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STABILITA' E CRESCITA NELLE PICCOLE IMPRESE

L'artigianato e le piccole imprese detengono il primato per la crescita e la stabilità dell'occupazione.

Lo mette in evidenza, spiega Stelvio Gauzzi – Segretario di Confartigianato Imprese Perugia – un Rapporto di Confartigianato sull'occupazione nelle piccole imprese dal quale emerge che, nel 2006, le aziende fino a 19 addetti hanno creato 361.000 posti di lavoro, mentre le grandi imprese ne hanno persi 114.000 e le medie imprese 17.000.

“Nelle piccole imprese viene utilizzato, continua Gauzzi, in modo intensivo il contratto a tempo indeterminato. Infatti, mentre il lavoro a tempo indeterminato interessa l'86,4% del totale dei dipendenti italiani, questa quota nelle piccole imprese con meno di 20 addetti sale al 90,7%.”

Per quanto riguarda il lavoro a termine (che somma i contratti di collaborazione continuativa, i prestatori d'opera occasionale e i dipendenti a tempo determinato), Confartigianato fa rilevare che il totale dell'economia presenta una quota di lavoratori a termine sul totale degli occupati pari al 12,2%. Questa percentuale nelle piccole imprese con meno di 20 addetti scende di oltre quattro punti, con un valore pari al 7,7%.

“Le piccole imprese fino a 20 addetti, aggiunge Gauzzi, vantano un altro primato: quello del tempo e delle risorse dedicate alla formazione dei neoassunti. Nel 2006, nel nostro paese, i piccoli imprenditori hanno speso 3,8 miliardi di euro e dedicato 239 milioni di ore ad insegnare il mestiere ai nuovi dipendenti. In particolare, gli artigiani investono nella formazione sul lavoro ben 1,6 miliardi l'anno, un valore doppio rispetto agli 875 milioni di euro spesi in formazione dei dipendenti da parte delle grandi imprese. Altro primato anche per l'utilizzo dell'apprendistato, che rappresenta un fondamentale contratto a contenuto formativo e uno dei canali privilegiati per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Nell'artigianato operano il 39,7% del totale degli apprendisti.

“Gli interventi e i dibattiti in materia di lavoro, conclude Stelvio Gauzzi – non possono ignorare questi nostri ‘numeri'. Bisogna partire da un approccio pragmatico alla realtà per individuare misure in grado di valorizzare le potenzialità occupazionali dell'artigianato e delle piccole imprese e restituire competitività al nostro sistema produttivo”.