Il Codacons ha presentato un esposto alle Procure della Repubblica di Perugia e Terni e all’Antitrust chiedendo di indagare sugli abnormi rincari dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa registrati in regione e su possibili speculazioni in atto a danno di consumatori e imprese dell’Umbria.
Il continuo aumento dei prezzi dei carburanti non è passato inosservato e, nonostante in Italia la polemica si riaccenda con cadenza periodica, questa volta le conseguenze non sembrano farsi attendere.
I prezzi vertiginosi (e che non accennano a fermarsi) hanno portato infatti gli autotrasportatori ad annunciare uno sciopero a partire da lunedì 14 marzo. Sciopero che sembrerebbe essere stato bloccato almeno formalmente dalla Commissione di garanzia per lo sciopero, poiché non sono stati rispettati i tempi di preavviso (che dovrebbero essere di 25 giorni) ma anche perché non è stata specificata la durata stessa dello sciopero.
La decisione della Commissione non sembra però turbare Trasportounito che ha continuato a rassicurare sulla fattualità dello sciopero. Il segretario generale Maurizio Longo ha infatti spiegato che l’iniziativa è motivata dalla volontà di “evitare l’indebitamento” degli autotrasportatori, che i rincari avrebbero messo nella situazione di non poter svolgere il proprio lavoro senza andare in perdita. Longo ha fatto poi notare come, dopo l’annuncio dello stop, siano già arrivati i primi risultati. “Molti committenti hanno chiamato le imprese di trasporto garantendo la copertura della maggiorazione dei costi”.
L’aumento senza sosta dei listini ha spinto il Codacons a presentare un esposto a 104 Procure in tutta Italia e all’Autorità garante della concorrenza. Tra queste sono comprese anche Perugia e Terni. “In questi giorni i listini dei carburanti venduti presso i distributori sono letteralmente fuori controllo, con la benzina che in modalità self viaggia verso i 2,3 euro al litro e costa in media il 39,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il gasolio sale addirittura del +51,3%” spiega il presidente Carlo Rienzi.
Aumenti che, come segnalato anche dal ministro Cingolani, non apparirebbero giustificati né dalle attuali quotazioni del petrolio, né da riduzioni delle forniture sul territorio legate alla guerra in Ucraina, senza contare che benzina e gasolio venduti oggi presso i distributori sono stati acquistati mesi fa, a prezzi sensibilmente inferiori.
“Il rischio è i rincari dei prezzi alla pompa possano essere dopati da fenomeni speculativi tesi a sfruttare la delicata situazione in Ucraina per incrementare i guadagni a danno di consumatori e imprese – prosegue il presidente del Codacons Rienzi – Per tale motivo presentiamo un esposto all’Antitrust e a alle Procure della Repubblica dell’Umbria, chiedendo di aprire indagini con l’ausilio della Guardia di Finanza e accertare eventuali speculazioni e illeciti sul territorio regionale, alla luce delle possibili fattispecie di truffa aggravata, aggiotaggio e manovre speculative su merci”.
La minaccia dello sciopero e il conseguente timore per la mancanza di merci e rifornimenti hanno spinto gli italiani ad una corsa agli approvvigionamenti che ha coinvolto diverse regioni. Anche l’Umbria non è stata esente dal fenomeno, seppur sicuramente in forma minore.
In varie parti della regione, infatti, si sono formate code ai distributori di benzina (nonché una caccia selvaggia per quelli con i prezzi più bassi) e i supermercati sono stati presi d’assalto.
Sebbene sia stato detto più volte che per ora non corriamo il rischio di rimanere a corto di rifornimenti, l’annuncio dello sciopero ha fatto serpeggiare il panico tra i cittadini. Emblematico il caso di Terni, dove si è riscontrato il fenomeno di generi alimentari presi d’assalto. Diversi supermercati sono stati costretti ad imporre un limite massimo di pezzi a cliente, soprattutto su beni primari come la farina, mentre gran parte dei cittadini si ammassava tra le corsie per fare scorta di cibo.
A raccontarlo gli stessi commessi che sui social hanno commentato la vicenda: “Visto che quello scaffale lo carico io, posso chiarire alcune cose – ha scritto un dipendente di una catena commerciale in un post su Facebook sotto la foto di uno scaffale vuoto – La limitazione è stata messa questa mattina, ma la rispettano in pochi. Le scorte che avevamo, bastavano per più di una settimana “normale”, sono terminate in un giorno e mezzo. Stesso discorso per la pasta. Al di là dello sciopero ventilato, bisogna vedere le scorte della nostra piattaforma di rifornimento, che penso si trovi nelle nostre condizioni, visto la richiesta decuplicata in due giorni. Ho visto scene in questi due giorni, forse peggiori di quelle di inizio pandemia”.
Non è sicuramente una situazione al limite per ora, come quella che invece si sta verificando in altre parti d’Italia, ma denota una preoccupazione di fondo verso un futuro prossimo che sembra sempre un po’ più incerto.
[di Alessia Marchetti]
(foto in evidenza da Facebook)