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TARTUFO CINESE PUO' ESSERE SPACCIATO COME UMBRO DOC. LA DENUNCIA DI ADOC

La proposta di legge regionale proposta da Massimo Buconi in materia di tutela del tartufo nero pregiato umbro doc va integrata, secondo l'associazione di consumatori Adoc, che sostiene come allo stato attuale resti forte il “rischio che il tartufo cinese venga spacciato per umbro doc”.

Secondo Angelo Garofalo, presidente dell'Adoc Umbria, “non si intravede una vera tutela del consumatore: la normativa regionale, così come quella nazionale, non definisce chiaramente la figura del raccoglitore del tartufo, alimentando diversi rischi”.

L'associazione denuncia come nella normativa regionale non venga inquadrata con precisione la figura del raccoglitore “dilettante e occasionale”, creando una situazione in cui “in Umbria sono presenti 5.500 raccoglitori di tartufi, mentre nei 21 comuni in cui si raccoglie il tartufo nero doc, vedi Valnerina, sono censiti solamente 200 raccoglitori”.

Alla luce di questo, l’Adoc chiede la recente proposta di legge avanzata in consiglio regionale da Massimo Buconi, consigliere di maggioranza del gruppo dei Socialisti e riformisti, sulla tutela del prezioso tubero, venga “integrata e rafforzata”.

Secondo Garofalo, allo stato attuale, “i tuberi, mancando controlli, possono essere venduti nel mercato nero. Secondo, manca la tracciabilità del prodotto (come altri prodotti, vedi l’olio), pertanto le effettive origini di quel tartufo non sono riconoscibili: di conseguenza, è possibile che tartufo cinese venga spacciato per umbro doc, magari mischiando i due diversi tuberi. E questo a discapito del consumatore finale”.

Infine, l’Adoc dell’Umbria chiede il motivo per cui, a fronte della figura “dilettante e occasionale”, il raccoglitore deve seguire un corso volto al conseguimento di un patentino apposito, per un costo di 109 euro.