“Stop all’abbattimento degli alberi a Fontivegge e Madonna Alta“. A chiederlo, ora, è anche la Cgil, attraverso Vanda Scarpelli, segretaria della Camera del Lavoro di Perugia e Luciano Campani, segretario lega Spi Cgil Perugia-Corciano-Torgiano. Sindacato che ha sede proprio in quella zona e che quindi sta seguendo da vicino la vicenda.
“Perugia – ricordano Scarpelli e Campani – ha già perso circa 1400 alberi nell’arco di 5 anni, continuare a tagliarli è sbagliato e pericoloso, per questo ci uniamo alle tante voci che non condividono il taglio di molti alberi, non malati, nella zona della stazione di Fontivegge e a Madonna Alta, quartiere che viviamo quotidianamente come organizzazione sindacale avendo qui la nostra sede principale”.
La protesta dell’attivista vegan
per salvare gli alberi
I due esponenti della Cgil chiedono al sindaco e al Consiglio comunale di Perugia di avere informazioni precise sulle motivazioni di tale scelta e sugli obiettivi da raggiungere. Esprimendo comunque le loro perplessità. E sollecitano l’attivazione di quei tavoli di confronto Sollecitiamo altresì con urgenza la convocazione di quei tavoli di confronto “più volte sollecitati e promessi, ma di fatto mai realizzati”.
Per la Cgil la cura dell’ambiente è uno dei compiti primari dell’amministrazione di un Comune. Un compito che “andrebbe svolto in tutto il territorio, mentre invece notiamo, soprattutto in alcune zone periferiche, un vero e proprio abbandono, come ad esempio nel quartiere di Ponte Felcino, dove avevamo già segnalato la necessità di cura sia delle aree verdi che del prezioso bosco didattico”, concludono Cgil e Spi.
Sull’intervento che tanto sta facendo discutere ha presentato un’interrogazione anche il gruppo consiliare comunale del Movimento 5 stelle.
Il taglio dei pini marittimi che sta riguardando la zona tra Fontivegge e Madonna Alta è relativo ad un progetto di riqualificazione dell’area, che vede il rifacimento di marciapiedi e strade, con la realizzazione di una pista ciclo-pedonale. L’abbattimento viene anche giustificato con l’esigenza di pubblica incolumità, dato che le radici dei grandi pini rappresenterebbero un pericolo per ciclisti e motociclisti. E per i pedoni, soprattutto gli anziani. Anche se l’intervento suscita perplessità anche per il sindacato dei pensionati della Cgil.
Chi si batte in difesa degli alberi ritiene invece che ci sono soluzioni per effettuare gli interventi senza attuare la strage degli alberi. O almeno non di tutti. Evidenziando come comunque gli alberi che saranno messi a dimora al posto di quelli abbattuti impiegheranno anni per crescere.