Al primo sguardo, Perugia inganna l’occhio del viaggiatore. La sua estetica dominante, fatta di pietre severe e piazze irregolari, rimanda immediatamente all’epoca dei Comuni e delle signorie medievali. Eppure, grattando via questa superficie, si scopre che le fondamenta stesse della città poggiano su una civiltà ben più remota e, per certi versi, ancora enigmatica.
L’antica Perusna, una delle dodici potenti lucumonie della confederazione etrusca, non è scomparsa: è stata inglobata, stratificata e nascosta, ma è ancora lì, pulsante sotto il tessuto urbano moderno. Intraprendere la ricerca di queste tracce significa accettare un percorso non lineare, che richiede di scendere nel sottosuolo o di alzare lo sguardo verso mura ciclopiche.
Considerata la natura impervia del centro storico, caratterizzato da un susseguirsi di salite ripide e scalinate, la mobilità diventa un fattore critico; pianificare la visita affidandosi a servizi come Radical Storage per trovare un deposito bagagli a Perugia è la strategia logistica migliore per affrontare i dislivelli dell’acropoli con agilità, concentrando le energie solo sulla scoperta.
La grandezza militare dell’Arco Etrusco
Il punto di partenza obbligato per comprendere la potenza di questa civiltà è l’Arco Etrusco, o di Augusto, situato nel versante settentrionale delle mura. Non ci troviamo di fronte a una semplice porta cittadina, ma a un capolavoro di ingegneria militare che ha resistito intatto per oltre ventidue secoli. La monumentalità dell’opera, eretta nel III secolo a.C., lascia intuire la grandezza difensiva della città prima della conquista romana.
I due bastioni laterali, costruiti con enormi blocchi di travertino posati a secco, si ergono massicci senza l’ausilio di malta, tenuti insieme dalla sola forza di gravità e dalla perfezione del taglio della pietra. Osservando la loggia rinascimentale aggiunta in sommità secoli dopo, si coglie visivamente il concetto di stratificazione storica: epoche diverse che convivono sulla stessa struttura verticale, unite dalla solidità dell’ingegno etrusco.
L’ingegneria idraulica del Pozzo Sorbello
Se le mura testimoniano la forza, il sottosuolo rivela l’intelligenza civile necessaria alla sopravvivenza. A pochi metri dalla Cattedrale di San Lorenzo, celato sotto la pavimentazione di Piazza Danti, si apre il Pozzo Etrusco. Si tratta di un’opera idraulica di dimensioni impressionanti, scavata per garantire l’approvvigionamento d’acqua a una città arroccata in altura e quindi priva di sorgenti superficiali immediate.
Scendere nelle viscere di questa cisterna è un’esperienza che colpisce per l’atmosfera sospesa e silenziosa. La cavità sprofonda per quasi quaranta metri nel terreno ed è sormontata da una copertura a capriate formata da blocchi di pietra ciclopici che si sostengono a vicenda. Camminare sulla passerella che attraversa il fondo permette di percepire la maestria tecnica di un popolo capace di plasmare la roccia e gestire le risorse vitali con soluzioni architettoniche che, ancora oggi, appaiono rivoluzionarie.
Il culto dell’aldilà nell’Ipogeo dei Volumni
Per completare il quadro, è necessario spostarsi dal centro dei vivi a quello dei morti, raggiungendo la necropoli del Palazzone, nella zona di Ponte San Giovanni. Qui sorge l’Ipogeo dei Volumni, una tomba gentilizia che rappresenta un unicum per stato di conservazione e complessità. Scendendo la ripida scalinata d’accesso, ci si ritrova all’interno di una struttura che replica fedelmente la pianta di una casa antica, con atrio e stanze laterali, ma traslata nel regno dell’oltretomba.
Al centro spicca l’urna di Arunte Volumnio, raffigurato semisdraiato sul triclinio, in un eterno banchetto scolpito nel travertino stuccato. La raffinatezza dei dettagli decorativi e l’organizzazione spaziale dell’ipogeo offrono una visione intima del rapporto che gli Etruschi intrattenevano con la morte, vissuta non come fine, ma come continuità.
Visitare questi luoghi significa ricomporre il mosaico di una Perugia segreta, leggendo tra le pietre la storia di una civiltà che ha saputo scrivere il proprio nome nell’eternità della materia.