Cultura & Spettacolo

Spoleto59, pubblico in piedi per Decadance Spoleto con la Batsheva Dance Company

La sottrazione del peso corporeo. La consapevolezza della bellezza che è altro dal “se”. Ma anche la perfetta conduzione dello stesso corpo attraverso i suoi limiti, studiati giorno per giorno con fatica ed anche attraverso il dolore. Tutto questo è la Batsheva Dance Company, e la fama che precede la compagnia di danza contemporanea israeliana non è abbastanza per capire cosa veramente questo gruppo di giovanissimi danzatori rappresenta nel panorama internazionale di questa arte.
Metodo Gaga si chiama questo continuo esercizio che i ballerini della Batsheva compiono durante le loro sessioni di prova. L’ideatore è il vulcanico Ohad Naharin, ovvero colui che ha trasportato velocemente la compagnia alla ribalta internazionale dopo essere stato lui stesso uno dei membri di spicco dell’ensemble di ballo. L’erede perfetto, il Guru degli insegnamenti della madrina della Batsheva Dance Company, Martha Graham.

Quella incredibile ballerina e coreografa americana che lascerà un segno indelebile nella danza contemporanea e i cui simboli sono del tutto evidenti nella compagnia israeliana che la Graham tenne a battesimo e diresse nel lontano 1964. Intuito il talento di Naharin come ballerino, la Graham lo portò in America a perfezionarsi alla Martha Graham Dance Company.
I piedi nudi, l’essenzialità dei costumi (ridotti a poco più che veli o magliette) il movimento coreografico spezzato e poi ripreso. Insomma una serie di insegnamenti che diventano pietra d’angolo anche nelle coreografie di Naharin.
Decadance Spoleto è senza dubbio il miglior evento di danza contemporanea visto negli ultimi 20 anni a Spoleto. Ci ricordiamo di aver assistito al Romano, negli anni della gestione menottiana, allo spettacolo dell’altra celebre compagnia israeliana, la Bat Dor Dance Company. Ma nulla è al confronto della Batsheva paragonabile, per entusiasmo, vitalità , capacità, coinvolgimento ed anche sensibilità struggente.
Come abbiamo già avuto modo di raccontare, Decadance Spoleto è una variazione sul tema di un celebrato spettacolo che Ohad Naharin mise in scena nel 2000 per festeggiare i 10 anni di conduzione artistica della compagnia.
Ridisegnati alcuni passaggi, lo spettacolo è stato ritagliato su misura per il Teatro Romano, che nel debutto di ieri, 1 luglio, era completamente gremito come per le grandi occasioni. Fuori dal Romano una discreta quanto ferrea cortina di controlli supplementari oltre quelli previsti di routine (gli israeliani sono sempre seguiti da una serie di attenzioni fuori dal consueto, ovunque si spostino), ha allungato un po’ i tempi di ingresso anche se il pubblico non se ne è lamentato.
Uno dei ballerini della compagnia ha servito al pubblico un appetizer mentre si terminavano le operazioni di ingresso, danzando per i presenti, intabarrato in un rigoroso completo nero, al ritmo di sommesse beguine, mambo, bossa nova e rumba . Tanto sommesse che a tratti lo stesso dava sfogo alla sua natura esplosiva scomponendo a più non posso il ripetitivo passaggio del ballo standard, trasformandolo in tutt’altro. Un vera premiere di quello che poco dopo sarebbe esploso sul palco.
Sbigottimento quando in uno dei passaggi della coreografia i ballerini sono usciti tra il pubblico e scegliendo a caso delle persone le hanno fatte salire sul palco per dare vita ad una sorta di transfert fisico, dove il movimento impacciato, per lo più, dei neo-ballerini animava reazioni virtuose dei giovani della Batsheva. Un momento affatto banale che ha reso chiara l’intimità umana tra corpi che danzano. Il pubblico si è molto divertito e gli applausi a scena aperta non sono mancati.
I ballerini e le coreografie di Decadance Spoleto sono da batticuore e a tratti anche da infarto tanto si sfiorano in aria i corpi a tutta velcità. I movimenti al limite del concedibile dalle articolazioni e la bellezza dei volti intatta nella fatica perchè la consapevolezza è decisamente molto più forte della fatica disperante.
Ad alcuni spettatori è mancata la “storia” ovvero la trama, il racconto. Perchè la tradizione ci ha abituati che si danza una storia molto spesso scritta per altri utilizzi, banalmente magari solo per essere letta immobili su una poltrona.
Questo è un antico vulnus di chi si reca a teatro senza avere ben chiaro cosa va a vedere, senza prepararsi, solo per “rilassarsi”, si sente dire spesso.
La Batsheva Dance Company offre contenuto e bellezza che non ha semplificazioni intellettuali. E’ per questo dunque che lo spettacolo del Romano è il migliore visto negli utlimi 20 anni.

Al termine applausi scroscianti e pubblico in piedi. Oggi e domani repliche, da non mancare.

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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)