Arriva sette anni dopo i fatti la svolta giudiziaria su un presunto caso di malasanità accaduto nel 2008 all’ospedale di Marsciano. Vittima una donna spoletina di 42 anni che, appena dopo aver dato alla luce la sua quarta figlia, ebbe una violentissima emorragia interna che i medici non riuscirono a fermare in tempo. Morì un mese e mezzo dopo nell’ospedale di Perugia, dove era stata trasportata d’urgenza, mentre fortunatamente non ci fu alcuna complicazione per la bambina.
Le richieste di archiviazione – Inevitabile, per come si erano svolti i fatti, l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Perugia. Stando alla ricostruzione della difesa i medici non avrebbero monitorato in modo corretto le condizioni della donna dopo il parto, trattandosi per giunta del quarto cesareo su quattro, e sarebbero pertanto responsabili del reato di omicidio colposo per omissione. Non secondo il Pubblico Ministero che si occupò della vicenda, il quale ha chiesto per ben tre volte, a distanza di anni l’una dall’altra, l’archiviazione per i quattro indagati (due medici e due ostetriche dell’ospedale in cui la signora aveva partorito). Un’archiviazione che il Gip ha però sempre respinto, disponendo peraltro dei supplementi di indagine.
Rinviati a giudizio – A tutelare gli interessi dell’ex compagno della donna e delle due figlie più piccole è l’avvocato Antonia Marucci del foro di Spoleto che in tutti e tre i casi, istanza dopo istanza, ha fatto opposizione alle richieste del PM. Fino alla terza, quando il Giudice ha finalmente disposto l’imputazione. L’udienza preliminare si è svolta ieri a Perugia. Il Gup non solo ha rinviato a giudizio i quattro indagati, ma ha trasmesso al PM gli atti per procedere anche contro l’allora primario, che sarebbe stato presente nel giorno del parto. Il processo, ironia della sorte, comincerà il 16 settembre prossimo, lo stesso giorno (di otto anni dopo) in cui la donna diede alla luce la sua quarta ed ultima figlia.
Spettro prescrizione – Dietro l’angolo c’è però lo ‘spettro’ della prescrizione, che scatterebbe nel marzo del 2016; difficile infatti che nel giro di sette mesi si arrivi ad una sentenza di primo grado. La vicenda si è prolungata per troppo tempo, sarebbero passati due anni prima che i risultati della perizia effettuata dal consulente incaricato dalla Procura fossero resi noti alle parti. Inizialmente, peraltro, si procedette contro ignoti. Solo dopo la richiesta d’archiviazione da parte del PM l’ex compagno della donna integrò la denuncia portando all’iscrizione delle quattro persone al registro degli indagati. Parallelamente a quello penale, comunque, sta andando avanti il processo civile, con cui la famiglia spera di ottenere almeno un equo risarcimento. A promuoverlo è stata sempre l’avvocato Antonia Marucci, che però assiste solo le due figlie.
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