Categorie: Cultura & Spettacolo Spoleto

Spoleto, l’Officina di Architettura Ofarch lancia “no-stop small city”

di Ofarch (*)

In concomitanza con il Festival dei due mondi di Spoleto torna Ofarch, Officina d’Architettura, con un allestimento di una mostra, allestita presso la sede di Corso Mazzini, 58, che vuole raccontare il senso dell’architettura, quale occasione per far parlare i luoghi urbani, di Spoleto, con tutta la loro dinamicità, la ricchezza di relazioni tra pieni e vuoti, la capacità di far incontrare le diverse forme artistiche, e le diverse forme di partecipazione attiva nel processo di trasformazione degli stessi, sia nella città della storia che nella città contemporanea. La mostra identifica le due anime di questa città, la storia e la contemporaneità, in tutte le loro contraddizioni, ma anche in tutta la loro forza. Anime legate da un connettivo naturale, quale il torrente, che assume valore di unificazione e dialogo, e non di separazione e ostacolo. I temi affrontati riguardano nuovi scenari urbani nella città storica e nella periferia contemporanea. Nel primo caso si propongono nuovi assetti di spazi pubblici liberando la forza dell’architettura e dell’arte in grado di trasformare anche concettualmente il senso e il valore di questi spazi che la storia ci ha consegnato e meritano una particolare riabilitazione anche nell’ottica della rigenerazione del centro storico. Nel secondo caso si è operato nella direzione della rigenerazione urbana, sotto il profilo ecologico, ambientale, sociale e funzionale, mediante operazioni che Renzo Piano richiama come operazioni volte a rammendare le periferie, individuando in esse la “grande scommessa urbana dei prossimi decenni”. La mostra chiaramente non costituisce il progetto di città, bensì un’altra occasione di riflessione sui temi della città e offre il punto di vista di Ofarch, ovvero quella che è stata chiamata la vision di Ofarch, che si candida a lanciare il grande laboratorio di progettazione partecipata sulla città di domani denominato Urban lab >> Ri_Genera. Il laboratorio urbano riparte, dopo “Architettura dissonante”, “Spazi altri”, “Maledetti centri storici” e “Colora le città, città a colori”, quali occasioni di confronto, dibattito e partecipazione sui temi della rigenerazione della città storica e della periferia, con no-stop small city, quale occasione matura di partecipazione e riflessione sul futuro della città di Spoleto in termini di rilancio della città costruita e della città delle relazioni. In sintesi no-stop small city propone una città che vive di Attese, Pause tra i pieni degli edifici.
Vogliamo cliccare play per avviare insieme la contemporanea trasformazione urbana.
L’architettura in questo momento storico dove sta?
E’ inutile ma lo è in maniera radicale. E il suo radicalismo costituisce la sua vera forza in un società dove domina il profitto. Produce un piacere che non può essere venduto o comprato, che non ha valore di scambio e non può essere integrato nel ciclo della produzione. Se il ruolo non è definito dalla società, l’architettura dovrà definirlo da se; è al contempo essere e non essere, l’alternativa è il silenzio.
Dal silenzio usciamo rappresentando la Dinamicità dei luoghi, le relazioni tra edifici e il vuoto che li unisce. La stessa visione per le due parti di città: la città storica e il più recente sviluppo edilizio.
Avviamo spazi concettualmente contaminati dall’arte e dalla funzione per un nuovo valore estetico.
Attraverso pennellate digitali mettiamo il progetto in dialogo con l’idea d’arte contemporanea, quasi una forma di opera d’arte totale che nei fatti si trascrive nei colori della pavimentazione, in “oggetti scultorei-architettonici” che diventano segno e seduta urbana, nella contaminazione pittorica/vegetale di parte di un edificio, nella street art e nella partecipazione attiva dei cittadini negli indirizzi progettuali.

Oltre ad una visione generale di città sulla quale sviluppare ulteriori riflessioni mediante il laboratorio Urban lab>> Ri_Genera, con no-stop small city vengono sviluppati quattro temi:
Piazza F.lli Bandiera con richiamo concettuale alla video installazione di Maria Teresa Romitelli
Il progetto nasce dalle sfaccettate “memorie” che sono riemerse insieme ai resti romani; si avvia un percorso progettuale che porta da una parte, all’utilizzo dell’elemento “pietra” come modulo base per diverse composizioni urbane e dall’altra alla formazione di uno spazio ipogeo di richiamo sensoriale alle rovine romane.

Piazza Moretti-Torre dell’Olio
Sulla scia del bello armonico e della carica estetica del disegno di architettura si lascia alla linea curva la completa ridefinizione di questo spazio, ad oggi, luogo contaminato di spigoli e di eccessive frammentazioni urbane e “umane”. Una pavimentazione di “concetto spaziale” unisce e identifica questo luogo. E le automobili dove transitano?

Periferia – Viale Marconi
“Marconi: comunicazione senza fili” è un progetto per la rigenerazione della periferia urbana compresa nell’asse di Viale Guglielmo Marconi, un progetto che parte dalla volontà di riannodare i fili nascosti di una comunicazione troppo spesso assente nel coinvolgimento della società civile, economica e professionale. A partire dal genio della comunicazione di massa, che ha consentito la “partecipazione” delle comunità intere all’evolversi della nostra società, il progetto propone di avviare un processo di coinvolgimento degli attori locali e sovra locali per la costruzione della città intelligente, riprendendo l’intuizione geniale della comunicazione senza fili, ovvero la costruzione di un ambiente urbano che trova il suo fondamento sulla comunicazione, partecipazione e condivisione, da avviare mediante le nuove tecnologie sviluppate in tal senso, per costruire la città inclusiva: una città più bella, più funzionale, più ecologica.

Torrente Tessino
Il Torrente diventa “ponte” tra due mondi oggi separati: quello della città storica e quello della periferia contemporanea. L’alveo, gli argini, le sponde, diventano occasione di fruizione per i pedoni, diventano occasione di qualificazione ambientale e ricucitura tra parti. La natura e l’uomo si incontrano e si mettono al servizio della città stratificata, costruita e cresciuta, il Torrente non è più dimenticato e abbandonato, ma valorizzato e vissuto.

(*) Ofarch_Officina d’architettura:
Alessandro Bruni
Marco Cintioli
Fabio Fabiani
Cristina Fioretti
Gabriele Ghiglioni
Riccardo Gori
Valeria Silvi
Piero Toseroni