Stop al superbonus nelle aree del sisma del 2016 – che appena un mese fa era stato invece assicurato fino alla fine del 2025 – con pesanti ripercussioni per la ricostruzione privata anche in Umbria. Il provvedimento del Governo – adottato dal Consiglio dei ministri martedì – fa discutere anche la maggioranza. Tanto che in Forza Italia come in Fratelli d’Italia si è già avviato il dialogo con il ministro Giorgetti. Mentre il tema probabilmente verrà trattato anche nella Cabina di coordinamento sisma in programma oggi.
Tecnicamente, il decreto legge annunciato dal Governo prevede “l’eliminazione, per gli interventi successivi all’entrata in vigore delle nuove norme, delle residue fattispecie per le quali risulta ancora vigente l’esercizio delle opzioni per il cosiddetto sconto in fattura o per la cessione del credito in luogo delle detrazioni”. Appunto il Superbonus per le aree del sisma, ma anche per onlus e case popolari, che si sarebbe invece potuto applicare fino alla fine del 2025. Anche se si è in attesa della pubblicazione del testo in gazzetta ufficiale (non ancora avvenuta) per comprendere meglio i dettagli del provvedimento.
Intanto la deputata umbra del Movimento 5 stelle Emma Pavanelli va all’attacco: “Mentre il capogruppo di Fdi Foti ci parla di “argine a sistema malato”, il governo Meloni decide di abbandonare a sé stesso il cratere sismico di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, nel quale senza il Superbonus 110% la ricostruzione post-sisma sarebbe ancora ferma al palo. Di fronte al delirio di Giorgetti, che con la stretta del suo dl sta scatenando il panico in queste ore tra i terremotati, chiediamo a tutto il governo Meloni di rinsavire. Il Centro Italia rischia ricadute devastanti, con comuni interi costretti alla paralisi e quindi al conseguente spopolamento. Di malato qui vediamo solo il furore ideologico del ministro dell’Economia”.
Un intervento a cui fa eco quello del consigliere regionale pentastellato Thomas De Luca: “Il governo Meloni, con un colpo di coda notturno, ha distrutto definitivamente la possibilità per la maggior parte dei cittadini di accedere a tutti i bonus edilizi. Un dramma doppio per la nostra regione considerando che tale provvedimento potrebbe riguardare anche le aree terremotate, qualora le parole del ministro Giorgetti venissero confermate. Bloccando il meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura, gli unici a poter ristrutturare la propria abitazione a spese dello Stato saranno i ricchi e coloro che possono recuperare dalle tasse i propri investimenti. Un provvedimento che ad oggi riguarderà anche le onlus che si erano impegnate in interventi di recupero strutturale per progetti dedicati a minori, anziani, persone con disabilità e fasce deboli. Colpisce che tale mannaia si sia abbattuta su cittadini e imprese sulla base di dati puramente inventati, lasciando intravedere il collasso dei conti pubblici quando invece nei tre anni di massima produzione degli effetti del Superbonus, 2021-2023, il debito pubblico in rapporto al PIL è sceso di oltre 17 punti e il PIL è cresciuto del 12%. Anche i dati sul record sull’occupazione che ama tanto sbandierare Giorgia Meloni derivano in gran parte dal Superbonus oltreché dalla spinta del Pnrr. In Umbria l’impatto del Superbonus sul settore edilizio è stato un fattore di crescita importantissimo. E’ notizia non secondaria che in questa fase, anche grazie all’interesse di alcuni fondi di investimento, è possibile recuperare con il Superbonus gli immobili con scheda AEDES dichiarati inagibili oltre a quelli dell’area del cratere. Possibilità che avrebbe intercettato interventi per centinaia di milioni di euro, consentendo di recuperare interi borghi. Una vera boccata di ossigeno per la filiera edilizia regionale. Come M5S faremo tutto il possibile per difendere una misura il cui valore è stato riconosciuto anche da testate internazionali, non ultimo il Financial Times. Dispiace per tutti quegli imprenditori e cittadini che avevano creduto alla promessa fatta da Giorgia Meloni in campagna elettorale di difendere il Superbonus. Ci auguriamo solo che qualcuno non pensi di risolvere i problemi dei conti pubblici passando dallo sconto in fattura allo sconto senza fattura”.
Sul tema anche l’Adiconsum, che “giudica inopportuno il provvedimento del Consiglio dei Ministri che ha abolito le opzioni dello sconto in fattura e della cessione del credito ancora concesse per gli interventi di superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche, e di riqualificazione energetica e anti-sismica per le abitazioni dei Comuni colpiti da eventi sismici verificatisi dal 1° aprile 2009 e da eventi metereologici nella Regione Marche dal 15 settembre 2022, e per quelli realizzati dagli Istituti Autonomi Case Popolari e dalle Organizzazioni no profit, APS e di volontariato appartenenti al Terzo Settore.
Sarà sempre più difficile, per il patrimonio immobiliare pubblico e privato del Paese, rispettare la road map dell’Unione europea in tema di riduzione delle emissioni inquinanti (FIT for 55 e Direttiva “Case green”), in quanto gli interventi di efficienza energetica, così come quelli per la sicurezza e la corretta manutenzione degli apparati negli edifici, permettono di ridurre l’inquinamento e di combattere più efficacemente il cambiamento climatico. Le nostre case non efficienti energeticamente, infatti, sono responsabili del 39% delle emissioni di CO2.
Peraltro, nel corso del Tour, realizzato da Adiconsum, dell’omonima Campagna “La Casa SI Cura”, promossa da Prosiel, con tappe nelle piazze di 20 città dal nord al sud dell’Italia, isole comprese, è emerso anche che circa il 71% degli immobili risale a prima dell’emanazione della L. 46/90 sulla sicurezza degli impianti elettrici e che un freno al loro adeguamento e alla loro manutenzione è dovuto anche agli alti costi, soprattutto per le fasce deboli della popolazione come gli anziani. Ad avviso di Adiconsum, la soluzione al problema degli interventi di riqualificazione edilizia, di efficientamento energetico e di sicurezza nelle case potrebbe essere quella di prevedere dei bonus per i redditi bassi e le famiglie in difficoltà o almeno di concedere, da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dei prestiti agevolati”.
(foto di repertorio)