Rispetto al 2019, l’anno precedente la pandemia che ha costretto anche l’economia umbra a rincorrere per raggiungere i livelli pre Covid, in Umbria c’è un lieve calo delle imprese (-0,6 nel confronto con il 2023), ma con un consistente aumento del numero di addetti (+6,6% nel quadriennio). Il segnale di un irrobustimento del tessuto imprenditoriale umbro che è confermato anche da altri due dati: l’aumento delle imprese nelle varie forme societarie e la crescita dell’apporto del manifatturiero al valore aggiunto (+22,2%), con le costruzioni che hanno, grazie agli incentivi sulla casa, hanno registrato l’incremento maggiore in termini di addetti (+15,9%).
Questi i principali dati che emergono dall’indagine condotta dal Centro studi Sintesi per conto della Cna dell’Umbria. Presentata dall’analista di Sintesi Alberto Cestari e commentata, nelle varie implicazioni e prospettive, dal presidente e dal direttore di Cna Umbria, Michele Carloni e Roberto Giannangeli, e dall’assessore regionale allo Sviluppo economico Michele Fioroni.
“Il fenomeno della crescita dimensionale delle imprese umbre era già emerso timidamente negli anni scorsi, ma oggi è confermato dall’ultima rilevazione – ha affermato il presidente Carloni -. Dal 2019 ad oggi, infatti, 289 micro imprese sono cresciute diventando piccole (+10 addetti), mentre altre 72 da piccole sono diventate medie (+49 addetti). Nel complesso il numero di addetti è aumentato in tutte le classi dimensionali. La crescita dimensionale è evidente soprattutto nella manifattura, nelle costruzioni, nei trasporti, nel magazzinaggio e nella comunicazione. La dinamica più interessante è sicuramente quella della manifattura che, nel quadriennio in esame, a fronte di una diminuzione di 255 imprese ha visto crescere l’occupazione di circa 3.300 addetti e aumentare dell’1,3% l’apporto del settore alla creazione di valore aggiunto (dal 20,9 al 22,2%). L’incremento occupazionale maggiore è stato quello del settore costruzioni (+3.900 unità), ma in questo caso è cresciuto anche il numero complessivo delle imprese (+267). Si tratta di dati importanti, che dimostrano da un lato la bontà delle politiche industriali della Regione a sostegno dei processi di innovazione delle imprese e, dall’altro, l’efficacia dei bonus casa”.
Nel quadriennio oggetto dell’indagine (2019-2023), il numero delle imprese attive in Umbria è diminuito dello 0,6%, dovuto principalmente alla contrazione delle micro imprese, quelle fino a 9 addetti (-1,2%). In crescita, però, tutte le altre tipologie dimensionali d’impresa: le piccole (da 10 a 49 addetti) sono cresciute dell’8,3%; le medio-grandi del 18,7%. E le micro e piccole imprese insieme hanno comunque visto una crescita del 77,3%.
Ma l’irrobustimento è evidente soprattutto nel numero degli addetti: +6,6% il dato complessivo (con le sole costruzioni che hanno registrato un incremento del 15,9%) e il numero medio di addetti nelle imprese umbre che è cresciuto dello 0,5%, arrivando a 3.7.
Nel complesso il numero delle imprese è passato da 79.807 a 79.326 unità. Il numero degli addetti nelle imprese, invece, ha registrato un aumento del 6,6%, raggiungendo quota 285.424. Quindi, a fronte di una riduzione minima del numero delle imprese attive, il sistema imprenditoriale ha dimostrato una trasformazione importante. Le imprese sono aumentate in termini numerici nei servizi tradizionali e innovativi e nelle costruzioni, mentre sono diminuite nel commercio, nell’agricoltura e nella manifattura. Sono diminuite le imprese che nascono annualmente: nel 2019 erano 4.871, nel 2023 sono scese a 3.975 (-18%). Le neo imprese continuano a essere per lo più ditte individuali, anche se si osserva un aumento della quota di società di capitali, passate dal 28% al 30%. Per quanto riguarda l’aspetto occupazionale, la crescita degli addetti si registra in tutti settori, ma è maggiore nelle costruzioni (+15,9%). Crescita consistente anche nella manifattura, che in termini assoluti guadagna 3.911 addetti (+5%). Con oltre 70mila addetti, la manifattura è il settore che crea maggiore occupazione: 1 lavoratore su 4, in Umbria, lavora in questo comparto. Da un punto di vista numerico sono cresciute sia le piccole che le medie imprese, mentre sono diminuite le micro che, tuttavia, continuano a rappresentare il 94,7% del totale (75.104%), dando lavoro a 120.668 persone (42,3 del totale degli occupati nel settore privato). Le micro imprese sono prevalenti in tutti i settori, in particolare nelle costruzioni (95,4%) ma anche nella manifattura (83,4%). La dimensione media delle imprese passa dal 3,6% del 2019 al 3,7% del 2023. La manifattura è il settore in cui la dimensione media è maggiore: nel 2019 era pari al 9,2%, salendo al 9,5% nel 2023. Rispetto al contributo alla formazione del valore aggiunto, che per il 2023 è stato pari a 23miliardi di euro, la manifattura ha pesato per il 22,2% (era il 20% nel 2019), si consolida il peso delle costruzioni (dal 4,9% del 2019 al 5,2% del 2023), mentre i servizi e l’agricoltura si contraggono dell’1,5%.
Il direttore Giannangeli ha ricordato come in questi anni Cna in Umbria abbia scommesso sulla crescita dimensionale delle imprese. “I numeri – ha evidenziato – confermano un lavoro importante in questa direzione, nonostante il Covid”.
“La trasformazione del sistema imprenditoriale che si sta registrando da alcuni anni, con una crescita dimensionale sia delle micro che delle piccole imprese – ha aggiunto – è un risultato attribuibile in parte alle politiche regionali, come già riconosciuto dal presidente Carloni, ma anche al pacchetto Industria 4.0, che ha incentivato gli investimenti in nuovi macchinari digitali, software e ricerca. Per cui ci attendiamo che il Governo emani a breve i decreti attuativi del piano Industria 5.0″.
“Tuttavia – ha proseguito Giannangeli – gli effetti della trasformazione in atto del sistema imprenditoriale umbro sulla creazione di valore aggiunto non sono ancora evidenti, perché qui incide negativamente un fattore: il calo demografico in atto dal 2014, che in 10 anni ha fatto perdere alla regione oltre 36mila abitanti, di cui l’80% in età lavorativa, mentre è cresciuta la quota di popolazione anziana (+12mila). Questo trend, come annunciato già da qualche anno da diverse istituzioni, a cominciare dalla Bce, ha effetti negativi sul Pil. Ecco perché il tema dell’attrattività residenziale dell’Umbria dovrà essere al centro delle politiche dei prossimi 10 anni. Considerati i dati poco incoraggianti sulla natalità, non potrà essere questo l’unico fattore su cui fare leva, anche perché se vogliamo favorire la crescita delle imprese occorre manodopera specializzata. E qui – ha concluso – chiediamo di riaprire la riflessione sulla necessità di aumentare i flussi migratori regolari”.
L’assessore Fioroni ha approfittato dell’indagine commissionata da Cna per replicare a quanti, dall’opposizione, hanno puntato l’indice contro la riduzione del numero delle imprese. Evidenziando come i dati vadano analizzati complessivamente, come appunto è stato fatto dall’indagine condotta dal Centro studi Sintesi, che mostra un’economia umbra dinamica.
“È evidente – ha commentato Fioroni – che il sistema imprenditoriale umbro si sta modificando, si sta modernizzando. Diminuisce il numero delle imprese ma cresce la loro dimensione, intervenendo su quello che era un fattore storico di debolezza della nostra regione. Per questo le politiche regionali saranno sempre più rivolte al sostegno agli investimenti a ogni livello di impresa perché riteniamo che proprio attraverso gli investimenti si possa perseguire la loro crescita dimensionale. A sostegno di questa valutazione sono anche i dati sull’occupazione, che vedono una modernizzazione del mercato del lavoro che fornisce segnali incoraggianti su una diminuzione di rapporti precari e un aumento di contratti a tempo indeterminato. Apriremo sicuramente una riflessione su politiche incentivanti ad hoc per le partite Iva”.
Fioroni ha anche annunciato che sarà pubblicato un bando di incentivi per il sostegno alla transizione ecologica e alla sostenibilità con lo stesso format utilizzato per il bando innovazione.