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Superbonus Caldaie, la Regione Umbria destina 1,8 milioni alle aree urbane inquinate

La Regione Umbria lancia il Superbonus Caldaie annunciando la copertura integrale per le 24 domande rimaste in sospeso del 2025 e un importante rifinanziamento per le due prossime annualità. Viene così colmata una grave mancanza della precedente giunta regionale e il silenzio di fronte alla reiterata richiesta di incontro per rifinanziare l’Accordo di programma per la qualità dell’aria, completamente ignorata del Ministero dell’Ambiente e la Sicurezza Energetica.

Il nuovo Superbonus Caldaie prevede uno stanziamento di 1,8 milioni di euro nel biennio 2026-2027 per “incentivare la sostituzione degli impianti di riscaldamento a biomassa inquinanti, contribuendo al miglioramento della qualità dell’aria e alla riduzione delle emissioni inquinanti”. La misura rientra nel disegno di legge di assestamento del bilancio di previsione regionale 2025-2027 approvato dalla Giunta su proposta del vicepresidente con delega al Bilancio, Tommaso Bori.

“Veniamo da una gestione irresponsabile – l’attacco dell’assessore all’ambiente e all’energia Thomas De Luca – dove la precedente giunta regionale, con una scelta miope e dannosa, ha disperso i 5,5 milioni di euro destinati alle aree inquinate anche alle aree di montagna, ignorando colpevolmente i comuni più critici che rischiano di portare l’Umbria nuovamente in procedura d’infrazione europea per le polveri sottili. Il risultato? Solo un 5% degli incentivi, ad esempio, è arrivato ai Comuni di Terni e Narni, lasciando l’area regionale di crisi ambientale complessa in una situazione peggiore di quella precedente”.

Il nuovo Superbonus Caldaie permetterà di concentrare le risorse dove l’intervento è più urgente e necessario per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Mentre il precedente bando regionale aveva visto l’interruzione dell’acquisizione delle domande il 19 novembre 2024 a causa del rapido esaurimento della dotazione finanziaria in quanto la precedente giunta regionale, in accordo con il Ministero, decise di utilizzare i 5,5 milioni relativi all’Accordo su tutto il territorio regionale e non soltanto sui territori critici per emissioni da biomasse su cui è comprovato il rischio di tornare in procedura d’infrazione. Per questo nel marzo 2025 si sono concluse le istruttorie di tutte le istanze pervenute e su un totale di 2.152 domande ammesse all’ottenimento dell’incentivo, 24 (per un totale di quasi 84 mila euro) non sono state finanziate per esaurimento fondi. Inoltre, solo il 5% degli incentivi è stato destinato nei Comuni di Terni e Narni.

“Per ben due volte – conclude De Luca – abbiamo formalmente richiesto al Ministero una revisione dell’Accordo di programma, chiedendo nuovi fondi e la possibilità di rimodulare le spese per intervenire dove è più urgente. Ad oggi, non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Di fronte a questo silenzio e a questa evidente mancanza di collaborazione, la Regione Umbria ha deciso di agire autonomamente mettendo in campo le proprie risorse per proteggere la salute dei cittadini e l’ambiente”.

Riconoscendo l’importanza di questa misura per traguardare gli obiettivi della transizione energetica, la Regione Umbria ha stanziato i fondi necessari per coprire interamente gli 84mila euro residui, garantendo così la liquidazione degli incentivi a tutte le domande ammesse, ma ancora in attesa di erogazione. Inoltre la misura viene dotata di un importante finanziamento per il biennio 2026-2027 che, a differenza di quanto avvenuto in precedenza, sarà focalizzato esclusivamente sulle aree urbane critiche della regione dove è necessario ridurre quota parte le emissioni da biomasse, ovvero quelle aree dove è comprovato il rischio di cadere nuovamente in procedura d’infrazione europea.