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Standard & Poor's taglia il rating degli enti locali. Dentro anche l'Umbria che passa da 'A+' ad 'A'

Dopo il taglio al rating del debito sovrano dell'Italia, Standard and poor's ha tagliato anche il 'voto' a 11 enti locali, tra cui le citta' di Milano, Bologna e Genova. L'agenzia internazionale di valutazione dell'affidabilita' creditizia, in una nota, comunica di aver abbassato da A+ ad A, con outlook negativo, il rating dei seguenti enti locali: citta' di Bologna, provincia di Mantova, regione Marche, Provincia di Roma, Regione Sicilia, Regione Emilia Romagna, Regione Friuli Venezia Giulia, Citta' di Genova, Regione Liguria, citta' di Milano e regione Umbria. Per la citta' di Torino, invece, e' stato rivisto da stabile a negativo l'outlook, mentre e' stato confermato ad A il rating sul debito a lungo termine.

Immediati i commenti della politica regionale . “La decisione di declassare la nostra regione è la diretta conseguenza delle decisioni e della politica del Governo Berlusconi – scrive il consigliere del partito democratico Andrea Smacchi- che ancora a giugno negava, in Parlamento, le difficoltà dei nostri conti e la necessità di varare una manovra finanziaria. I nostri cittadini si dovrebbero sentire offesi ed umiliati rispetto a chi, più o meno furbescamente, fino ad oggi ha continuato a fare finta di niente. A coloro vorrei domandare se, con S&P, una Regione può avere un rating superiore allo Stato di cui fa parte e che garantisce i suoi debiti”.

“Il declassamento deciso dall'Agenzia di rating S&P nei confronti dalla Regione Umbria e dei titoli dalla stessa emessi, è un campanello di allarme che non può essere sottovalutato. Per questo riteniamo che la presidente della Giunta, Catiuscia Marini, debba riferire in merito nella prossima seduta del Consiglio regionale”. Così il capogruppo della Lega nord, Gianluca Cirignoni per il quale, “questa situazione, dopo Sanitopoli, è la conferma che l 'Umbria non è un isola felice. La colonizzazione politico amministrativa che il Partito democratico e soci hanno fatto dell'amministrazione regionale – conclude il capogruppo del Carroccio -, unita alla creazione di uno stipendificio per produrre voti, sta dando i risultati nefasti che era facile attendersi”.

“Prima di puntare l'indice contro il Governo, la Giunta regionale dovrebbe valutare attentamente i propri bilanci e fare un attento esame di coscienza sulla propria capacità di indebitamento e soprattutto su come tenere i conti in ordine senza le derive clientelari degli ultimi anni. Standard and Poor's, una delle più prestigiose agenzie di rating, declassa oltre allo Stato undici tra Regioni, Province e città metropolitane”. Lo scrivono, in una nota congiunta, i consiglieri regionali del PdL, Andrea Lignani Marchesani, Fiammetta Modena e Massimo Monni che, nell'evidenziare la loro “non condivisione di un sistema che permette a pochi analisti di determinare le quotazioni di mercato ed i tassi di interesse”, rimarcano tuttavia come “sono stati proprio gli amministratori di centrosinistra a decantare le qualità di analisi di dette Agenzie”.

“Per l'Umbria – vanno avanti Lignani, Modena e Monni – la situazione è più grave delle altre perché non subisce solamente un outlook negativo del rating da 'A+' ad 'A' ma anche il declassamento dei titoli di lungo periodo emessi dalla Regione con scadenza nel 2017, 2018 e 2019. Come dire – spiegano – che nei prossimi anni si dovranno pagare tassi di interesse più alti anche per i futuri mutui con conseguenze devastanti per i conti e soprattutto per le future generazioni”.

Secondo Lignani, Modena e Monni “da questa notizia emergono le bugie, dette più volte in sede di sessione di bilancio, da parte della Giunta allorché affermava che il rating di ciascuna Regione andava di pari passo con quello dello Stato e quindi eventuali declassamenti erano da imputare esclusivamente al Governo. Il fatto che ci siano declassamenti a macchia di leopardo – osservano gli esponenti del PdL – e che alcune Regioni conservino rating superiori, deve però, al di la' delle polemiche, far suonare un campanello d'allarme mettendo fine al più presto a una stagione di sprechi ed aprendone una di ottimizzazione di risorse a cominciare da una seria riforma endoregionale”.