Terremoto

Spoleto, sul nuovo polo scolastico a San Paolo ancora dubbi del Pd “Perchè delocalizzare ?”

Terremoto e nuovo polo scolastico, “perché delocalizzare?”.  E’ questa la domanda che si pone in una  Lettera aperta il Partito democratico di Spoleto per voce del gruppo consiliare. Le principali obiezioni riguardano la possibile congestione del traffico nell’area nelle ore di punta come quelle della uscita degli studenti dai plessi scolastici. Non va dimenticato che  appena a fianco del nuovo Polo ci sono le strutture dell’Istituto Alberghiero. Altra obiezione quella sulla natura argillosa del terreno sul quale si va a costruire, un area fragile e bisognosa di interventi  importanti per la messa in sicurezza. Ecco il testo della Lettera aperta:

Si parla molto, in questi giorni, del nuovo polo scolastico che dovrebbe nascere nella zona di San Paolo, a pochi passi dall’ospedale cittadino. Come Partito Democratico e gruppo consiliare vorremmo portare all’attenzione della cittadinanza alcuni elementi di forte criticità riguardo questa scelta dell’amministrazione comunale, che ci auguriamo possa essere rivista prima della sua definitiva messa in opera.
Innanzitutto ci chiediamo il perché si debba per forza di cose delocalizzare i plessi scolastici della Scuola Media Dante Alighieri e della Infanzia Prato Fiorito. Per questi due siti la viabilità cittadina è ben collaudata e, inoltre, entrambe le strutture vantano la presenza di verde, con parchi e boschi attrezzati, ideali per lo svolgimento di attività didattiche e ricreative all’aria aperta. La presenza nella zona di Via Valadier di due nuovi plessi scolastici, che si andrebbero ad aggiungere al già esistente Alberghiero, andrebbe ulteriormente a penalizzare una viabilità di per sé già “difficile”, in quanto priva di alternative.

In caso di emergenza e durante le ore di punta il collasso del traffico sarebbe pressoché garantito, con circa 500 fra bambini e ragazzi, per lo più accompagnati dai genitori, che ogni giorno frequentano le due scuole C’è poi da considerare il fatto che il parcheggio dell’ospedale, già ad oggi congestionato, dopo questa operazione non uscirà certamente ampliato, semmai il contrario dato che occorrerà realizzare una strada per servire i nuovi plessi. Con questo progetto si sancisce il definitivo depotenziamento del San Matteo degli Infermi, anche dal punto di vista logistico.
Sempre riguardo la logistica, la scelta del terreno per la realizzazione dei lavori è a dir poco sconcertante. Si tratta di un appezzamento argilloso che presenta ben due fossi, uno dei quali a potenziale rischio idraulico, ai quali si aggiungono tralicci dell’alta tensione. Tra l’altro il maggior consumo di suolo si pone in controtendenza rispetto a quanto avviene in altri territori, dove la rigenerazione e la riqualificazione appaiono indubbiamente le attività più seguite.
C’è poi il tema relativo alla palestra dell’istituto Alberghiero. La sua realizzazione, che era a carico della Provincia, non andrà più in porto, dato che sarà costruita una palestra direttamente nel nuovo polo. Con questa scelta si viene di fatto a privare la città di Spoleto di un impianto sportivo. La nuova struttura, secondo i piani attuali, dovrebbe servire sia i ragazzi della Dante Alighieri che gli studenti dell’Alberghiero, oltre mille giovani dai 10 ai 19 anni d’età. Come è facile immaginare, i disagi non mancherebbero, dato che si tratterebbe di far convivere negli stessi ambienti, campi di gioco e spogliatoi, studenti di fasce d’età così differenti. Inoltre questa soluzione impegnerà fondi per circa 200 mila euro, mentre in origine doveva essere interamente a carico della Provincia (accordo fra l’allora presidente Guasticchi e il sindaco Benedetti).
E ancora: l’amministrazione comunale ha operato le proprie scelte in assoluta assenza di partecipazione e condivisione, non solo con la cittadinanza e con i gruppi di minoranza, ma persino con gli stessi tecnici comunali. Una mancanza di confronto, questa, confermata anche dal fatto che l’amministrazione Cardarelli non ha mai comunicato cosa intende fare dei due edifici scolastici non più utilizzabili, poiché danneggiati dal sisma. Qual è il destino di queste grandi strutture? Chi pagherà gli ingenti costi di demolizione? Questi edifici, se non vengono riqualificati, saranno fonte di ulteriore degrado per il centro storico, anche dal punto di vista commerciale oltre che sotto l’aspetto del decoro urbano. Tutti gli altri comuni delle 21 scuole interessate al piano di ricostruzione del Commissario Errani hanno scelto di non spostare i siti. Cosa spinge solo il nostro Sindaco a fare diversamente?
Quella che a tutti gli effetti è stata una scelta d’imperio del sindaco di Spoleto andrebbe, a nostro avviso, ridiscussa a fondo. Non vogliamo abbandonare il centro storico e per questo chiediamo che sia immediatamente riaperto il percorso decisionale, con una proposta che non delocalizzi in via definitiva e quindi non crei problemi di viabilità, non peggiori la situazione attuale del centro né tantomeno lo esponga ad ulteriore degrado.
Si può ancora risolvere il problema e, velocemente, coinvolgere il Commissario Errani per cambiare la decisione e procedere alla demolizione e ricostruzione delle scuole danneggiate, secondo i più moderni criteri antisismici, negli stessi luoghi dove sorgevano.

In questo modo la demolizione, tra l’altro, sarebbe a carico della Protezione Civile, mentre altrimenti resterà a carico del Comune di Spoleto, con evidenti ulteriori aggravi dal punto di vista finanziario per le casse dell’ente cittadino. Infine, che ne sarà delle aree che attualmente ospitano i due plessi scolastici da smantellare? Sarà necessaria una variazione del piano regolatore generale per convertirle da zone a edilizia scolastica a, per esempio, aree residenziali… Senza contare tutti i lavori di urbanizzazione che si renderebbero necessari.
In conclusione, appare evidente come, seguendo il percorso stabilito dal Sindaco, si aprano nuovi scenari di criticità per la Città, con la presenza di due edifici di notevoli dimensioni, entrambi inagibili, entrambi senza una destinazione d’uso a livello urbanistico, che rimarranno abbandonati per anni.
Ci auguriamo che il primo cittadino rifletta su queste considerazioni ed inverta prontamente la rotta.