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Tangenti in cambio di sentenze, tutte le intercettazioni che incastrano Antonini e il giudice Tar Lazio / L’arresto dell’ex presidente Bps-Scs

Redazione

Tangenti in cambio di sentenze, tutte le intercettazioni che incastrano Antonini e il giudice Tar Lazio / L’arresto dell’ex presidente Bps-Scs

Lun, 22/07/2013 - 20:30

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Carlo Ceraso
Inquietante. Il sistema corruttivo messo in piedi dal giudice del Tar Lazio Franco Angeli Maria De Bernardi, arrestato insieme ad altre sei persone fra cui l’ex . 1 di PopSpoleto e della holding Spoleto Credito e Servizi, ha dell’incredibile per la disinvoltura con cui il giudice tranquillamente parlava al telefono di sentenze da aggiustare e ricorsi da scrivere per gli avvocati.
Convinto di essere ‘immune’ da ogni controllo. Invece la procura di Roma lo teneva sotto controllo, avendo affidato al colonnello Sergio De Caprio (il Capitano Ultimo) e al capitano Pietro Rajola Pescarini le indagini che hanno smascherato la ‘cricca’. Una inchiesta durata relativamente poco, appena sei mesi, nel corso della quale gli inquirenti hanno sentito pure troppo, grazie a microspie e cimici piazzate ovunque anche nella jaguar guidata dal togato. E a quelle intercettazioni telefoniche che ancora certa politica vorrebbe abolire. L’inchiesta trae origine dalle ‘captazioni’ disposte nell’ambito di un’altra inchiesta disposta dalla procura di Napoli. I fatti, scrive il gip, sono di “particolare gravità….l’esame del considerevole compendio probatorio dimostra in maniera chiara ed univoca la sussistenza di un articolato e organizzato sistema di corruzione che fa capo al De Bernardi”.
L’accusa – L’ordinanza di custodia cautelare – 3 in carcere, 4 ai domiciliari (fra questi l’Antonini – clicca qui) – emessa dal gip Maria Paola Tomaselli accoglie pienamente le risultanze delle indagini coordinate dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e dal pm Stefano Pesci. Per la procura De Bernardi con l’avvocato Matilde De Paola avevano concluso un “accordo per un numero indeterminato di casi futuri in base al quale quest’ultima si impegnava a corrispondere al De Bernardi somme di danaro quale compenso per accordarsi con parti processuali in ordine alla nomina della stessa De Paola quale difensore in procedimenti avanti al Tar Lazio, messa a disposizione di elementi privilegiati di conoscenza in ordine ai meccanismi interni dell’ufficio, supporto nella stesura di atti processuali….accordo che trovava concreta attuazione ai procedimenti in cui erano parti processuali Tex Rama Srl, Trevisani, Antonini, ICS Grandi Lavori SpA, Callini, Vettoretto, Gaudenzi per il quale De Bernardi ha percepito somme indeterminate ma certamente superiori a 15mila euro”. Il giudice amministrativo avrebbe infatti indirizzato allo studio legale anche due alti ufficiali della Marina “curando per loro la stesura dei ricorsi amministrativi dagli stessi proposti e influendo in modo determinante nella stesura della sentenza, ricevendo quale corrispettivo dall’avvocato De Paola, per il tramite della propria convivente (Evis Mandija) la somma di euro 10mila”. Sulla stessa scia le contestazioni mosse anche per l’interessamento nei confronti del “Luna club”, locale raggiunto da una ordinanza di chiusura per la quale si sarebbe adoprato “a mezzo di attività di illecita pressione ed interessamento sui giudici assegnatari della causa”. Anche per ricorsi su esiti di concorsi notarili impugnati da alcuni aspiranti.
Il giudice e l’avvocato – Il rapporto con l’avvocato Matilde De Paola è fortissimo. Leggiamo le carte che Tuttoggi.info ha potuto visionare; 101 pagine di una ordinanza che sembra schiacciare corrotti e corruttori alle proprie responsabilità.
Ormai tutti quelli che arrivano devono andare tutti da te….io ormai mando tutti da te…questo è ovvio…” dice De Bernardi
La De Paola sembra imbarazzata; al telefono dice di non sapere quanto chiedere per la parcella, che i clienti le dicono di aver già speso con un altro legale.
“Bloccali subito!” replica il giudice “…signori buona sera!….qui non stiamo al mercato signori!…ogni cosa ha il suo costo….sapessi quello che ho speso io dai dentisti…”bisogna essere duri….come fanno…perché così i notati…così fanno i medici…tu gli devi dire ma lo sa quanto mi costa tenere in piedi questo studio?”
Neanche l’arresto del giudice De Bernardi a fine maggio scorso, su ordine della procura di Palermo di vari e gravi reati, convince l’avvocatessa a soprassedere. Anzi ad un collega di studio – il giorno dopo l'ordinanza palermitana (annullata tre giorni dopo) – dice al telefono se non è il caso di “avvicinare un altro magistrato” del Tar. I due sembrano fare riferimento ad un magistrato donna, sposata con un rappresentante della Corte dei Conti: “avvicinala – fa la De Paola al collega – avvicinala la mettiamo dentro lo studio….avremmo due appoggi….Corte dei Conti…come dire? Due piccioni con una fava”.

Minchia amore abbiamo fatto un reddito” – un ruolo lo avrebbe anche la compagna albanese del togato, Evis Mandija, chiamata a volte a riscuotere il denaro. La cimice piazzata nella Jaguar del giudice svela un colloquio ripreso dal gip nell'ordinanza. “S'è fatto vivo l'ufficiale?” chiede a De Bernardi che risponde ““. E la donna “minchia amore abbiamo fatto un reddito!
L’affaire Antonini – De Bernardi per il gip accettò la promessa “del pagamento di euro 50mila in cambio della sua illecita attività volta ad alterare le corrette procedure di assegnazione e decisione del ricorso proposto dall’Antonini per “l’annullamento del provvedimento” di commissariamento della Spoleto Credito e Servizi”; condotta illecita successivamente concretamente sviluppata dal De Bernardi mediante l’indirizzamento dei ricorrenti verso lo studio dell’avvocato De Paola, la predisposizione di memorie difensive, la richiesta – poi accolta – di poter partecipare alla medesima udienza in cui il ricorso veniva trattato così da poter partecipare (pur non facendo parte del collegio investito della controversia) alla camera di consiglio del giorno 8 maggio 2013, nella quale si discuteva il ricorso, conseguendo in tal modo il concreto effetto di indirizzare il collegio all’adozione di una decisione interlocutoria estremamente favorevole alla posizione dell’Antonini”.
E’ la parte più rilevante dell’accordo scellerato fra il magistrato e il legale che a sua volta ha stretto un patto corruttivo con Giorgio Cerruti, faccendiere in passato legato a Flavio Carboni, “portavoce” di Giovannino Antonini che spera così di aver trovato la strada giusta per ‘sistemare’ il proprio ricorso contro Bankitalia e Mef. Cerruti invita a pranzo il giudice, monsignore Sodi e Antonini.
Il magistrato si mostra subito disponibile “e glielo facciamo fare….lo serviamo come merita….è amico tuo!” dice al telefono. E’ il 25 febbraio 2013, in pratica l’ex padre-padrone di Bps si è mosso prima ancora che fosse depositato il ricorso. Il pranzo si farà due giorni dopo in un ristorante ai Parioli. Il quartetto non sa di essere seguito a distanza dagli uomini di ‘Ultimo’. Qualche giorno dopo il faccendiere chiama il magistrato invitandolo a fare un prezzo che poi girerà alla ‘parte’ (Antonini).
Le intercettazioni – di seguito alcune dei colloqui fra il magistrato e alcuni dei coinvolti nell’inchiesta.
Cerruti – tu mi devi dire….ci vuoi pensare un attimo? Non è che mi devi dire adesso…vuoi sentire…siccome questo va presentato entro pochissimi giorni
De Bernardi – pochissimi…..diventa difficile quantificare una cosa…una cosa…a me diventa difficile quando c’è di mezzo un amico.
Cerruti – no, no, no non ‘centra…questa gente che io conosco da, da, da più di trenta anni, no? Io c’ho fatto prendere la quotazione in borsa…quando è stato….a suo tempo, tramite il cugino di Giulio Andreotti, no? Che era il direttore generale….
De Bernardi – qui non ci sono cose…prezzi a ste cose, non è che puoi chiedergli
Cerruti – no, non puoi chiedere l’impossibile però…però!
De Bernardi – non è che puoi chiedergli qualche migliaio d’euro perché così fa ridere i polli
Cerruti – apposta, facciamo una valutazione, no? Poi ne riparliamo domani, dopodomani, vogliamo sta a pranzo insieme, no? Come vuoi….io trasferisco la richiesta e no nci sono discorsi
De Bernardi – senza dire che viene da me
Cerruti – Ma no! Guarda te…ma così cretino mi fai…ma io te lo faccio passare da monsignore
De Bernardi – ecco deve risultare…ma poi anche per il monsignore deve risultare una cosa giusta…quindi sentiamo anche quali sono le esigenze del monsignore
Cerruti – scusami tu mi devi dire: guarda Giorgio qui ci vogliono cinquantamila euro, faccio per dire adesso, na cifraaa, na cosa del genere, poi se monsignore ne aggiunge dieci sopra sono cavoli suoi, saprà lui come giocarsela quella partita dopo, eh…
Il faccendiere continua parlare a ruota libera svelando agli inquirenti che il monsignore in passato avrebbe avuto un “contributo dalla banca….dalla fondazione non dalla banca, a livelli di beneficenza insomma, gli hanno dato sessanta mila euro per l’accordo che stavano….per mantenersi, per aiutarli in piedi”. E sollecita il togato a quantificare il prezzo
De Bernardi – ho capito Giò…normalmente si può fare una parte prima, una parte dopo…e poi si mette in moto….qui c’è sotto gente che giustamente….io poi ci devo da andà a parlà
Cerruti – a posta ho detto….tu mi dici…1-2-3 la roba è questa…più quest’altro per me!…e questo diventa il totale….finito il discorso…a me non mi devi dare i dettagli che non me ne frega niente
De Bernardi – va bene dai…tieni tu la busta….fai tu il Paymaster
Il primo incontro – è l’8 aprile quando Antonini incontra il magistrato nello studio della De Paola. Il giorno prima il magistrato aveva sollecitato l’avvocato a fare bella figura con Antonini invitandola anche a rappresentare di avere degli “agganci” in Banca d’Italia. Nuovo incontro il 10 aprile nello studio del magistrato, ma stavolta c’è solo Cerruti. Leggiamo
Cerruti – Il presidente mi chiedeva…mi chiedeva…quant’è? Perché dobbiamo sapere
Bernardi – quello che ci siamo detti…quelli che ci siamo detti
Cerruti – Cinquanta
De Bernardi – sì…senza problemi
Cerruti – posso riferirlo
De Bernardi – tranquillamente
Cerruti – siamo….siamo tranquilli?
De Bernardi – più di questo…non è che si può fa!…siamo tranquilli….sei in un ventre di vacca
L’interesse del giudice si concretizza anche nella consulenza a favore della De Paola che viene così affiancata all’avvocato Tedeschini. La conferma è l’intercettazione del 15 aprile alle 19.04 dove De Bernardi dice: “poi imbastiamo il ricorso, perché non so…se lo hai letto quello di Tedeschini….ma guarda che mi sta facendo….venire dei conati…è peggio di quello di…”
Questi cretini di Spoleto” – De Bernardi si muove e i ‘risultati’ sembrano arrivare. “Ciao cara” dice al telefono con l’avvocato “allora ti do una buona notizia che dovrai vendertela molto bene….l’otto maggio ci sarò io (è il giorno dell’udienza fissata per il ricorso di Antonini, n.d.r.)….appena senti i nostri amici, quelli là li puoi tranquillizzare….ti rendi conto che mi sono fatto assegnare….sarò io presente….avremmo dovuto chiedere molto di più! Molto di più!…nonostante che non sia la mia sezione…non si è mai vista una cosa del genere….quello che sono riuscito a fare per questi cretini di Spoleto non è, guarda non ha….uguali! Perché sono dovuto andare da Piscitello e da Bianchi
Il denaro – è il 30 aprile quando Antonini si presenta allo studio della De Paola per sottoscrivere la delega e lasciare 6mila euro. In una telefonata precedente l’avvocato dice al Cerruti di ricordare all’ex dominus che c’è stato “quell’aumento” e quando viene sapere dal suo assistente che la somma è stata consegnata osserva che si aspettava non 6mila euro ma 20mila. Somma che Antonini salderà il 7 maggio, incrementandola di mille euro, quando Cerruti, per suo conto, consegna alla legale la somma di 15mila euro.
La ciccina e i ciccioni – De Bernardi intanto continua a scoprirsi al telefono ignaro che i carabinieri sono in ascolto. Così alla De Paola: “Ciccina, allora le cose stanno così, se si accoglie bisogna fissare il merito entro un mese, se si respinge si segue il nomale iter…ha mandato il ciccione…..oltretutto sai qual è l’interesse del ciccione più grosso?”
De Paola – Antonini?
De Bernardi – che lui si faceva dare….no, Antonini dava i soldi a Cerruti, adesso che non c’è più Antonini lì Cerruti non piglia
De Paola – Ma come glieli dava? Perchè…
De Bernardi – crediti, gli dava crediti senza che gli desse garanzie…Cerruti è fallito più volte…eh, gli interessi qui sono grossi, grossissimi….però l’importante è che non ci facciano lavorare a vuoto e gratis soprattutto…
De Paola – Noooo
De Bernardi – Quindi adesso questo qui quanto hai detto che ha portato?
De Paola – 15.000
De Bernardi – neri
De Paola – neri, a sottolineare che non ci sarà bisogno di fatturarli.
De Paola – ….allora io chiederei 150mila euro per il secondo grado, cioè se loro, non il secondo grado, anche se glieli risolviamo i problemi in sede di transazione con Banca d’Italia, che loro si insediano, io chiederei una cifra di questo genere, perché, non so se mi spiego, li hanno fatti fuori eh?
De Bernardi – stai scherzando? Una cosa ignobile
De Paola – Eh ignobile
Il day after – Antonini non è soddisfatto dell’ordinanza della III sezione che ha fissato ad ottobre l’udienza senza accogliere la sospensiva del provvedimento. Di parere contrario, ovviamente, il giudice amministrativo. Ecco la telefonata del 9 maggio.
De Bernardi – comunque guarda ieri siete andati benino, ha fatto un’ottima parte Tedeschini, tu hai fatto la tua …abbiamo portato a casa il risultato perché….il 2 ottobre va in decisione nel merito e vinciamo…
De Paola – ln verità e mò ti dico la cosa che ti fa arrabbiare, è che sono scontenti…quando abbiamo avuto un mezzo risultato già
De Bernardi – abbiamo avuto il totale risultato
De Paola – allora gli ho spiegato tutto, permettimi di fare una riunione con te. Loro vogliono una riunione e ti prego in questo di essere presente e gli spacchi la testa e ti metti a gridare.
La riunione con monsignore – le lagnanze di Antonini convincono i presunti corrotti ad accettare un incontro nello studio della De Paola. E’ il 15 maggio. A tale riunione partecipano anche il giudice, Cerruti e monsignor Manlio Sodi (finito nell’inchiesta sul crack dei Salesiani per una tangente, ammessa alla Guardia vaticana di 775mila euro), anche se quest’ultimo non risulta indagato avendo mantenuto una “posizione apparentemente più defilata”, come scrive il gip. Anche se da una “attenta analisi delle risultanze processuali, suscettibili di ulteriori approfondimenti, emerge non solo che” il prelato “è a conoscenza dell’illecito accordo, ma è perfettamente al corrente dello svolgersi degli accadimenti”. Inizialmente, infatti, Sodi, attraverso la Onlus in cui è inserito, dovrebbe pensare al pagamento della somma pattuita al giudice. Una strategia che con il passare dei giorni viene accantonata per quella di consegne di denaro dal Cerruti alla De Paola. Sodi si sarebbe comunque preoccupato del buon esito della causa al punto di “fungere in diverse circostanze da intermediario fra Antonini e Cerruti” fino a partecipare all’incontro del 15 maggio “per tranquillizzare Antonini riguardo l’esito del ricorso”.
Anche se le parole che sembrano confortare di più sono quelle del magistrato captate dalle cimici posizionate nello studio legale: “Non si vince mai con la Banca d’Italia…hanno una sorta di timore reverenziale proprio i giudici…”. De Paola: “beh noi non li abbiamo risparmiati”; De Bernardi “no!…voi no!…è dentro…è il Collegio…io sono andato avanti sino alle 8 di sera a fargli capire che non….”.
Parole che, nonostante De Bernardi verrà arrestato la prima volta a maggio scorso, devono aver rincuorato l’ex dominus talmente tanto da convincerlo ad indire il 9 giugno successivo una conferenza stampa per controbattere alle accuse che gli ha mosso la procura della repubblica di Spoleto che si prepara (per lui come per gli altri 33 indagati a vario titolo fra imprenditori, board di Bps e Scs, dirigenti e funzionari bancari) a chiedere il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta, mediazione usuraria e associazione a delinquere. Conferenza lla quale si presentò accompagnato dai suoi legali, Morcella e Tedeschini, e nel corso della quale non furono risparmiate frecciatine al curaro nei confronti dei magistrati spoletini, della guardia di finanza e anche di Tuttoggi.info (clicca qui con video e foto).
No intercettazioni dirette” – resta per il momento in punta di forchetta la linea difensiva del legale di Antonini, Manlio Morcella che all’Ansa ha annunciato il ricorso al Tribunale del Riesame riservandosi una più approfondita valutazione una volta esaminati gli atti dell’inchiesta. Morcella ha evidenziato che “non ci sono intercettazioni dirette tra Antonini e il giudice”.

Idv, “indagate su ultimi 12 anni” – a rompere il silenzio sul fronte politico al momento si segnala solo il comunicato del segretario regionale IdV Paolo Brutti: “le richieste della magistratura nei confronti dell'ex presidente Bps Antonini sono inquietanti e viene da chiedersi quali effetti abbiano prodotto i suoi dodici anni alla presidenza e i ventidue in Consiglio d'Amministrazione sull'economia spoletina e umbra in genere. Chiediamo ai giudici una pronta verifica delle accuse ma anche un approfondimento delle indagini per verificare se i metodi contestati nell'ordinanza d'arresto siano stati adottati in altre sedi o in altri livelli e se ciò sia avvenuto in virtù di ulteriori connivenze”. Paolo Brutti si “preoccupa della salute della banca, dei suoi correntisti e delle migliaia di soci della cooperativa Scs, che non debbono in alcun modo essere travolti dalle imputazioni mosse ad Antonini”. Brutti conclude infine con una nota di “apprezzamento alla magistratura spoletina e ai pochi organi che in questo lungo periodo hanno tenuto alta l'attenzione sui fatti Bps”. In effetti, anche di fronte agli scandali che negli ultimi tre anni hanno travolto i due istituti di credito, sono stati davvero pochi i quotidiani che hanno dato risalto all'opera degli inquirenti. A dimostrazione di come anche la stampa, per non parlare delle stanze dei bottoni, fosse 'attratta' e intimorita dal potere del presidentissimo, ritenuto ancora fino a poco tempo l'uomo più potente della regione. Ma le cui fortune sembrano inerosibilmente destinate a tramontare.

Costituzione di parte civile – gli arresti di oggi, ed in particolare quello dell'ex dominus, convincono Federconsumatori – a cinque mesi dal commissariamento di Bankit – ad uscire allo scoperto annunciando una costituzione di parte civile. “Le notizie stampa circa l'arresto di sette persone tra cui l'ex presidente della Banca Popolare di Spoleto – si legge nella nota diramata dal presidente provinciale Alessandro Petruzzi – sono inquietanti e le motivazioni preoccupanti e ci chiediamo quali effetti abbiano prodotto – se detti fatti venissero confermati – sull'economia spoletina e umbra. Federconsumatori Perugia esprime apprezzamento per il lavoro della magistratura e auspica una celere verifica della fondatezza delle accuse. Il commissariamento avvenuto da parte di Banca d'Italia garantisce sul presente della banca ma Federconsumatori è preoccupata per eventuali danni creati alle migliaia di soci che potrebbero aver subito gravi perdite. Alla luce di queste gravi criticità Federconsumatori raccoglie adesioni alla costituzione di parte civile nel caso e non appena i responsabili del danno saranno rinviati a giudizio ,al fine di tutelare interessi individuali e collettivi“.

(Aggiornato alle 21.15)

© Riproduzione riservata

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