Spoleto, scoppia grana Palarota | Troppe società si dividono un solo impianto - Tuttoggi.info

Spoleto, scoppia grana Palarota | Troppe società si dividono un solo impianto

Redazione

Spoleto, scoppia grana Palarota | Troppe società si dividono un solo impianto

Atomika costretta a trasferirsi a piazza d'Armi, è polemica sugli allenamenti | Intanto il Palatenda 'resta a guardare'
Mer, 30/09/2015 - 15:57

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Il Palarota di Spoleto al centro di un’accesissima polemica tra le società sportive del territorio. Oltre ad ospitare manifestazioni di ginnastica e le gare interne di Monini Volley e Maran-Nursia, il primo palasport della città dovrà quest’anno dare asilo anche all’Atomika Basket, società che si prepara ad affrontare un campionato di Serie C, quarta categoria della pallacanestro nazionale. Non sono tanto le partite a preoccupare, quanto piuttosto gli allenamenti settimanali visto che, a detta del presidente Gianluca Bernelli, Monini Marconi e Fenice si sarebbero fermamente opposte alla proposta di modificare i propri orari per lasciargli spazio almeno una volta a settimana.

Arrabbiatura ‘Atomika’ – La polemica si è consumata nei locali dell’ufficio sport del comune in un clima a dir poco rovente, dove non sono mancati momenti di tensione. E’ finita col presidente Bernelli che, dopo quasi due ore, si è alzato dalla sedia e ha salutato tutti i presenti, imbestialito per il trattamento riservatogli. “Sono allibito dal comportamento di queste società – racconta a Tuttoggi.info – credo sia lecito chiedere di potersi allenare almeno un giorno a settimana sul campo dove dovremo disputare le partite. Quando la lega ci ha imposto di giocare al Palarota – prosegue – mi è crollato il mondo addosso perché temevo questo epilogo. Avremmo preferito di gran lunga rimanere al palazzetto di via Martiri della Resistenza dove non diamo fastidio a nessuno, ma purtroppo queste sono le regole e non possiamo far altro che adeguarci. Dispiace essere trattati come se non contassimo nulla – si rammarica Bernelli –, ringrazio il comune per la professionalità con cui sta trattando la vicenda ma, per quanto mi riguarda, il dialogo con le due società che ci hanno trattato così è finito. Non possiamo confrontarci con chi – conclude – ci propone di allenarci dalle 22.30 a mezzanotte pur di non rinunciare ad un quarto d’ora del suo spazio”.

Le repliche – Secondo la Monini Marconi e la Fenice le cose non sono andate esattamente così. In una nota ufficiale la Fenice sottolinea come non vi sia stata alcuna lite durante la riunione e nessun ‘no’ alla possibilità di trovare soluzioni che permettano anche all’Atomika di potersi allenare sul parquet di piazza d’Armi. La società della presidente Lorella Bartoli rinuncerebbe infatti all’allenamento del lunedì in favore del basket, che potrebbe subentrare a partire dalle 18. “Avendo già contribuito per quanto possibile – si legge nel comunicato – alla redistribuzione degli orari, ci teniamo a ribadire che non è nostra competenza controllare chi abbia beneficiato delle variazioni”. Più o meno la stessa posizione della Monini Marconi che, per bocca della presidente Vincenza Mari, fa sapere di aver già rinunciato all’allenamento del lunedì e di aver anticipato l’inizio di quello del mercoledì proprio per venire incontro alle esigenze di altre società. Sarebbe stata proprio l’Atomika, stando alle parole della Mari, a presentarsi all’incontro in comune con un piano ore già stabilito e non suscettibile di modifiche, quando la Monini volley ha pianificato il lavoro sin da giugno.

Rebus impianti sportivi – Spetterà ora al comune dirimere la questione, fermo restando l’assoluta legittimità della richiesta dell’Atomika di allenarsi almeno una volta a settimana nel palazzetto dove dovrà disputare le gare casalinghe. Ma il problema, probabilmente, è di più ampio respiro e riguarda la situazione complessiva dell’impiantistica sportiva comunale. A partire dalla scandalosa ‘cattedrale nel deserto’ chiamata Palatenda tuttora inutilizzato nonostante i soldi in più spesi per l’impianto di areazione e riscaldamento, che senza il doppio telo di copertura diventano fini a se stessi. Basterebbe recuperare quello spazio – le polemiche sui soldi spesi per erigerlo sembrano ormai inutili – per dare ‘respiro’ alle società ed evitare tensioni che non fanno bene allo sport, inteso come benessere di una intera collettività.

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