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Spoleto, l’Albero della Cuccagna criticato da due vecchietti speciali

Ci risiamo! L’albero della Libertà, meglio noto come della Cuccagna, opera dell’artista Luca Maria Patella, frutto di una idea “luminosa” di Achille Bonito Oliva e posizionata con grande schiamazzo generale in Piazza Pianciani a lato della porta di ingresso della Direzione Generale della Banca Popolare di Spoleto, torna a far parlare di se. In verità ormai in molti se ne erano dimenticati, non fosse altro perchè le uniche cose invitanti di tutta la struttura (alcuni cappelli di paglia con incastonato uno sfilatino fresco) sono state velocemente ricoverate nella vetrina dell’Ufficio Informazioni Turistiche di Piazza della Libertà a causa, soprattutto, della atavica fame italiana. Pare non si facesse in tempo a sfornarne di nuovi che, appena sistemati sulle pagliette, finivano smezzati o sbocconcellati a vario titolo, destrutturando l’opera pantelliana. Una sorta di parodia alla Woody Allen tipo, “magna la cuccagna e scappa”.
I vecchietti- Da qualche giorno due sagome disegnate e ritagliate a dimensione umana, rappresentanti una coppia di anziani di spalle, forse marito e moglie, fa bella mostra di se proprio nei pressi del basamento cuccagnoso. Leggibile per chi li osserva due cartelli a mò di fumetto, uno per figura. Vi si legge “Nihil peius vidi….” e poi un laconico “Bah…”.

Una considerazione poco francescana se è vero che il Poverello di Assisi si espresse con un ben altro “Nihil…” una volta salito sul Monteluco. Come dire, “manco la pietà cristiana ti meriti…maledetto albero”. Tuttavia esiste una seconda ipotesi, che contempla la scarsa vista dei vecchietti che non riuscendo ad identificare l’opera per quello che è, credono di assistere ad un clamoroso incidente automobilistico in Piazza Pianciani,  “Ammazza che botta…”.
La cosa in se è briosa e assolutamente comunicativa, pare frutto di un giovane e promettente fumettista spoletino. Un modo di canzonare chi, come Patella, o si prende molto sul serio o come molti grandi artisti contemporanei, se ne frega del prossimo a prescindere. Da cui l’assunto rivoluzionario e tolemaico, L’arte non ha prezzo ne ragioni, ma se mi pagate bene ci ripenso.
Insomma, alla fine della cuccagna, era facile profetizzare polemiche artistiche, per quanto briose come quella dei vecchietti brontoloni, che investissero l’albero di Patella. Manca solo una parodia dei 7Cervelli o delle Pere Cotogne e la faccenda è completa.
Per il momento, si mormora di un certo fastidio che avrebbe preso alla gola qualche vertice della Banca Popolare Spoleto, che superato il momentaneo stupore dei primi giorni dopo l’installazione dell’opera, ora comincia a non digerire più ne gli sfilatini ne tanto meno i caramelloni colorati, che promettono indici glicemici, Euribor, fuori controllo.
A volte, chi ha una certa dimestichezza con i ricordi, non può fare a meno di rimpiangere il mai dimenticato Tommaso Nardone, pittoresco e solido personaggio della spoletinità, che con sintesi onomatopeica davanti ad una simile opera avrebbe esclamato “Brutti….”. E il resto della frase lo lasciamo ai ricordi di chi lo ha conosciuto.

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