Perugia

Studiosi e operatori del diritto al ‘Forum internazionale alta cultura della giurisdizione’

Studiosi e operatori del diritto, provenienti dall’Italia e dall’estero, si sono riuniti al ‘Forum internazionale alta cultura della giurisdizione’, svoltosi a Perugia per parlare di ‘Imparzialità e qualità del giudice’.

L’incontro, organizzato dal Centro internazionale Magistrati ‘Luigi Severini’, in collaborazione con l’Unione internazionale magistrati e la Société de Législation Comparée, ha visto come relatori importanti esponenti del mondo della giustizia tra cui Giovanni Canzio, già primo presidente della Corte di Cassazione, Ingrid Derveaux, segretaria generale della Rete europea di formazione della magistratura, Antoine Garapon, giudice e filosofo del diritto, Raffaele Sabato, giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, e Francesco Paolo Sisto, attuale viceministro.

Ad aprire i lavori, presso l’aula magna dell’Università per stranieri di Perugia, il presidente del Centro Severini, nonché presidente della sezione penale della Corte d’Appello di Perugia, Paolo Micheli, insieme a Giuseppe Severini, presidente del Centro studi giuridici e politici della Regione Umbria che ha inteso sostenere l’iniziativa. “Un plauso al Centro Severini che torna a splendere nella città di Perugia e del quale io sono stato un antesignano – ha detto il viceministro SistoSono felice che Giuseppe Severini insieme a una squadra poderosa abbia ripristinato questa meravigliosa tradizione. Il livello è altissimo, come alto è il livello dell’imparzialità e della qualità del giudice, che sono sinonimo di alta cultura”.

Il problema dell’imparzialità è connesso alla giurisdizione – ha proseguito il viceministro –. Non c’è giurisdizione senza un giudice imparziale e il cittadino ha diritto ad avere un giudice terzo e imparziale. Noi riteniamo che il convegno di oggi avvalori pesantemente la necessità che il cittadino possa avere nel giudice un appoggio, possa sentirsi protetto, un giudice davanti al quale accusa e difesa siano equidistanti. Anche la nostra Corte Costituzionale ha più volte affermato l’importanza di questo principio connaturato alla giurisdizione ma, soprattutto, la necessità che imparzialità significhi mancanza di sospetto che il giudice possa essere in qualche modo condizionato da altro: un giudice libero di agire e del tutto scevro da qualsivoglia tipo di condizionamento di carriera e culturale”.

L’indipendenza della magistratura – ha detto Giovanni Canzio è uno degli elementi fondanti dello stato di diritto e della democrazia nella tradizione giuridica occidentale. Stato di diritto e democrazia che non godono di buona salute in questo periodo e nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo la popolazione mondiale è governata da sistemi di tipo autocratico e non democratico, mentre stanno diminuendo le popolazioni degli stati retti da sistemi democratici. Questo ci impegna ancora di più in una stregua difesa dello stato di diritto e della democrazia. Il giurista deve interrogarsi su questi principi perché in gioco non c’è soltanto la sorte della magistratura ma quella della democrazia. Delegittimare la magistratura non è una operazione che fa bene alla democrazia ma significa delegittimare lo stato di diritto e la democrazia stessa”.

“Quella di oggi è stata una giornata molto stimolante – ha detto Paolo Micheli proprio perché abbiamo messo insieme esperienze diverse di paesi di culture differenti europee ed extraeuropee, con colleghi da Francia, Brasile, Canada e Stati Uniti. Dover discutere del tema dell’imparzialità sembra farci tornare a cose ovvie ma quello che è ovvio a volte tendiamo a dimenticarlo. Un giudice, per essere imparziale, deve avere cultura, della giurisdizione e non solo: cultura alta, come abbiamo scritto nel titolo del Forum. Il giudice non è un automa, né il processo è qualcosa da governare secondo regole matematiche, altrimenti basterebbe ricorrere all’intelligenza artificiale. A mio avviso, oggi un giudice con esperienza, personalità e carattere sa applicare la legge senza farsi condizionare: né da regole ordinamentali né da fattori esterni (che, spesso, provengono da chi vorrebbe cambiare quelle regole)”.