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Tartufo nero, convegno a Norcia sul “prezioso patrimonio”

Anche quest’ anno, come accade ormai da molti anni,  l’Associazione Tartuficoltori e Tartufai intitolata al grande studioso e sperimentatore della coltivazione del tartufo “Pietro Fontana”, docente di agronomia all’Università di Venezia negli anni a cavallo del fine settecento e primo ottocento, ha organizzato il 29 febbraio,  in Collaborazione con il Comune di Norcia, il Convegno:

“Il Tartufo nero di Norcia, un antico prezioso patrimonio da tutelare e sviluppare – La gestione dell’Acqua nelle tartufaie coltivate”.

Questo Convegno ha avuto modo di sensibilizzare significativamente tutti gli intervenuti, cercando e mettendo in particolare evidenza il tartufo nero pregiato (Tuber Melanosporum), che è il prodotto tipico del comprensorio Spoletino-Nursino e tende ad avere la massima visibilità verso l’esterno, sia per le sue eccellenti qualità culinarie e sia per il profondo legame che esso storicamente ha avuto con il territorio, tanto da essere volgarmente definito

“Tartufo nero di Norcia o di Spoleto” – Questo prezioso prodotto tende, però, sempre più a ridursi quantitativamente e ad essere oggetto di sofisticazioni che ne danneggiano l’immagine e di conseguenza anche il suo valore di attrazione. Inoltre, man mano che i cittadini imparano a conoscerlo si rendono conto che, soprattutto nei locali extra comprensorio, viene spesso servita una miscela di scadenti funghi con olio aromatizzato e quindi, con il passar del tempo, può venire danneggiato anche il suo valore economico.

Per concorrere perciò alla difesa di questo pregiato tubero e  diffondere una corretta conoscenza della sua ecologia, si intendono promuovere azioni tese alla salvaguardia delle tartufaie esistenti e all’incremento della produzione, con impianti effettuati con piantine tartufigene, che dovrebbero essere prodotte con semi e tartufi locali, portando anche sempre maggiori supporti di conoscenza con Convegni e Corsi .

Al Convegno suindicato,  voluto dal Comune di Norcia, ha portato il saluto del Sindaco Nicola Allemanno  l’assessore Giuliano Boccanera. Nel suo discorso introduttivo, l’assessore   ha sottolineato la grande importanza del Convegno inserito all’interno della Mostra Mercato del Tartufo Nero di Norcia, esaltando la presenza di una cosi numerosa platea e vedendo in questo il segno di un nutrito interesse verso la tartuficoltura. Questa, infatti, afferma ancora l’assessore,  rappresenta attualmente, non solo in Valnerina, la più  valida attività alternativa alle tradizionali colture agricole andate ormai fuori mercato, e fa piacere osservare un sempre maggiore interesse da parte dei giovani a guardare e investire in questo branca di attività.

Un saluto particolare ai Relatori Domenico Manna Presidente Associazione Pietro Fontana, a  Gianfranco Berni Presidente Federazione Italiana Tartuficoltori Associati, alla Prof. Domizia Donnini – Facoltà di agraria dell’Università degli Studi di Perugia, al  Prof. Pierre Sourzat -Station Trufficole de Cahors- le montat  France, ed al Moderatore Gianluigi Gregori  del Centro Sperimentale di Tartuficoltura – ASSAM Regione Marche.

L’intervento del Presidente della FITA Gianfranco Berni, di ritorno dall’ultimo vertice presso la Comunità Europea, ha evidenziato le ultime notizie relative alla legge Comunitaria sulla Tartuficultura, facendo il punto della situazione sui vari temi che sono in discussione in quella sede e che saranno oggetto del prossimo GETT in Spagna. Ha riferito inoltre sull’azione che si sta facendo con il Ministero delle Politiche Agricole per far passare la tartuficoltura come attività agricola di pregio, al fine di meglio salvaguardare questo prezioso prodotto e il suo l’ambiente, nonché gli interessi dei tartuficoltori e dei tartufai,

Il prof. Pierre Sourzat – Station Trufficole de Cahors – Le montat  France, di grande esperienza e tra i piu importanti personaggi nel mondo tartuficolo,  autore di molte pubblicazioni sulla tartuficoltura, ivi compreso  il miglioramento delle tartufaie naturali,  ha affrontato il tema:  “La Tecnica irrigua nelle Tarufaie coltivate”; evidenziando l’importanza della irrigazione nelle piantagioni nei periodi di prolungata siccità, ma anche il pericolo, molto forte, che può comportare un metodo sbagliato, come erogare  abbondante  acqua soprattutto nei terreni poco drenanti, che può portare alla morte delle micorrize,  allo sviluppo di funghi inquinati.

La tecnica di irrigazione deve essere molto adattata all’ambiente, quindi al tipo di terreno, alla sua esposizione e  altitudine, alle condizioni metereologiche ecc. Questo significa che in tartuficultura non esiste una regola fissa ma è l’uomo che deve intervenire a seconda dei casi con i vari sistemi che possono aiutare la natura e di conseguenza le piantagioni.

In particolare la partecipazione dell’Università di Perugia con la Prof. Domizia Donninni del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali  con il seguente argomento “La tartuficoltura in Umbria”,  ha messo in risalto le attività sperimentali effettuate dal Dipartimento in questo campo, con la massima esaltazione di quanto può essere fatto dall’uomo nelle coltivazioni, tenendo sempre presente l’ambiente e le migliori tecniche per avere buoni risultati in tempi brevi, puntando su due punti nevralgici: il Reddito e gli Aspetti Positivi per l’Ambiente. Il Reddito della tartuficoltura  non è confrontabile con altre colture soprattutto in zone marginali, ma può essere una valida alternativa alle coltivazioni tradizionali. Gli Aspetti positivi per l’ambiente consistono  nella tutela della biodiversità, fissazione del carbonio, ripristino e recupero di territori abbandonati, sviluppo sostenibile, coltura completamente biologica, rilancio socio-economico del territorio, incremento dell’offerta turistica.

È stata molto interessante la presentazione storiografica del Tartufo fatta da Domenico Manna che ci ha fatto ritornare indietro nel tempo dove la conoscenza della pepita nera si perde nella notte dei tempi. Infatti, lo troviamo altamente apprezzato dai re babilonesi (3000 a.c.), ma anche i Greci e i Romani ne furono grandi estimatori, sebbene probabilmente conobbero soltanto le terfezie africane. Per tanti secoli si sono accese dispute e ipotesi sulla loro origine e costituzione botanica, continuando a persistere le più varie interpretazioni e, soltanto dopo la metà del 1800, si cominciò ad accettare l’idea che i tartufi fossero organismi autonomi, o meglio dei funghi. Ai primi del 900, il tartufo ebbe un grande promotore e studioso in Francesco Francolini, che dal 1910 al 1927, fu Direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Spoleto, allora una delle più importanti d’Italia, svolgendo un’intensa attività in tutti i campi relativi all’agricoltura, alla arboricoltura agricola, alla tartuficoltura e all’economia agraria, come si evince dalle sue validissime pubblicazioni e dalla copiosa documentazione che ha lasciato, dove già si parlava e discuteva sulla coltivazione ed i sistemi per migliorare la produzione.

Il Dott. Gianluigi Gregori, responsabile del Centro Sperimentale di Tartuficultura delle Marche, con il doppio ruolo di moderatore e di traduttore in simultanea, ha portato la sua vasta esperienza che ha in questo campo ed è stato un ottimo trade-union tra i presenti in sala ed i vari relatori.

I presenti hanno partecipato molto attivamente, ponendo molte domande ai Relatori, che hanno instaurato un rapporto colloquiale e si è potuto sviluppare anche al di fuori dell’assise. Il convegno ha lasciato un segno evidente in molti partecipanti in quanto gli argomenti toccati sono stati di forte interesse, tanto che  tutti i presenti, che gremivano la sala comunale, non si sono perso alcun intervento restando interessati fino alla fine.

L’organizzazione del Convegno sotto la regia di Domenico Manna, Presidente dell’Associazione Pietro Fontana ha avuto un rilevante successo sia sul piano tecnico che sulla partecipazione di personalità altamente specializzate. Al termine molti sono stati gli elogi ed i commenti positivi che non fanno altro che spronare l’Associazione Pietro Fontana ad organizzare attività ancora più mirate per salvaguardare questo prezioso Gioiello “ Il Tartufo Nero di Norcia o di Spoleto “.