municipi presi in considerazione: tra il 2010 e il 2015 i fondi statali venuti a mancare sono stati di quasi 98 milioni di euro, con la parte da leone che la fanno Perugia (-28,5 milioni) e Terni (-16,4 milioni), seguite da Foligno (-7,3 ml), Spoleto (-6,5) e Città di Castello (-6,1); complessivamente i 18 Comuni presi come riferimento hanno perso il 56% dei trasferimenti che avevano 5 anni fa. In proporzione i tagli maggiori li hanno avuti Assisi (-77%), Bastia Umbra (-75%) e Città della Pieve (-72%).

Irpef – Nel 2015 la maggior parte dei Comuni ha confermato l’Irpef locale. Cinque su 18 (Bastia, Città della Pieve, Fabro, Magione e Todi) hanno innalzato l’aliquota dell’addizionale Irpef, portandola al massimo o quasi; altrettanti Municipi hanno modificato la soglia di reddito esente ai fini dell’addizionale Irpef (con ritocchi però minimi). L’aliquota media passa così dallo 0,67% nel 2014 allo 0,71% nel 2015. Da notare che l’unico Comune in cui l’addizionale Irpef comunale è pari a zero è Assisi, mentre ad Umbertide si assesta sullo 0,5%. In 11 Comuni è invece al massimo, pari allo 0,8%, mentre Todi, Foligno, Marsciano e Città di Castello hanno modulato il prelievo seguendo gli scaglioni di reddito dell’Irpef nazionale. Globalmente, comunque, l’aliquota media in 5 anni è aumentata del 35%; in soldoni per un reddito di 25.000 euro, l’addizionale comunale è passata da 132 euro a 178.

Tasi – Per quanto riguarda la Tasi sull’abitazione principale, nel 2015 le amministrazioni comunali hanno sostanzialmente confermato le aliquote e le detrazioni Tasi dell’anno precedente. L’aliquota media rimane su livelli elevati (2,6 per mille) perché alcuni Comuni (Bastia Umbra, Gubbio, Orvieto e Perugia) hanno adottato la maggiorazione dello 0,8 per mille prevista dal decreto “Salva Roma”. Un leggero aumento dell’aliquota (da 1,7 a 1,9 per mille) lo ha applicato quest’anno il Comune di Città della Pieve, mentre Foligno ha ridotto la detrazione fissa da 50 a 25 euro; Orvieto, invece, ha aumentato, da 25 a 40 euro, la detrazione prevista per i figli. Prendendo come riferimento una rendita catastale ipotetica di 522 euro con un figlio minore residente, l’importo medio della Tasi sulla prima casa nel 2015 è pari a 191,5 euro; il livello più elevato si raggiunge a Perugia (264 euro), Castiglione del Lago (254) e Orvieto (249), mentre i prelievi più contenuti sono a Bastia Umbra (109 euro), Umbertide (119) e Terni (133). Va specificato che per Gubbio ed Amelia l’aliquota Tasi 2015 non è ancora disponibile, per cui è stata considerata quella del 2014.

Imu e Tasi per le imprese – Per valutare le aliquote Imu e Tasi sugli immobili delle imprese sono stati ipotizzati nell’analisi due casi tipo: l’esempio 1 è quello di un idraulico, quindi laboratorio artigiano di 70 mq con rendita castale 400 euro; l’esempio 2 è una carpenteria metallica, un opificio di 200 mq con rendita catastale 4.200 euro. Nel caso dei laboratori artigiani, la somma di Imu e Tasi è pari al 10,5 per mille in media; il margine di manovra da parte dei Comuni è quasi esaurito; 6 Comuni su 18 non applicano la Tasi, quasi tutti perché l’Imu è già al livello massimo; si tratta di Amelia, Città di Castello, Gubbio, Orvieto, Perugia e Spoleto. In 2 Comuni (Marsciano e Umbertide) invece la somma delle aliquote va oltre il tetto del 10,6 per mille. Ad applicare il 10,6 per mille sono Amelia, Assisi, Castiglione del Lago, Città di Castello, Orvieto, Perugia e Spoleto. Sotto il 10 per mille c’è solo Terni (9,2). Per quanto riguarda gli opifici, invece, la situazione è diversa. La tassazione rispetto al 2014 cresce in media di un ulteriore 0,1 per mille; 5 Comuni su 18 non applicano la Tasi (Città di Castello, Gubbio, Orvieto, Perugia e Spoleto). In questo caso le aliquote più basse le registrano Foligno (8,85 per mille), Amelia (9,6) e Spoleto (9,7). In soldoni, considerando le ipotesi di immobile precedentemente dette, la tassazione media per un laboratorio artigiano è di 615 euro (con un livello più elevato ad Umbertide, con 670 euro, seguita da Marsciano e Narni, mentre il prelievo più contenuto è a Terni, con 541 euro, seguita da Gubbio e Foligno). Rispetto all’anno precedente, lievissimi aumenti si registrano in 4 Comuni (Bastia +35 euro, Foligno +29 e Città della Pieve e Fabro + 12). Per gli opifici, invece, tassazione media di 2.949 euro, con la maglia nera a Narni (3.153 euro) e prelievo più basso a Foligno (2.537 euro), seguita da Amelia e Spoleto. In questo caso, rispetto al 2014 aumenti anche di 172 euro (a Bastia) e poi di 143 euro a Foligno e 57 a Città della Pieve e Fabro. Negli ultimi anni la tassazione si è più o meno stabilizzata. Il grande balzo è avvenuto dal 2011 al 2012 con il passaggio dall’Ici all’Imu: si è passati dal 6,9 per mille al 9,5, fino ad un’aliquota attuale del 10,5 (per laboratori artigiani) o 10,4 (per opifici).

Tari – Nei principali Comuni dell’Umbria il gettito della Tari nel 2015 dovrebbe confermarsi sui valori dell’anno precedente. Tuttavia il confronto tra i due anni è in parte limitato dalla diverse modalità con cui i Comuni hanno contabilizzato gli introiti del tributo provinciale sui rifiuti (addizionale del 5%). Il gettito Tari in 16 Comuni (quello di Fabro e Foligno non è disponibile) è pari a 122.172.527, con un -2% rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, ad Amelia il gettito Tari 2015 registra un +31% rispetto al 2014; ad Assisi -5%; Bastia Umbra +7%; Castiglione del Lago -7% ma l’importo non comprende il tributo provinciale; Città della Pieve -3%, considerando anche che viene compreso il tributo provinciale; Città di Castello -4%; Gubbio -5% (in entrambi gli anni è compreso il tributo provinciale); Magione invariato; Marsciano +3%; Narni -6% (tributo provinciale in entrambi gli anni); Orvieto invariato; Perugia -5% (ma il dato 2015 è al netto del 3,3 milioni di euro iscritti al fondo crediti di dubbia esigibilità per morosità pregressa nella riscossione della tassa sui rifiuti); Spoleto -12% (e il dato 2015 comprende il tributo provinciale); Terni +4%; Todi +7%; Umbertide -4% (ma non comprende il tributo provinciale).Nei 18 Comuni il gettito medio pro capite della Tari è pari a 207 euro: si oscilla dai 113 euro di Gubbio ai 253 di Perugia. Tra i meno cari Umbertide e Spoleto, tra i più cari Città della Pieve ed Assisi. In cinque anni la tassazione sui rifiuti è cresciuta del 27%, ma a differenza della Tarsu, la Tari deve assicurare la copertura integrale dei costi del servizio di asporto dei rifiuti. Gli incrementi maggiori dal 2011 sono stati ad Assisi (+76%), Amelia (+75%), Umbertide (+52%) e Città di Castello (+51%); appena +2% invece a Todi, +6% ad Orvieto e +10% a Castiglione del Lago.

Il commento –Al di là dell’incremento dell’ultimo anno, che ad alcuni potrebbe apparire insignificante, ciò che noi valutiamo grave è la tendenza generale, che ancora una volta è quella di colpire pesantemente le imprese. Infatti le aliquote Ici/Imu +Tasi applicate nei Comuni, aumentate per le imprese artigiane del 114% nell’ultimo quinquennio, raggiungono quasi ovunque il tetto massimo, e in alcuni casi vanno addirittura oltre”. Ad affermarlo è Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria, che commenta così i risultati della nuova ricerca realizzata dall’associazione dopo quella condotta a fine 2013. “Si tratta – prosegue Giannangeli – di imposte che prescindono dalla reale ricchezza delle imprese della regione, andando invece a colpire un patrimonio immobiliare in base a rendite catastali spesso largamente superiori ai reali valori di mercato”. “Anche sul fronte dello smaltimenti dei rifiuti – aggiunge Marco Boschetto, responsabile dell’area fiscale della Cna – di fronte a una tassa che negli ultimi anni ha cambiato nome più volte, l’unica costante è stata quella di un aumento progressivo del costo del servizio (+ 24% negli ultimi 4 anni). È vero che i regolamenti comunali, anche grazie alle battaglie di associazioni d’impresa come la Cna, prevedono da qualche tempo delle riduzioni forfetarie delle superfici sottoposte a tassazione in virtù del fatto che su di esse si producono rifiuti speciali smaltiti separatamente, e a caro prezzo, dalle imprese, ma è altrettanto vero che, in barba alla tanto declamata semplificazione, ne possono beneficiare solo le imprese che ne facciano espressamente richiesta e senza possibilità di rimborso per le eventuali eccedenze versate in precedenza! Una situazione surreale, in cui spesso le imprese hanno pagato il servizio due volte e dove la legge impone a chi è in regola di coprire anche le morosità altrui”.

Timori e proposte – Accanto alle imprese, in questi anni anche le famiglie hanno pagato un caro prezzo in termini di imposte: + 35% l’aumento dell’addizionale comunale Irpef registrata dal 2010 ad oggi, e tasse sugli immobili che negli ultimi due anni hanno superato i valori raggiunti nel 2012, quando l’Imu fece la sua comparsa. “Siamo molto preoccupati – prosegue Boschetto – di ciò che potrebbe avvenire anche nell’immediato futuro, perché se è vero che si va verso l’abolizione della tassa sulla prima casa, e se è altrettanto vero che continua inesorabile il taglio dei trasferimenti statali verso gli enti locali (diminuiti, nei 18 Comuni umbri presi in esame, del 56% dal 2010), dove reperiranno le Amministrazioni locali le risorse che verranno a mancare dalle loro casse? Il nostro timore è che a pagare siano ancora una volta le imprese, soprattutto le piccole. Ma anche le famiglie più deboli qualora i Comuni ritocchino al ribasso le fasce di esenzione dalle imposte (Irpef)”. “Siamo d’accordo – va avanti Giannangeli – con chi, a livello nazionale, sta lavorando per ridurre le tasse su famiglie e imprese, ma il rischio è che calino quelle dello Stato e aumentino quelle locali. Noi crediamo che per arrivare a una riduzione effettiva delle tasse per tutte le imprese è indispensabile passare dal taglio dei costi della pubblica amministrazione, a cominciare dalla chiusura di società ed enti pubblici inutili. Non ci sono altre strade o scorciatoie. Né rimane molto altro tempo a disposizione. Perché – conclude il direttore di Cna Umbria – o ripartiamo adesso o mai più”.