Auditorium San Domenico sold out, esaurito in tutti gli ordini per l'arrivo lunedì pomeriggio del noto matematico Piergiorgio Odifreddi, protagonista di un'intrigante “conversazione sonora” accompagnato dal pianoforte di Roberto Cognazzo. Tantissimi i giovani, gli studenti, al seguito del Laboratorio cittadino di Scienze Sperimentali, parte in causa con gli Amici della Musica nell'organizzazione dell'evento. Al traguardo dei dieci anni, il Laboratorio, diretto con metodi decisamente innovativi dal prof. Pierluigi Mingarelli, ha infatti inserito questo appuntamento nel programma delle celebrazioni del decennale. Ironico e istrionico, affabulatore, abile divulgatore, amato oppure odiato, docente, scrittore, giornalista Odifreddi ha dato vita ad una performance – ha iniziato cantando i numeri 5 10 20 30 delle Nozze di Figaro – interessante e divertente. Argomento “la Musica dei numeri e i numeri della Musica”, un modo, ha commentato Mingarelli presentando il concerto, per dimostrare come la matematica percorra la nostra quotidianità. D'altra parte Odifreddi, insigne logico e matematico, “impertinente” e dissacrante quanto basta, ha un'idea ben chiara, esplorare le connessioni tra la matematica e le scienze umane, dalla musica alla letteratura, alla pittura, agli scacchi.
Professor Odifreddi, lei ci spiazza. A scuola la matematica era la matematica e la poesia la poesia. Cosa è successo?
Succede che cercando di trovare punti di contatto invece che di separare, di coniugare la musica con la matematica, la pittura, la poesia, si comprende meglio la cultura. La cultura con la c minuscola è separata, quella invece con la C maiuscola, le comprende tutte.
Un esempio?
Il poeta Ezra Pound diceva che la poesia è linguaggio carico di significato al massimo grado. Non è forse così anche la matematica? È difficile immaginare qualcosa di più denso di significato di una formula matematica! Oppure la musica, è tempo, ritmo, matematica e geometria, numeri e frazioni.
Già da studente aveva quest'idea di cultura a vasi comunicanti?
Sono un geometra che si è laureato in matematica. Come per la gran parte di chi la pratica, la matematica è stata anche per me una disciplina fine a se stessa. Ma poi, essendo i matematici come tutti gli altri, persone che leggono – semmai sono i filosofi a non leggere – che vanno a teatro, al cinema, ascoltano musica, allora vengono inevitabilmente fuori punti di vista nuovi, intuizioni diverse.
Non sempre però ben accetti.
Sì e no. Anche nelle accademie o nelle scuole ci si divide tra il sospetto e l'apertura. Ad esempio esiste un'associazione di insegnanti, Mathesis, che propone metodi e approcci nuovi alla divulgazione delle scienze, in particolare della matematica.
E gli attacchi a lei?
Se andate a leggere su IBS le opinioni dei lettori sulle mie opere, oltre a quelle dei critici, si vedrà come la mia opera divide più che unire. C'è chi mi apprezza e chi mi condanna, ma questo è normale quando si prendono chiare posizioni di critica nei confronti della Chiesa.
E i giovani?
Sono gli interlocutori privilegiati. Conversazioni, conferenze spettacolo come questa di Foligno le portiamo nelle scuole, nelle università. La divulgazione è fondamentale, ma non sempre si trova terreno fertile. In Italia, ad esempio, sono le scuole del Sud quelle dove i ragazzi arrivano sempre preparatissimi agli incontri. Poi ci sono i siti internet. Ognuno di noi ne ha ormai uno dove comunichiamo, rispondiamo alle domande. E bene farebbe anche la televisione ad aprirsi di più alla scienza. Lo spazio è invece sempre molto ridotto. Anche io, a Che tempo che fa, o a Crozza Italia, sono stato ospite. Mi piacerebbe una trasmissione con più puntate dove parlare di scienza. Ma nella televisione generalista, e in questo momento, non mi sembra ci siano molti spazi. Chissà, forse con la tv satellitare…
In conclusione, ce la farà questa matematica ad “umanizzarsi” e viceversa?
Di certo, quello scientifico e umanistico, sono punti di vista diversi, cercare di unirli, di risanare la frattura, non è sempre facile.