Resta blindato il summit voluto ieri dalla Governatrice Tesei con le forze di maggioranza e i vertici della sanità umbra per fare il punto anche sulla situazione sanitaria e la riapertura degli Ospedali che, come Spoleto (Usl2) e Pantalla (Usl1), hanno più di tutti dato un grande contributo nella lotta alla pandemia da covid.
Un summit giudicato positivamente dalle forze del centrodestra, Fd’I e Lega in primis, con Forza Italia assente all’incontro per il braccio di ferro innescato dal coordinatore regionale e sindaco di Perugia Andrea Romizi sulla vicenda del “nodino”.
Non pochi i problemi da sciogliere e non solo di natura “tecnica”. Da una parte la situazione imposta dalla pandemia covid che impone ovviamente di fare scelte ponderate anche al fine di non doversi veder costretti a tornare indietro, nell’ipotesi di una nuova ondata.
Dall’altra la necessità che i “piani” stilati in questi giorni dai tecnici vengano condivisi al nuovo direttore generale alla salute e welfare, il dottor Massimo Braganti che si insedierà il 29 aprile, dopodomani.
62 anni, originario di Sansepolcro, Braganti – attualmente dg della Regione Friuli Venezia Giulia dopo un passato di direttore della Usl Toscana Centro e dell’Ospedale Meyer di Firenze – può vantare una ottima conoscenza del territorio della Valle umbra sud essendo stato Commissario straordinario della Usl2 (Terni-Spoleto-Foligno) nel secondo semestre del 2019.
Le uniche novità di natura tecnico-sanitaria, a quanto può anticipare Tuttoggi che aveva annunciato il vertice di maggioranza, trapelano dal management ospedaliero, impegnato dalla scorsa settimana a ridisegnare la ripresa dell’operatività dei due ospedali ma anche a tracciare quella integrazione tra i nosocomi di Foligno e Spoleto, proclamata da troppi anni ma rimasta finora inattuata.
A fattor comune la necessità di creare percorsi separati, ovvero ‘puliti’, per mantenere la medicina e la rianimazione covid, praticamente degli “ospedali misti” come sono quelli di Terni, Perugia, Foligno e Branca.
A Spoleto dovrebbe riaprire (il condizionale è d’obbligo) il Pronto soccorso con la diagnostica, la robotica e ortopedia. Valutata positivamente, come anticipato da queste colonne, la riapertura del Punto nascite ma l’attuale carenza di pediatri – l’ultimo interpello non ha registrato adesioni da parte di medici pediatri – farebbe slittare la riapertura all’estate.
Pantalla registrerebbe la riapertura del Pronto soccorso e la chirurgia “minore” congiuntamente ad alcuni servizi poliambulatoriali che sono stati temporaneamente chiusi.
Il nodo del graduale ritorno alla normalità potrebbe coincidere con la fine del mese di maggio. Da una parte c’è, come detto, la necessità che il neo dg Braganti assuma le redini dell’intero comparto sanitario umbro e di verificare l’attenuazione della pandemia; dall’altra quella della Presidente Tesei e della maggioranza di centrodestra che intende stringere i tempi per poter comunicare ufficialmente le riaperture.
Tanto che, per quanto riguarda la città del festival, la governatrice ha intenzione di convocare una conferenza stampa per il prossimo 20 maggio. Una conferma la si avrà nelle prossime ore quando uscirà l’Ordinanza destinata a prorogare lo stato di emergenza per l’ospedale di Spoleto, proroga che dovrebbe essere fissata in poche settimane.
Al summit di ieri erano presenti, oltre alla presidente, l’assessore Coletto, i coordinatori di Fd’I e Lega, il senatore Zaffini e l’onorevole Caparvi, il capo di gabinetto della Regione Ricci e i principali manager della sanità quali De Fino, D’Angelo e Bizzarri.
Tutti chiusi nel massimo riserbo sul tema degli ospedali covid; solo i due coordinatori regionali di Fd’I e Lega rilasciano a Tuttoggi un breve commento sul lungo summit di ieri pomeriggio.
“Siamo ottimisti circa le scelte che si stanno per intraprendere” dice al telefono l’onorevole Virginio Caparvi “che confermano gli impegni da sempre assunti dalla presidente Tesei nei confronti di questi due presidi sanitari e degli umbri. Si va verso una riapertura di tutti i servizi ma, cosa ancor più importante, verso una reale integrazione dei due ospedali di Foligno e Spoleto.
Le precedenti amministrazioni ci hanno lasciato una rete ospedaliera molto fragile, sono convinto che sapremo restituire una sanità molto più presente e di qualità elevata. Nelle prossime settimane verranno smentite le fake news di chi sta pensando solo ad un proprio tornaconto personale secondo logiche che non ci appartengono” conclude Caparvi riferendosi alla situazione politica di Spoleto dove qualche esponente del cosiddetto civismo cavalca l’onda della paura sul futuro del nosocomio.
“La riunione di ieri conferma che la strada intrapresa è quella giusta” commenta il senatore Franco Zaffini “siamo consapevoli dell’urgenza di restituire l’ospedale alle comunità di Spoleto e della Valnerina, chiamate anche loro a dare il proprio contributo nella drammatica lotta alla pandemia, ma restiamo determinati nel costruire un terzo polo sanitario, quello di Spoleto-Foligno, in grado di assicurare una sanità di eccellenza. L’integrazione dei due ospedali sarà equa, efficace ed efficiente: assicurati in ognuno i servizi dell’emergenza-urgenza, i due presidi non avranno più dei ‘doppioni’ ma sapranno garantire, ognuno nelle proprie specialità, la più alta professionalità all’utenza. Stiamo realizzando quanto promesso a dimostrazione che la politica, quella di chi ha veramente a cuore il territorio, non si fa con le urla”.
Proprio nelle ore del summit, arriva la presa di posizione del Partito Democratico di Spoleto che chiede alla Regione la separazione della parte vecchia dell’ospedale da destinare alla gestione Covid, mentre il padiglione di chirurgia dovrà prevedere le attività Covid free, ossia tutte le altre attività, a servizio della popolazione; la riattivazione progressiva di tutti i servizi incluso il dipartimento materno –infantile, la piena operatività dei servizi al cittadino (Cup, anagrafe e altri) e l’immediata rivisitazione delle piante organiche della dirigenza medica e del comparto.
I dem fanno sapere inoltre di aver avviato “incontri con i vertici nazionali per chiedere la modifica del decreto ministeriale n 70 del 2015 che impone standard rigidi da rispettare. Ci stiamo adoperando anche per modificare le linee guida del nuovo Piano Sanitario Regionale (PSR) sulla medicina del territorio che prevede la riduzione da 12 a 6 distretti socio/sanitari. Una decisione sbagliata a prescindere, ma ancor più ora che la pandemia ci ha insegnato come la medicina territoriale sia il futuro della medicina e i servizi devono essere portati in maniera capillare nelle case dei pazienti malati, anziani e fragili”.