SUICIDIO DON LUCA, SCONTRO FRA VESCOVO ORVIETO E SANTA SEDE. IL DOLORE PER IL DINIEGO "COSA HO FATTO?" - Tuttoggi.info

SUICIDIO DON LUCA, SCONTRO FRA VESCOVO ORVIETO E SANTA SEDE. IL DOLORE PER IL DINIEGO “COSA HO FATTO?”

Redazione

SUICIDIO DON LUCA, SCONTRO FRA VESCOVO ORVIETO E SANTA SEDE. IL DOLORE PER IL DINIEGO “COSA HO FATTO?”

Mer, 01/12/2010 - 17:25

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Sulla vicenda del suicidio di don Luca Seidita, il diacono rinvenuto nella notte privo di vita ai piedi della Rupe di Orvieto, si profila una sorta di scontro fra la Santa Sede e il vescovo di Orvieto, monsignor Giovanni Scanavino. Almeno stando alle rispettive dichiarazioni. La prima chiusa a riccio, il secondo pronto invece a spiegare la situazione del 29enne che sognava di esser ordinato sacerdote. “Non ci sarà alcun commento” ha detto il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, “si tratta di un sacramento e la Santa Sede non può dare alcuna spiegazione circa la concessione o l’esclusione a riceverlo. Non abbiamo niente da dire”. Parla invece il Vescovo che stamani si è intrattenuto a lungo con i famigliari del ragazzo, mentre il procuratore capo di Orvieto, il dottor Francesco Novarese, fa sapere che il giovane non ha mai avuto problemi con la giustizia.

“Per la Santa Sede don Luca non era ancora maturo per esser ordinato” ha detto il vescovo “per me invece era pronto a diventare prete. Ci sono state divergenze di valutazione, come è logico in una comunità plurima”. Monsignor Scanavino ha escluso che il giovane fosse omosessuale, come dimostrano anche i documenti dei seminari in cui Seidita ha studiato.

Poi ha ripercorso le tappe del suo percorso di fede, da Molfetta a Fermo, a Roma per gli studi all’Università Lateranense. Nel 2005 era approdato ad Orvieto, passando 2 anni dapprima 2 anni nella parrocchia di San Venanzo e 3 presso quella di Ficulle. Proprio a San Venanzo, ha ricordato il prelato, don Luca aveva riacquistato la voglia nello studio concludendo così gli studi universitari.

Le ultime due settimane per don Luca devono esser state pesantissime: prima la morte del papà, poi, ieri l’altro, il fax con cui la Nunziatura gli comunicava il rinvio dell’ordinamento. “Per lui è stato un dramma perchè il suo ideale era diventare prete”. Scanavino, che da qualche tempo lo aveva nominato segretario vescovile, ha provato a rassicurarlo ma senza fortuna. La salma del diacono sarà “Cosa ho fatto? Qualcuno mi spieghi cosa ho fatto per meritarmi questo…” avrebbe detto Seidita apprendendo il diniego della Santa Sede.

Ma nessuno ha saputo e voluto rispondere a questa domanda. E così lui ha deciso di andarsene, infrangendo ai piedi della Rupe anche quel sogno. Quello di un ragazzo che voleva fare il sacerdote.

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