Festival dei 2Mondi

Spoleto60, splendida serata con “Giovani in Jazz” | Alla faccia di chi li cerca guardando “indietro”

Gira che ti rigira finirà che il jazz si sposterà a Spoleto e magari a Perugia si decideranno a fare un Festival strutturato come il Due Mondi, al posto delle bucciottate da primati imitatori come quella di Perugia 1419.
E’ un pò che Giorgio Ferrara e Carlo Pagnotta, rispettivamente i patron del Festival dei Due Mondi e di Umbria Jazz, si annusano e si studiano a distanza. Ogni tanto scatta qualche segnale di avvertimento territoriale, come quando i gatti marcano il territorio e soffiano con il pelo dritto a bocca spalancata.
Pagnotta decide di mandare il suo presidentissimo, Renzo Arbore, a tenere un concerto pro-terremotati a Norcia proprio il 1 luglio, in pieno primo weekend del Due Mondi, e Ferrara risponde con un concerto gratuito, grazie alla generosità della Siae, con gli allievi e i laureati del Dipartimento del Jazz dell’Accademia di Santa Cecilia diretta dal M° Paolo Damiani e con docenti del calibro di Rosario Giuliani, presente anche lui a Spoleto.

Al complesso monumentale di San Nicolò, in una di quelle belle serate fresche e dall’aria dolce, si respira gioventù a piene mani, alla faccia dei lagnosi di professione che ammorbano in questo periodo Spoleto con teorie improbabili sulla decadenza della manifestazione che non somiglia a quella del primo decennio dopo la fondazione. “E grazie al …cavolo!” verrebbe da dire. Ma non è il caso di insistere sul tema, perchè ampiamente smentito. L’innovazione, la sperimentazione e la presenza di giovani speranze, è un fatto al Festival. Basta leggere attentamente il programma.

Non ci stancheremo mai di dire che se non si va agli spettacoli, discuterne dietro ad una tastiera o in poltrona, diventa un esercizio di ginnastica della lingua o del nervo ottico, al massimo delle sole mani. Meglio fare due passi e andare a respirare l’aria dei teatri allora o dei concerti come quello di ieri sera al San Nicolò. Ci si ossigena in maniera completa, e non si diventa ciechi.

E’ persino commovente vedere un gruppo di giovani laureati come i ragazzi della Paolo Damiani New Band o i giovanissimi studenti del Rosario Giuliani Sax Ensemble cimentarsi su partiture interessantissime, ma sopratutto tutte riscritte e riarrangiate per l’occasione spoletina. Sia Damiani che Giuliani non nascondono ai quasi 150 spettatori presenti la loro gioia di poter essere parte del programma del Festival. Giuliani in particolar modo nella sua introduzione al Sax Ensamble dice di considerare l’Umbria come una “culla culturale” d’Italia per la presenza di due manifestazioni di respiro nazionale e internazionale come il Festival e Umbria Jazz. E se lo pensano e lo dicono Rosario Giuliani e Paolo Damiani, due dei maggiori e riconosciuti musicisti-jazzisti italiani, pensiamo ci si possa fidare. Uno stato di grazia di cui si dovrebbe avere massima cura, impedendo quindi situazioni perniciosissime come quella di quest’anno in cui Festival e Umbria Jazz si sono sovrapposte con i loro programmi quasi al 100%.
Una mega frescaccia, che va assolutamente evitata in sede di programmazione che in Umbria non può più essere concepita a compartimenti stagni, con il territorio marcato dai gattoni soffianti. Sono tante e tutte importanti le manifestazioni culturali umbre riconosciute e sostenute anche dal MIBAC e tutte hanno pari dignità. Ecco perchè occorre un coordinamento sulle date di programmazione. Ormai è tempo che accada, ed i vertici regionali se ne dovranno fare carico seriamente se non vogliono che per colpa di un pò di pelo dritto sulla groppa dei gattoni protagonisti succeda l’irreparabile.

Il concerto di ieri sera al San Nicolò ha introdotto al Festival una tipologia di Jazz che raramente si era potuta ascoltare prima. Rotto il tabù massimo, per cui il jazz era un tipo arte musicale bandita dal regno, e dopo l’indimenticabile trionfo di Stefano Bollani solista agli ordini del M° Antonio Pappano al Concerto Finale del 2016 in piazza Duomo (CLICCA QUI), Spoleto diventa matura per un ascolto molto più strutturato e sofisticato in termini di partitura jazzistica.

La Paolo Damiani New Band, andando oltre l’esercizio consueto del riarrangiamento degli standard suona alcune composizioni dello stesso Damiani- Habla del Sur o Ineffabili Follie– (non va dimenticato che il contrabbassista è stato eletto miglior compositore dell’anno nel 2011 dalla blasonata rivista specializzata Musica Jazz) che non nascondono la vocazione mediterranea del compositore e musicista (CLICCA QUI per il programma completo).

Il curriculum del M° Damiani è monumentale, non si contano le collaborazioni internazionali e la partecipazione a direzioni di festival dedicati al jazz, ma sopratutto si sente decisa l’influenza, nella formazione del musicista, di un grande maestro che è stato appunto uno dei suoi docenti in gioventù, il contrabbassista Bruno Tommaso.

Ludovica Manzo- voce, Francesco Fratini- tromba, Simone Alessandrini -sax, Paolo Damiani- violoncello e musiche, Luigi Masciari- chitarra, Fabio Sasso- batteria, sono i protagonisti della prima parte di una serata di quelle che non ti aspetti. Ci si consenta di sottolineare, da vecchi appassionati del genere, la “capacità” in divenire di Ludovica Manzo e Francesco Fratini.

E a suggellare lo “spirito di gioventù” e la voglia di suonare su un palcoscenico prestigioso come quello del Festival, ci pensa uno dei più importanti musicisti e sassofonisti italiani le cui collaborazioni internazionali farebbero impallidire chiunque. Rosario Giuliani, classe 1967 da Terracina, eletto da Musica Jazz miglior nuovo talento Top Jazz nel 2000 e scritturato dalla celeberrima etichetta discografica francese Dreyfus, oggi docente all’Accademia di Santa Cecilia nel Dipartimento diretto da Damiani, mette insieme un gruppo di studenti che farebbero la gioia di qualsiasi Maestro.

Alessio Bernardi- sax alto, Davide Carini- sax alto, Ivan Bernardini- sax tenore, Luciano Ciaramella -sax tenore, Marco Pace- sax baritono, Nicola Guida- piano, Dario Piccioni- contrabbasso, Francesco Merenda- batteria, suonano con in testa lo stesso Giuliani un programma dedicato a Charlie Parker, con brani riscritti e riarrangiati per consentire gli assoli dei singoli musicisti che così hanno modo di far capire al pubblico di cosa si sta trattando in termini di tecnica musicale e capacità esecutiva (CLICCA QUI per il programma completo).

Una meraviglia assoluta, tutti di una bravura entusiasmante, guidati da un “tarantolato” Rosario Giuliani che sul palco non sta fermo un attimo ma quando prende in mano un “assolo”, lascia tutti a bocca aperta. Anche in questo caso sottolineatura per Nicola Guida, detto Nick Drive, per Francesco Merenda alla batteria e Dario Piccioni al contrabbasso, basi  granitiche per melodia e ritmica nei brani riscritti da Giuliani.

Tutti bravissimi, pubblico soddisfatto, concerto degno (se non superiore) a simili occasioni in quel di Perugia.

E come direbbero un vecchio adagio popolare, “Al gatto malusato, quel che fa gli vien pensato…”. Miao!!

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Foto: Minichiello -agf