“Caro Cacciatore ti invito a leggere questa comunicazione, così che tu possa valutare fino a che punto la politica regionale è lontana dagli interessi di noi tutti e della nostra importantissima passione che è l’attività venatoria e purtroppo a braccetto con qualche associazione venatoria”. Inizia così la lettera aperta di Arci Caccia Umbria.
Che prosegue, sempre indirizzata al cacciatore: “Avrai seguito gli sviluppi degli ultimi giorni, saprai del ricorso e certamente avrai letto la delibera della Regione nella quale è prevista la sola caccia ai corvidi per domenica 1° settembre 2024. Purtroppo non è possibile cacciare la tortora selvatica, non per la decisione del TAR che l’ha sospesa… ma prevedibile se non scontato che le lobby animaliste contrarie alla caccia, avrebbero fatto ricorso con valide ragioni, dato che la nostra Regione non aveva adempiuto a fare quanto previsto dalle normative vigenti nazionali ed europee.
L’Arci Caccia l’ha sempre detto alla Regione all’assessore ed alle altre associazioni venatorie di non essere d’accordo con questa preapertura, che già solo con la tortora in assenza degli adempimenti che si sarebbero dovuti fare da anni e con la mancata lettura dei tesserini già dal 2018, rischiavamo i ricorsi e la sospensione della caccia, figuriamoci quando tutte le altre associazioni venatorie ci hanno proposto di firmare un documento dove si inserivano in preapertura i corvidi ed il piccione torraiolo (quest’ultimo neanche compreso tra l’elenco delle specie cacciabili L 157/92). Ma pur di fare qualche tessera in più o prendere qualche voto in più si sono fatte promesse e spot agli ignavi cacciatori, che più chiediamo e più spariamo…”.
Arci Caccia è infatti l’unica associazione venatoria che non aveva firmato la richiesta delle deroghe inoltrata all’assessore Morroni. Una scelta che ora, alla luce dello stop del Tar sulla tortora (il piccione è stato tolto dalla stessa Giunta regionale dopo il parere contrario di Ispra) Arci Caccia rivendica.
Aggiungendo: “A prova di ciò, abbiamo audio ed articoli scritti contro di noi, in cui ci si accusava addirittura di essere anticaccia… e non di voler tutelare il cacciatore che di queste storie non ne sa nulla. Ma (con grande rammarico e tristezza) oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti… caccia alla tortora sospesa e, peggio molto peggio, il rischio di chiusura ai primi di gennaio per le specie indicate nel ricorso, turdidi, beccaccia etc…”.
L’altro rilievo effettuato dagli ambientalisti nel loro ricorso – che nel merito sarà discusso il 24 settembre – riguarda infatti la data di chiusura per turdidi, uccelli acquatici e baccaccia.
Prosegue la lettera aperta: “Siamo stati coperti da insulti, accuse e improperi dalle altre associazioni venatorie dicendo questo, ed accusati che non facciamo gli interessi dei cacciatori… mhaaa.
Lasciamo giudicare a Voi, visto come sono andate le cose, se loro e le loro forzature insieme alla Regione hanno tutelato tutti noi cacciatori”.
E ancora: “Una chiara colpa la dobbiamo ‘nostro malgrado’ dare all’assessore regionale che non ha avuto il coraggio di imporre le corrette scelte di politica venatoria della Regione (Vedi il Piano Faunistico Vigente mai messo in atto) ma si è sottomesso alle decisioni di alcune forza politiche interne di minoranza spalleggiate da qualche associazione venatoria… Non ha saputo assumersi la responsabilità di scegliere, ma ha preferito lavarsene le mani a scapito della buona politica. Non solo, dobbiamo ricordarci che se il prossimo 24 settembre il TAR dovesse accogliere le richieste dei ricorrenti di chiudere la caccia ai turdidi etc al 31 dicembre, anziché al 30 gennaio, a quel punto il danno ai cacciatori umbri è completo, alla faccia della tutela degli interessi dei cacciatori”.
Quindi, il messaggio di Arci Caccia alla politica e alle altre associazioni venatorie: “Prima che il mondo venatorio cada definitivamente nel burrone, noi pensiamo che sia arrivata l’ora di finirla: la Giunta regionale e le forze politiche di maggioranza devono smetterla di fare campagna elettorale sulla pelle dei cacciatori che pagano le tasse senza avere la certezza del diritto di poter ottenere ciò che hanno pagato.
Le altre associazioni venatorie debbono finirla con le promesse demagogiche e populiste che poi si rivelano puntualmente ingannevoli e che servono solo a fare qualche iscritto in più, ma sicuramente non tutelano i cacciatori e la caccia, al contrario producono solo isolamento dei cacciatori dal resto della società civile. È necessario che anche i cacciatori tutti la smettano di credere alle promesse demagogiche impossibili da ottenere, anche se comprendiamo che non è semplice; ci riferiamo in particolare alle promesse di quelle associazioni i cui presidenti adesso, a fronte della decisione del Tar, fanno il pianto del coccodrillo e accusano questo e quello. Dobbiamo tutti insieme combattere affinché la Regione attui quanto previsto dalle normative per creare le condizioni per fare una preapertura seria, anche per la tortora e modificare in maniera intelligente e corretta quelle norme che di buon senso nulla hanno.
Altrimenti è meglio aprire la terza domenica di settembre fino al 31 gennaio, garantendo al cacciatore la certezza del diritto come abbiamo sostenuto in questi ultimi 5 anni. Inoltre – conclude Arci Caccia la sua lettera – evitiamo di dare sponde a coloro che sono veramente contro la caccia. Isoliamoli facendo e proponendo una attività venatoria ecocompatibile condivisa dalla società civile, a partire dai componenti delle nostre famiglie”.