Carlo Ceraso
Non fu una tragica fatalità. E non fu neanche l’errore umano dell’unico superstite della strage di Campello sul Clitunno. Per la giustizia l’unico colpevole dell’esplosione della Umbria Olii di quel maledetto 25 novembre 2006 è Giorgio Del Papa condannato oggi in primo grado a 7 anni e sei mesi di reclusione e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici. La sentenza è arrivata poco dopo le 15 di oggi, dopo 1.813 giorni dall’esplosione che sconvolse la piccola comunità di Campello che contò 4 morti della ditta Manili di Narni impegnata a posizionare delle passerelle sui sili dell’azienda olearia: fra le fiamme e le lamiere roventi persero la vita il titolare Maurizio Manili di 42 anni), Giuseppe Coletti (48), Tullio Mottini (46 anni) e Vladimir Todhe (32).
L’ultima udienza di questo primo grado di giudizio comincia intorno alle 10, presieduta dal giudice monocratico Alberto Avenoso. Pubblica accusa, difesa e parti civili rinunciano alle repliche. A parlare invece è Giorgio Del Papa che si affida alle dichiarazioni spontaneo. Ripercorre, a suo modo ma comunque coerentemente con la linea difensiva tenuta dall’avvocato Giuseppe La Spina, questi cinque anni. Spiegando come si lavora l’olio in raffineria, rischi e statistiche. Punta ancora il dito contro i periti della procura, spiega che la richiesta di risarcimento danni chiesti ai parenti delle vittime oltre ad essere stato un atto che il diritto gli consentiva era stato reso necessario per salvare la Umbria Olii. “Ho cercato di mettere insieme quante più risorse per difendere i lavoratori dell’azienda, ho contattato banche, assicurazioni, Regione….invece sono stato sbeffeggiato. Per aver chiesto cosa? Qualcosa per me? No, per salvare la mia azienda. Non ci sono riuscito. Ma ad essere l’unico responsabile non ci sto e non ci starò mai”. Parla per 40 minuti “occhi di ghiaccio” (come è stato soprannominato l’imprenditore), la voce che si incrina un paio di volte che non commuove però nessuno di quanti si trovano nello spazio riservato al pubblico. Anzi indispettiscono, perché ricordano, semmai ce ne fosse stato bisogno, concetti che avevano già fatto sollevare l’opinione pubblica del Paese. Perché, commentava oggi (ieri per chi legge) uno degli avvocati delle parti civili. Incidenti come questi non sono fatalità, sono errori umani” dice riferendosi, come già aveva provato a sostenere la difesa, all’errore del gruista che aveva colpito un silo innescando l’esplosione. La procura, che aveva chiesto 12 anni di reclusione, ha invece sempre sostenuto che il rogo fu causato per l’uso della saldatrice in cima alle cisterne.
Poco prima delle 11 i lavori si interrompono. Operatori tv e fotografi ripongono le loro attrezzature e l’Aula si svuota.
La sentenza – terminata l’ora di pranzo il Tribunale torna a riempirsi di gente. In aula non c’è traccia di Del Papa e neanche di quei familiari e amici che lo avevano seguito la mattina. A quanto è dato sapere l’imprenditore ha preferito attendere la sentenza nella sua villa, sulle colline di Spoleto. Alle 15.10 il silenzio cala di nuovo sull’Aula del Tribunale. A pochi passi dal tavolo dell’accusa c’è anche il giudice Pasquale Principato che aveva condotto la prima fase delle indagini preliminari. Una presenza per testimoniare la vicinanza al pm Federica Albano che, come aveva avuto modo di dire il procuratore capo Gianfranco Riggio nella requisitoria finale, ha condotto in modo esemplare l’intera inchiesta. Il giudice entra in aula: “In nome del Popolo Italiano il Tribunale dichiara Giorgio Del Papa colpevole….e lo condanna alla pena di anni sette e mesi sei di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali…dichiara Giorgio Del Papa interdetto in perpetuo dai pubblici uffici”.
I risarcimenti – ammontano a quasi 3 milioni di euro i danni (per la precisione € 2.912.846,02), fra provvisionali e definitivi, quantificati dal giudice Avenoso. Ai familiari di Maurizio Manili andranno 300mila euro alla moglie Morena Sabatini (più 26.784 euro per spese legali), a Yuri e Sandra rispettivamente € 300mila e € 100mila (più 26.784 di spese legali), a Gianfranco 250mila euro (più 26.784 di spese legali). Ai familiari di Giuseppe Coletti, Antonio e Asia, rispettivamente € 100mila e € 50mila più 21.635 euro per spese legali. Alla suocera di Tullio Mottini, Geltrude, € 50mila più 20.763 euro per spese legali. All’unico superstite, Klaudio Demiri, 15mila euro di provvisionale più € 5.000 per spese legali. Al nipote di Antonio Coletti, Emanuele, il risarcimento del danno sarà liquidato in sede civile (Del Papa dovrà per il momento corrispondere 5mila euro per spese legali). Altrettanto pesante il risarcimento in favore degli Enti. Il più sostanzioso è quello in favore del Ministero dell’Ambiente per il quale è stata stabilita la provvisionale di € 1.080.000 (più € 26.784 per spese legali). Regione dell’Umbria e Inail riceveranno per il momento rispettivamente € 144mila e € 289.981,02 cui aggiungere complessivi 53.568 euro per spese legali. Sempre in sede civile dovrà inoltre essere quantificato il danno subito dal Comune di Campello nei cui confronti è stata prevista la rifusione delle spese legali indicata nella sentenza in 20.763 euro.
Non è finita – per gli avvocati la battaglia non è finita. Se la procura di Spoleto può dirsi soddisfatta, l’avvocato La Spina annuncia di attendere le motivazioni della sentenza alla quale proporrà sicuramente ricorso in appello. Anche per i legali delle parti civili il lavoro non è terminato. C’è ora da capire se e come Del Papa farà fronte al maxi-risarcimento disposto dal Tribunale, che sarà meglio definito in sede civile. “Abbiamo timore che non sarà facile recuperare quelle somme – dicono gli avvocati Dino e Sandro Parroni, legali degli eredi Manili -, la società è in liquidazione…Del Papa è un uomo imprevedibile, disinvolto…vedremo come si comporterà ora che c’è questa sentenza”. I due avvocati hanno già chiesto e ottenuto il sequestro penale conservativo delle quote dell’azienda (circa 39mila euro) e di alcuni terreni vicini alla azienda. Il valore non è stato ancora quantificato ma sembra alquanto difficile che possa esser sufficiente a coprire tutti i danni fin qui riconosciuti ai familiari delle vittime.
(hanno collaborato Carlo Vantaggioli e Jacopo Brugalossi)
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