“Occorre rinegoziare il protocollo d'intesa tra Regione e Ministero della Giustizia con il quale si stabiliscono azioni integrate e congiunte per la gestione del sistema penitenziario umbro”. Questa la riflessione del capogruppo An-Pdl Franco Zaffini, a margine dell'incontro con la dott.sa Ilse Rusteni, provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria. “Dare immediata applicazione all'accordo – spiega l'esponente del Pdl – è urgente e potrebbe, intanto, rappresentare un primo passo in avanti per alleggerire lo stato emergenziale in cui, attualmente, lavorano gli operatori penitenziari. Ma in una prospettiva ad ampio raggio – prosegue Zaffini – è opportuno rivedere i termini di quella intesa tra Regione e Ministero procedendo con un adeguamento degli impegni, alla luce delle nuove e più complesse esigenze che emergono dalla realtà penitenziaria”.
Per Zaffini, inoltre, diventa improrogabile individuare delle soluzioni efficaci per risolvere il problema di sotto organico nelle strutture umbre. “Dal colloquio con il provveditore – spiega- è emerso che è stato possibile rinviare l'arrivo di nuovi detenuti presso il carcere di Spoleto solo di qualche giorno e che, a breve, anche a Maiano, come già avviene a Capanne e Terni, dovranno far fronte all'emergenza sovraffollamento. A questo punto – prosegue Zaffini – l'avvio di un tavolo di confronto tra la Regione, il Ministero e l'amministrazione penitenziaria, diventa indifferibile per ovviare a circostanze, in generale problematiche, che adesso sono, per certi versi, drammatiche”.
Il consigliere Zaffini punta il dito contro la giunta regionale ed in particolare verso la Presidente Lorenzetti che, sostiene, non avrebbe mostrato nessun segno d'interesse alla questione penitenziaria. “Mentre il Consiglio Regionale ha prontamente accolto l'istanza dei sindacati che chiedevano un incontro con le istituzioni locali – afferma ancora il consigliere – da Palazzo Donini non è pervenuta alcuna risposta, nessun impegno per risolvere una situazione che ha portato persino gli operatori delle carceri a stazionare con un sit-in davanti al provveditorato regionale. L'inerzia dietro cui si è trincerata sinora la Regione – continua- è preoccupante e inaccettabile, è indice di un limite congenito nel dna di questo esecutivo che si relaziona col mondo dei penitenziari in maniera ideologica, esclusivamente quando occorre gestire relazioni con partiti più o meno radicali, più o meno demagogici: è il caso del garante dei detenuti o dei finanziamenti a associazioni politicizzate che svolgono qualsiasi tipo di attività all'interno delle carceri. Quando il problema diventa serio, quando occorre intervenire con pragmatismo e velocità, la storia cambia, – conclude Zaffini – per chi governa l'Umbria, il carcere diventa luogo di sopraffazione e emarginazione, dove tutto è trascurabile, soprattutto le condizioni di lavoro di chi deve garantire la sicurezza e la vivibilità delle strutture penitenziarie. Allora, l'inerzia diventa indolenza istituzionale”.