“La brutta figura l’abbiamo già fatta e pure bella grossa”. La pensa così Marco Tardelli che, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, parla del modo in cui il calcio ha gestito i mesi di stop per la pandemia e di come si avvia alla ripartenza. “Gli interessi di parte prevalgono su quelli del movimento e il risultato è sotto gli occhi di tutti: siamo arrivati tardi e male alla decisione di ricominciare, con la confusione che regna sovrana – dice l’ex calciatore, campione del mondo nel 1982 -. All’origine del caos c’è stata la mancanza di chiarezza, se ne usciva solo con l’unità d’intenti. Ognuno ha i propri interessi, il più delle volte divergenti tra loro. C’è chi ha paura di retrocedere e ha spinto in tutti i modi per evitare che il campionato riprendesse, chi invece sogna di conquistare lo scudetto e ha fatto il diavolo a quattro per ricominciare. È sempre la stessa storia. Solo su un punto i presidenti sono riusciti a trovare un accordo e non sto parlando del protocollo sanitario, ma della salvaguardia dei milioni per i diritti tv, battaglia che i presidenti stanno portando avanti con forza e tutti insieme, peccato sia rimasto l’unico momento di compattezza”.
Tardelli non ha dubbi sul fatto che “si dovesse ripartire, ma dando la massima importanza alla sicurezza. In Germania ci sono riusciti, pur essendo consapevoli che non esiste un modello certo. I tedeschi però si sono seduti a un tavolo e hanno trovato l’accordo su tutto, ancora prima di confrontarsi con il loro governo”. Tra le cose che non convincono Tardelli il protocollo per la ripartenza. “Mi pare difficile che quello della A possa valere anche per B e C. Ma poi ci sono molti punti oscuri. Che cosa succederà in caso di contagio? La quarantena fiduciaria chi deve farla? E soprattutto, dove dovrà essere fatta? Rischiamo di partire e non arrivare, perdurando la mancanza di chiarezza. È una situazione che sta diventando imbarazzante. La pandemia è bastata per riportare l’unità d’intenti tra le varie componenti. E chi rischia di rimetterci di più, mai come questa volta, saranno i giocatori. Non sono mai stati presi in considerazione, tranne che su un aspetto secondario: l’orario del fischio d’inizio delle partite. Il caldo non mi sembra il problema più grave, si sono disputati Mondiali ed Europei in condizioni proibitive. Altre erano le battaglie da fare. I giocatori dovevano contare di più, invece sono stati gli ultimi a sedersi al tavolo della trattativa. Poi gli stipendi congelati, in alcuni casi in maniera unilaterale. Non capisco perché l’Aic abbia scelto una posizione defilata su questo contenzioso”. Tardelli ribadisce che si candiderà alla presidenza dell’Aic. “Sì. Perché avrei voluto che chi correrà i rischi maggiori avesse avuto più voce in capitolo, invece non è stato così”.
(ITALPRESS).