Dopo le dichiarazioni di Marcello Rigucci, che contestava alcuni punti della Legge regionale, soprattutto quelli sulla raccolta dei tartufi nei fondi privati, l’Associazione Tartufai Alto Tevere, chiamata direttamente in causa, ha voluto replicare alle parole del presidente del Comitato agricoltori tifernate. Ad intervenire è lo stesso presidente dell’Associazione Antonio Bicchi che giudica le affermazioni di Rigucci “lacunose, carenti dal punto di vista legislativo e non appartenenti alla nostra realtà culturale e storica”.
Il latifondo è marginale rispetto ad una piccola proprietà terriera diffusa e frazionata in tante realtà che amano il territorio e i cavatori, con il dovuto rispetto, lo usano attraversandolo per passeggiate naturalistiche per la cerca dei funghi e dei tartufi
Secondo quanto dichiarato da Bicchi esiste una legge quadro nazionale, la 752 del 1985, che all’articolo n° 3 recita testualmente: “La raccolta è libera nei boschi, nei terreni non coltivati e lungo le sponde e gli argini dei corsi d’acqua classificati pubblici”. La Regione Umbria, in ottemperanza alla suddetta legge nazionale ha poi emanato la legge Regionale n° 6/94 con le successive modifiche ed integrazioni, la n° 10 /97 la n°8/ 04. “Detta legge, approvata all’unanimità in Consiglio Regionale, – aggiunge Bicchi – è stata ed è ancora punto di riferimento anche per altre Regioni, infatti nella sostanza trova un giusto equilibrio tra proprietari dei terreni e i liberi cercatori e propone solide basi per la tutela e la salvaguardia del patrimonio tartufigeno, considerandolo bene comune della collettività. Hanno diritto di proprietà sui tartufi prodotti nelle tartufaie coltivate e controllate coloro che le conducono”.
“Le Regioni – continua il presidente dell’Associazione tartufai – rilasciano attestato di riconoscimento di dette tartufaie, delegando attualmente le Comunità Montane, le quali autorizzano i proprietari terrieri che ne hanno titolo su tartufaie controllate, riservandone la raccolta. In Alto Tevere 54 sono le tartufaie controllate e 55 quelle coltivate. Quest’ultime hanno usufruito, in massima parte, secondo il P.S.R. (Piano Sviluppo Rurale) di contributi pubblici per l’impianto e il mantenimento decennale delle stesse”.
L’Associazione Tartufai Alto Tevere esiste da oltre 30 anni ed ha contribuito alla stesura della legge Regionale, insieme a tutti i soggetti che ne avevano titolo, compresi i rappresentanti degli agricoltori, ma è stata anche punto di riferimento per creare un’immagine positiva del territorio valorizzando il tartufo sotto il profilo economico commerciale, turistico ed enogastronomico dove dobbiamo e potremmo fare senz’altro di più
“Nel nostro Statuto – sottolinea Bicchi – una delle finalità principali è la salvaguardia dell’ambiente e del relativo patrimonio tartufigeno. Salvaguardando l’uno si salvaguarda anche l’altro. La Trifola è indicatore ecologico del territorio, dove arriva la chimica smette di nascere. Altra scelta statutaria importante e la difesa della libera cerca: si potevano fare altre scelte nel rispetto della legge, ma questo per noi è stato sempre un punto fermo. E non parliamo della tassa di concessione che il tartufaio paga ogni anno, senz’altro una bella cifra”.
Bicchi ha infine ricordato che l’Associazione tartufai organizzerà, presso la sua sede, con data da definire, incontri con tutti i candidati Sindaci alle prossime elezioni del Comune tifernate. Questi incontri avranno lo scopo di approfondire le tematiche sul tartufo nella realtà locale e quale ruolo ricopriranno le istituzioni nella gestione del “mondo del tartufi”.