Spoleto, addio commosso a Michele Tarli. Lo straziante ricordo del nonno

Spoleto, l’addio commosso a Michele Tarli. Lo straziante ricordo del nonno

Sara Fratepietro

Spoleto, l’addio commosso a Michele Tarli. Lo straziante ricordo del nonno

Palloncini e magliette bianche per i funerali di Michele Tarli, morto in un incidente stradale a 23 anni. I ricordi di don Paolo e di familiari e amici
Mar, 13/08/2024 - 16:34

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La chiesa di San Gregorio non è riuscita a contenere le tantissime persone che questa mattina (martedì 13 agosto) hanno voluto rendere l’estremo saluto a Michele Tarli, il 23enne di Spoleto morto nella notte tra mercoledì e giovedì scorso in un drammatico incidente stradale. Il lancio di palloncini bianchi all’uscita del feretro dalla chiesa, da parte dei tanti amici che per l’occasione hanno indossato una maglietta bianca con scritto “Ciao Miky”, ha concluso gli strazianti saluti da parte di familiari ed amici del giovane prima che la salma fosse accompagnata al cimitero. Presente anche una rappresentanza della polizia di Stato e della polizia penitenziaria, della cui squadra calcistica Michele Tarli era vicepresidente.

A presiedere il rito funebre è stato don Paolo Peciola, a lungo parroco della chiesa di San Venanzo frequentata attivamente da Michele sin da bambino. Lo stesso sacerdote era visibilmente commosso nell’omelia, nello stringersi accanto al dolore del papà Pierpaolo, della mamma Lorena, del fratello Samuele, del nonno paterno Luciano e della nonna materna Franca.

L’addio a Michele Tarli, l’omelia di don Paolo

“Michele – ha spiegato don Paolo – è cresciuto all’ombra della sua parrocchia, San Silvestro, e poi di quella di San Venanzo”. Ricordando poi alcuni aneddoti sul giovane, sulla sua partecipazione ai campeggi estivi. Riflettendo poi sul senso della vita e della fede davanti a tragedie di questo tipo. “Queste circostanze, carissimi fedeli, – ha detto – a me prete, a tutti coloro che credono e anche ai non credenti, ci pongono un interrogativo, ci fanno fare un esame di coscienza: abbiamo tutti poca fede. Viene messa in crisi la mia fede di prete, la vostra fede di cristiani o di laici, il vostro credo. Che sia un’occasione questa – ha poi aggiunto – per aumentare la nostra fede, perché queste realtà o ci avvicinano dritte a Dio, o ci allontanano completamente da Dio. Signore – è stato il suo appello – dacci il coraggio, vogliamo avvicinarci a Te, perché solo Tu ci consolerai da queste tristezze”.

Poi l’invocazione allo stesso giovane scomparso prematuramente: “Michele, io sono certo che tu sei tra gli angeli di Dio, ormai la tua vita è compiuta, il tuo corpo fisico ha fatto la sua storia in questo mondo, bella. Michele, io sono certo che tu in questi giorni sei stato a pranzo, a cena, con tanti altri giovani che sono nel Cielo e sei forse accanto a Gesù, a cenare con lui, come quando cenavi con noi. E allora tu che stai guardando dall’alto questa comunità che soffre, che è segnata, tu Michele dall’alto chiedi al Signore: benedici papà e mamma, benedici il fratello, i nonni, benedici la comunità, benedici anche questa città di Spoleto, perché dobbiamo sempre di più avvicinarci a Dio ed amare questa nostra vita”.

Il commosso ricordo di nonno Luciano

Fuori dalla chiesa, sono stati diversi i messaggi letti da familiari ed amici di Michele Tarli. Straziante quello del nonno di Michele, Luciano Tarli. “Mi abbracciavi – ha ricordato – e così finivano i nostri brevi screzi, nati di solito per i tuoi innocenti ritardi. Il tuo arrivo era sempre anticipato da quel buon profumo che ti piaceva tanto e ti accompagnava in ogni dove. Tu, il principe delle donne, come ti chiamavano scherzosamente le tue amiche, un appellativo che ti hanno cucito addosso soprattutto per le tue smaliziate pretese di essere scorrazzato a destra e sinistra per la paura che hai di guidare l’auto e vederti ritirare la patente, magari per mezzo bicchiere di birra in più. Quelle poche volte che ospiti gli amici a bordo della tua auto, sapendo poi di dover guidare, consumi solo acqua per rimanere totalmente sobrio. Tu previdente, giudizioso e oculato“. Un rimando indiretto, quello del nonno, alla morte assurda del 23enne, con l’auto del suo amico che la scorsa settimana si è schiantata contro il sottopasso tra via Flaminia e Madonna di Lugo e ad avere la peggio è stato proprio Michele, così coscienzioso con l’auto.

“Era la vigilia di Natale del 2000 – ha poi ricordato nonno Luciano – quando hai aperto gli occhi per iniziare a illuminare i nostri. Un evento atteso, desiderato, festeggiato e che ha contribuito a dare gioia a noi e freschezza a quel piccolo colle di San Silvestro”. Poi i ricordi dei compleanni festeggiati a San Martino con la grande famiglia allargata, le scuole elementari a San Venanzo “dove insieme a leggere e scrivere hai iniziato a colorare il tuo paffuto viso con quel sorriso spontaneo che mai ti ha abbandonato“, la Comunione, la Cresima, le medie alla Pianciani. “L’affetto, le coccole che tutti noi concentravamo su di te – ha raccontato ancora – non hanno mai influenzato la tua naturale spensieratezza. Eri già allora un giudizioso omino come ti chiamano scherzosamente i tuoi amici“.

E ancora, i sogni e progetti dopo aver frequentato l’istituto agrario di Sant’Anatolia di Narco, “dove hai potuto esprimere il tuo innato amore per la natura e le risorse della terra. A mete scolastiche ancora più ambiziose hai preferito materializzare quella tua passione avventurandoti insieme al tuo amico Lorenzo in un’iniziativa che chiamavi attività. È bastato un brullo lembo di terreno all’ombra della vecchia cementeria per alimentare la vostra sognante coltivazione di ortaggi, un branco di polli liberi di razzolare, galline per le uove. Non sempre l’invettiva ha gambe che corrono, ma tu non ti sei mai scoraggiato, nonostante la tua giovane età una ne facevi e 100 ne pensavi, perché dovevi soddisfare la tua responsabile ambizione. Dicevi: ‘stai tranquillo papone’, come chiamavi affettuosamente tuo padre, quando cercava di capire i tuoi propositi. Quante passioni hanno caratterizzato la tua breve vita”. Come quella per la cucina, trasmessa dallo zio Sergio: “Sono certo che anche in questo momento che vi siete ritrovati sarete davanti ai fornelli a raccontarvi di voi e a spadellare“. E poi l’amore per il calcio concretizzato nell’attività dirigenziale nella società calcistica della polizia penitenziaria, “il ruolo di vicepresidente ti ha sempre riempito di orgoglio. Sei stato – ha raccontato ancora Luciano Tarli – un organizzatore nato, grazie a quella frenesia interiore che liberavi per metterti a disposizione degli altri. Hai poi voluto restare in famiglia – ha concluso il nonno, ricordando l’impegno nell’agenzia di pompe funebri – per impegnarti seriamente in quel lavoro delicato che è gestire il dolore degli altri, quel dolore immerso che ora proviamo tutti noi. Vieni qui amore mio, abbracciami, ti voglio bene amore mio”.

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