Carlo Ceraso
Più che una bacchetta, la Bacchetta di Jeffrey Tate – il celebre direttore di orchestra che ha chiuso la 58ma edizione con lo straordinario Concerto finale eseguito dalla Giovanile di Fiesole – è sembrata il pennello di un artista dell’astrattismo geometrico. Con le sue evoluzioni rigide, così costrette dalla malattia che lo assale sin da bambino, ma ugualmente capaci di disegnare forme armoniose, chiare, tonde come la musica de L’Incompiuta di Schubert e la Sinfonia n. 4 di Brahms.
Una scelta indovinata dal direttore artistico Giorgio Ferrara (senz’altro guidato da Alessio Vlad) che ha voluto Tate ad ogni costo pur di regalare alla platea di piazza Duomo uno dei più celebri direttori d’orchestra contemporanei. C’era quindi bisogno di scegliere un programma sinfonico adatto alle caratteristiche di Jeffrey Tate. Il “dottore della musica”, per aver saputo completare brillantemente gli studi in medicina, dedicando però tutta la vita alla passione per la musica, quella che gli consente giorno dopo giorno di contrastare la sua malattia.
Nell’esecuzione dell’opera in si minore (tonalità mai scelta da grandi come Mozart e Beethoven) si sente l’avvio della nuova era romantica. L’Orchestra di Fiesole fa il suo dovere fino in fondo interpretando in modo pulito l’opera.
Musicisti e direttore creano così i presupposti e l’atmosfera per la seconda sinfonia, quella di Brahms, dove al monumentale primo movimento segue il melodico, quasi religioso, Andante moderato. L’esecuzione del rondò è perfetta, piena nella pur seria giocosità del compositore. Non resta che il quarto movimento, il più difficile e intenso, esempio unico di passacaglia (dallo spagnolo “passare la calla”, la via, a dimostrazione dell’origine popolare propria dei musicisti di strada). Un’opera intensa, dal sapore struggente. Basta ricordare come l’ha descritta Franco Battiato nella sua “Il mito dell’amore”: “Il mito dell’amore muore / senza tante cortesie / ti accorgi che è finita / da come cadi nell’insofferenza / ciò che ti unisce / ti dividerà / nei mie ricordi / la Quarta sinfonia di Brahms”. Il pubblico di Spoleto tributa un lungo, meritato applauso a coronamento di un concerto che verrà iscritto negli annali del Festival.
I vip – la politica del taglio dei prezzi dei biglietti, avviata con l’avvento della sindaca tura Cardarelli, regala i suoi frutti se la Fondazione ha dovuto pregare la Curia e l’avvocato Marcucci di concedere i rispettivi giardini che si affacciano sulla piazza dove ospitare circa 250 persone. Non molte le autorità presenti. Tra i presenti il sottosegretario al Mibact Ilaria Borletti Buitoni in rappresentanza del ministro Franceschini (che ha mandato un messaggio di felicitazioni al maestro Ferrara), l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, ovviamente la presidente della regione Catiuscia Marini (che all’ingresso non ha trovato nessuno ad attenderla guadagnando sicura comunque il proprio posto), alcuni parlamentari umbri, il sindaco Cardarelli, il premio Oscar Paolo Sorrentino ospite di Carla Fendi, i vertici di Fondazione CaRiSpo, Banca Popolare Spoleto, Casse dell’Umbria, Mercedes Benz e Gruppo Hdrà solo per citare alcuni degli sponsor che hanno sostenuto la kermesse. La famiglia Monini, come ormai tradizione vuole, ha ospitati i propri invitati nella terrazza di casa Menotti dove, sulla finestra da cui si affacciava il fondatore del Festival, è stato messo un cestino di fiori dalle sfumature giallo-arancione, i colori preferiti dal compositore.
Fuochi d’artificio a suon di musica – poco prima della mezzanotte sono cominciati i fuochi d’artificio accompagnati per la prima volta da celebri opere musicali. Uno spettacolo che è stato apprezzato dalle migliaia di spettatori che hanno affollato il Giro della Rocca e i vari angoli da cui è possibile ammirare la vallata spoletina cantata anche da San Francesco per la sua straordinaria bellezza.
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