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Tabacco: Coldiretti costituisce l'organizzazione dei produttori

Rendere competitiva la coltivazione del tabacco per garantire un adeguato reddito alle imprese del settore, accorciare la filiera con una contrattazione diretta con le manifatture al fine anche di eliminare i costi aggiuntivi per le aziende, riunificare e razionalizzare la produzione, semplificando il sistema associativo.
Questi alcuni degli obiettivi che si prefigge OPIT, l’Organizzazione Produttori Italiani Tabacco, costituitasi ieri e promossa dalla Coldiretti Umbria, per rispondere alle esigenze di un mercato profondamente cambiato rispetto al recente passato.
L’Organizzazione di Produttori – spiega la presidente Marcella Calabresi – ha un carattere interregionale, visto che vi aderiscono anche produttori veneti e toscani. Aperta comunque a tutti gli imprenditori agricoli, interesserà prevalentemente la varietà Bright, ma anche Kentucky.
Il 2011 – ricorda Coldiretti – nonostante le molte difficoltà registrate, è stato un anno fondamentale per la tabacchicoltura; per la prima volta la maggiore multinazionale mondiale, Phillip Morris, ha deciso di acquistare tabacco direttamente dai produttori con un accordo sottoscritto con Coldiretti che ha garantito volumi, prezzi e durata poliennale e di fatto ha consentito di dare certezze operative ai produttori. È chiaro – precisa Coldiretti – che l’accordo da solo non è sufficiente per salvare l’intera produzione nazionale di tabacco; è necessario quindi che le altre manifatture facciano la loro parte confermando i quantitativi storicamente acquistati sul mercato italiano.
La nuova OP – ribadisce Marcella Calabresi – dovrà consentire un maggiore valore aggiunto per gli imprenditori, remunerando anche l’impegno delle imprese per il miglioramento qualitativo del tabacco, garantendo quindi competitività e sostenibilità di medio e lungo periodo. Il nostro lavoro – conclude Calabresi – in un’ottica di maggiore efficienza della filiera, dovrà orientarsi verso un adeguato prezzo di vendita del tabacco, ma dovrà anche portare le imprese ad assumere un ruolo da protagoniste nella programmazione delle coltivazioni, condizione sempre più fondamentale per evitare distorsioni di mercato dovute ad eccedenze di produzione.